L'opera affronta il tema del diritto di difesa nel processo penale extragiudiziale canonico. Dopo aver definito la difesa come "funzione" e non già come insieme di attività processuali, nella specificità propria del processo penale, la trattazione si incentra sulle problematiche poste dall'uso del decreto penale extragiudiziale, indicando le possibili prospettive comparatistiche, in particolar modo con il sistema penale vigente in Italia. Vengono approfonditi gli aspetti fondanti dei due Ordinamenti, formulando alcune proposte de iure condendo. Proprio la comparazione costituisce una positiva occasione di apertura a nuove concrete prospettive.
INTRODUZIONE
"Nella mia prima difesa in Tribunale nessuno mi ha assistito; tutti mi hanno abbandonato. Non se ne tenga conto contro di loro" (2 Tm 4,16).
Questa frase, scritta dall'Apostolo Paolo, mi ha sempre colpito, perché indicativa di un diritto essenziale ed inalienabile di ogni uomo, allorquando si trovi sottoposto ad un giudizio dinanzi ad un tribunale: il diritto ad essere assistito e difeso.
Questo lavoro prende in esame il tema del diritto di difesa nel processo penale extragiudiziale canonico, rapportandolo a quanto avviene nel procedimento per decreto, previsto dall'ordinamento processuale penale italiano, cercando di mettere in risalto punti di convergenza, ma anche le differenze intercorrenti tra i due istituti, facendo riferimento, per quanto possibile, alla mia esperienza di avvocato penalista. Ho provato a leggere le norme che regolano il processo penale canonico con gli "occhi" del penalista, lungi dal considerare un sistema superiore all'altro, ben consapevole delle differenze esistenti tra il diritto penale statale, che contribuisce tendenzialmente ad assicurare le condizioni essenziali della convivenza', predisponendo la sanzione più drastica a difesa dei beni giuridici', e quello canonico, improntato alla nuova visione personalistico-conciliare, pienamente confacente alla dimensione salvifica dell'ordinamento canonico.
Nel primo capitolo, dopo aver preso in esame il contenuto del diritto di difesa (intesa come funzione dialetticamente contrapposta all'accusa), nella specificità propria del processo penale, passo a considerare come tale diritto sia applicato nel processo penale canonico, riferimento al tenia specifico di questo lavoro, ovvero il processo penale extragiudiziale.
Nel secondo capitolo affronto il tema dei motivi e dei limiti del processo penale extragiudiziale. Vi è anche un breve excursus storico sui lavori di revisione del codice di diritto canonico, utile al fine di comprendere come si sia giunti alla redazione dei canoni 1342 e 1720 CIC.
Nel terzo e quarto capitolo procedo ad una lettura "in parallelo" degli analoghi istituti nell'ordinamento penale italiano. Infatti nel terzo capitolo analizzo il modo in cui l'ordinamento italiano tutela il diritto di difesa, anche mediante una "copertura" costituzionale, mentre il quarto capitolo prende in esame l'istituto del procedimento per decreto.
Nelle conclusioni, dopo la comparazione tra i due modi di applicazione della pena, passo all'aspetto centrale del presente lavoro, che costituisce, in un certo senso, il suo fine ultimo, ovvero l'accertamento della possibilità che il raffronto tra i due ordinamenti, quello canonico e quello statale, fornisca utili contributi affinché, nel processo penale extragiudiziale canonico, sia sempre più garantito il diritto di difesa.
Ringrazio il Prof. Manuel Jesus Arroba Conde per l'entusiasmo manifestato quando, per la prima volta, gli ho accennato al tema che avrei voluto affrontare e per i suggerimenti fornitimi. Allo stesso modo i miei ringraziamenti vanno ai due Correlatori, Prof. Cristian Begus e Prof. Luis Maria Bombin, per la cortesia dimostrata nell'accettare di seguirmi in questo cammino.