I Vangeli. Una guida alla lettura
(Quality paperbacks)EAN 9788843051113
Una sintetica e densa presentazione dei quattro Vangeli nel loro complesso, allo scopo d’incentivarne la lettura e lo studio. Anziché soffermarsi sull’esegesi di singoli brani o sul dibattimento di controverse questioni storiche e interpretative, l’a., dopo aver parlato delle specificità del genere letterario «vangelo», sceglie di esporre il percorso narrativo di ognuno dei Vangeli evidenziandone le differenti strutture letterarie e le diversità stilistiche e teologiche. La domanda principale è capire quale sia lo scopo che ognuno degli autori evangelici ha perseguito, interrogandosi anche sulla loro identità per ciò che ne emerge dai testi.
Tratto dalla Rivista Il Regno 2010 n. 18
(http://www.ilregno.it)
Molte sono le introduzioni alla lettura dei Vangeli in lingua italiana, al punto che colui che si affaccia allo studio scientifico di quei testi, spesso ha l’imbarazzo della scelta, non senza un certo disorientamento. Proprio l’abbondanza di una simile letteratura scoraggia l’esegeta ad aggiungere un ulteriore contributo; il rischio, infatti, è quello di ripetere cose già note.
Una strada davvero singolare l’ha percorsa Carlo Broccardo nell’opera che presentiamo. Come tutti i volumetti della fortunata serie di Carocci, anche questa «guida» intende fornire il kit minimale per una lettura critica e intelligente dei quattro Vangeli. Caratteristica essenziale del libro è la chiarezza e la semplicità del linguaggio. L’esegeta padovano non dà niente per scontato e senza pedanterie sa introdurre saggiamente alla conoscenza dei quattro Vangeli, rendendo pure familiare al lettore una serie di termini tecnici tipici della scienza biblica, ma di cui spesso sono digiuni gli stessi studenti delle facoltà e dei seminari: Quelle, Sitz im Leben, Redaktionsgeschichte, etc. Colui che si accinge ad una lettura non ingenua di Matteo, Marco, Luca e Giovanni troverà in queste pagine un prezioso strumento. «Scopo del volume è accompagnare la lettura dei Vangeli» (p. 11), non sostituirsi ad essa.
L’opera si compone di un’introduzione, di quattro capitoli (dedicati rispettivamente a Marco, Matteo, Luca-Atti e Giovanni) e di una breve conclusione. Già questo impianto rivela sia lo scopo prettamente pedagogico del volume sia una precisa scelta di campo. I Vangeli non sono infatti presentati secondo l’ordine canonico: si parte da quello che quasi tutti gli studiosi ritengono essere il Vangelo piú antico (Marco), poi si passa a Matteo e cosí via. L’autore cioè accetta la c.d. teoria delle due fonti. Anche l’allargamento ad Atti corrisponde ad una precisa opzione che vede nei due tomi lucani una sola opera, da considerare unitamente per tentare un’interpretazione coerente.
Nella «Introduzione» l’autore si pone tre domande, affrontate brevemente da tre rispettivi capitoletti: che cos’è un Vangelo, qual è stata la storia dell’interpretazione di questi testi, che cosa si intende per «questione sinottica». Prendendo le mosse da osservazioni filologiche a proposito del termine euaggélion Broccardo mostra la differenza fra la proclamazione araldica del messaggio e l’utilizzo dello stesso termine per indicare i quattro libretti di cui siamo in possesso. Conclude: «[i Vangeli] sono fondamentalmente racconti, che hanno per oggetto fatti e parole di Gesú. [… Essi] sono molto simili ai racconti storici dell’Antico Testamento; in particolare il legame tra i due è dato dalla prospettiva credente con cui entrambi sono scritti: lo scopo non è solo raccontare alcuni avvenimenti, ma mostrare il valore salvifico (l’intervento di Dio nella storia)» (p. 15). La storia dell’interpretazione è davvero una veloce panoramica (pp. 16-19). Broccardo ricorda i grandi nomi che hanno segnato la storia dell’indagine (Reimarus, Baur, Strauss, Dibelius, Bultmann, Schmidt, Conzelmann, Marxen, Trilling), poi offre una sommaria presentazione delle fasi della ricerca (la scuola di Tubinga, la storia delle forme, la storia della redazione, i metodi sincronici), infine precisa che cosa si intenda per lettura scientifica della Bibbia. Le ultime pagine dell’Introduzione (pp. 19-21) sono dedicate alla questione sinottica: l’autore presenta la classica teoria delle due fonti: Matteo e Luca avrebbero composto i loro Vangeli attingendo al Vangelo di Marco e alla c.d. fonte Q, aggiungendo poi materiale proprio (M e L).
Nella presentazione dei quattro Vangeli Broccardo ha scelto di percorrere il sentiero piú naturale ma in realtà piú impervio, quello della narrazione. Seguendo il filo del racconto l’autore fa emergere, per mezzo di una serie di puntuali osservazioni, quali siano gli snodi essenziali del testo, offrendo cosí al lettore preziose chiavi di lettura.
Marco è presentato secondo una struttura largamente accettata, accentuando tuttavia il setting spaziale: 1,1-13: gli inizi: tutto in una frase; 1,14-3,6: Cafarnao: una salvezza dirompente; 3,7-6,6a: il lago: non a tutti è dato; 6,6b-8,26: i discepoli: la fatica di comprendere Gesú; 8,27-10,52: lungo la via: il Messia cammina incontro alla morte; 11,1-13,37: al tempio di Gerusalemme: la fine di un mondo; 14,1-16,8: passione-morte-risurrezione: il punto d’arrivo.
Broccardo mostra bene come il lettore sia accompagnato a scoprire il mistero dell’identità di Gesú. Se Marco nel primo versetto (1,1) concentra tutto il contenuto del suo Vangelo, il racconto poi è pieno di sorprese che mentre danno nuovo fiato alla narrazione, obbligano a ricomprendere l’identità messianica di Gesú in riferimento alla croce. «In che senso dunque Gesú è il Messia? Che cosa significa precisamente che egli è il Figlio di Dio? Ecco lo stile di Marco, che incontriamo fin dall’inizio del suo scritto: sembra dire in poche parole le cose piú scontate (e per questo è stato a lungo snobbato) ma in realtà piú che chiarire pone domande» (pp. 24-25).
L’esegeta padovano, oltre a preziose osservazioni stilistiche, contenutistiche, narrative e teologiche fa emergere il problema che pone un testo come Marco: il nesso fra kerygma e racconto. Se al cuore del Vangelo v’è la morte in croce di Gesú, tale annuncio «è inserito in un itinerario-racconto dal quale riceve profondo significato» (p. 40). Proprio qui sta la difficoltà di Marco, un Vangelo che sfugge a qualsiasi tentativo di definizione e destabilizza i suoi lettori, dall’inizio alla fine. In altre parole il «primo» evangelista – in senso cronologico – non ci comunica solo l’identità messianica e divina di Gesú ma ci racconta pure la storia delle persone che lo hanno incontrato: la dimensione teologica s’intreccia con la dimensione antropologica dentro un amalgama indistricabile che interpella il lettore a percorrere la strada tracciata da Gesú e dai suoi discepoli. Per concludere Broccardo dedica qualche semplice osservazione (pp. 42-44) alla mondo di Marco: la lingua del Vangelo, i documenti piú antichi che ne parlano (1 Pt 5,13 e il celebre frammento di Papia riportato da Eusebio di Cesarea). Per la data di composizione si propongono prudenzialmente gli anni 60.
Il secondo capitolo è dedicato al Vangelo secondo Matteo. L’autore dichiara esplicitamente di offrire una struttura molto simile a quella proposta da Giuseppe Segalla1 «che ha il pregio di essere fondata su elementi letterari. […] Egli propone di legare ogni parte discorsiva alla narrazione che segue, con l’eccezione del discorso escatologico: i capp. 5-9 formano la prima sezione, che inizia con il discorso della montagna; capp. 10-12 seconda sezione, discorso missionario; capp. 13-17 terza sezione, discorso in parabole; cap. 18-20 quarta sezione, discorso ecclesiale; cap. 21-25 quinta sezione, che si conclude con il discorso escatologico; cap. 26-28 conclusione del Vangelo» (p. 47).
Della narrazione di Matteo si pongono in luce tre caratteristiche (sintetizzate alle pp. 73-74). In primo luogo la tragicità del rifiuto d’Israele: la storia di Gesú assomiglia molto alla vicenda della sua comunità che, provenendo proprio da un ambiente giudaico, ormai se ne distingue. Solo un piccolo gruppo ha creduto in Gesú: sono i discepoli, «i piccoli che hanno accolto la rivelazione del Figlio di Dio e lo hanno riconosciuto in quanto tale proprio mentre veniva rifiutato» (p. 73). Seconda caratteristica della narrazione matteana sono i cinque discorsi: la dottrina di Gesú è articolata e i discorsi ne riflettono la complessità. Infine Broccardo evidenzia la forte valenza escatologica dell’intero Vangelo: Gesú è presente mentre insegna e guarisce, è presente dopo la sua morte e resurrezione, è presente come Signore glorioso. A mo’ di conclusione, dedicando qualche battuta alla Chiesa di Matteo, l’autore pone in luce la relazione fra l’attenzione al particolare e la dimensione universale dell’annuncio. Gesú forma accuratamente i suoi discepoli ma insieme li invia per far discepoli tutte le genti. Matteo, cioè, sottolinea che il percorso dietro a Gesú si compie dentro una comunità nella quale abita il Risorto e che vive della sua promessa. A proposito della datazione l’orientamento è a porre la composizione non prima del 70 a motivo di 22,7 nel quale si scorge un riferimento alla distruzione di Gerusalemme.
Il terzo capitolo è dedicato a Luca-Atti, due tomi di un’unica opera. L’unità dei due volumi non è data solo da ragioni geografiche (la salita a Gerusalemme e poi la corsa del Vangelo sino a Roma) o dal tema del viaggio di Gesú e poi di Paolo e nemmeno dalla sovrapposizione del finale del Vangelo con gli inizi degli Atti, bensí da ragioni squisitamente narrative e teologiche: gli inizi del Vangelo «pongono alcune premesse-promesse che non trovano svolgimento né compimento se rimaniamo entro i confini del Vangelo. Senza gli Atti degli Apostoli, detto altrimenti, il progetto teologico di Luca rimarrebbe incompleto» (p. 79). L’articolazione dei due tomi è in linea con la maggioranza dei commentatori: il prologo (Lc 1,1-4), il dittico iniziale fra Giovanni e Gesú (Lc 1,5-4,13), l’attività in Galilea (Lc 4,14-9,50), il viaggio verso Gerusalemme (Lc 9,51-19,44), Gesú a Gerusalemme (Lc 19,45-24,53); si passa poi al secondo volume (At 1,1-11): la prima tappa va da Gerusalemme ad Antiochia (At 1,12-14,28), v’è poi l’assemblea di Gerusalemme (At 15,1-35) e la seconda tappa che da Gerusalemme va verso Roma (At 15,36-28,31).
Che cosa chiede il Gesú di Luca? «Chiede un’apertura mentale non indifferente: non ci si può accontentare di quello che già ci si aspetta o si pensa di sapere. […] L’insegnamento di Gesú è complesso, non si può semplificare troppo allegramente; non si può dire in due parole qual è la cosa piú importante da fare per avere la vita eterna (cap. 10), come non si può contrapporre facilmente misericordia e giudizio (capp. 15-16)» (p. 109). Una tale complessità è pure richiesta dalla comunità per la quale Luca scrive la sua opera, una comunità di seconda generazione con il problema della coerenza fra la propria vita e la fede professata. Difficile esprimersi sulla data di composizione: dopo il 70, piú o meno nello stesso periodo di Matteo.
L’ultimo capitolo è dedicato al Vangelo di Giovanni. Broccardo si unisce alla maggioranza dei commentatori che dopo un prologo poetico e narrativo (1,1-51) intravedono due grandi parti: il libro dei segni (2,1-12,50) e il libro della gloria (13,1-20,31), cui segue un epilogo (21,1-15). Due sono le sottolineature teologiche fondamentali: il Quarto Vangelo pone l’accento sulla trascendenza di Gesú, sulla sua divinità, ma insieme sulla sua umanità, sulla storicità della rivelazione. «Il Gesú di Giovanni è sempre ‘misterioso’; […] la sua realtà è cosí profonda che non bastano le immagini (e le parole) per coglierla e trasmetterla. D’altra parte il Gesú di Giovanni è sempre estremamente ‘reale’: è misterioso ma non inaccessibile» (p. 128). La composizione del Quarto Vangelo è posta circa negli anni 80-90.
Nella conclusione Broccardo ritorna sui dati essenziali di ogni testo per poi rileggere i Vangeli nell’ordine canonico: iniziando con Matteo il lettore è edificato, ha punti fissi cui fare riferimento; su questa base la lettura di Marco destabilizza: la persona di Gesú non è riducibile a nessuna categoria. Luca poi chiede di assumere un ruolo nella storia della salvezza, domanda di prendere posizione e di decidersi. Giovanni invece ribadisce che l’unica incarnazione di Dio è Gesú; infine gli Atti riportano «il lettore con i piedi per terra: […] le vette del mistero non servono per abbellire la vita della comunità, ma per renderla piú credente» (p. 133).
È tempo di esprimere qualche valutazione di questo prezioso e riuscito libretto.
Appare notevole la capacità di articolare il nesso fra la forma e il contenuto di ogni narrazione. A differenza di altre introduzioni che si limitano a riportare pagine di strutture oppure offrono letture trasversali (la cristologia, l’ecclesiologia, la pneumatologia, l’etica, etc.), Broccardo fa emergere l’impianto teologico di ogni Vangelo a partire proprio dalla narrazione e dalle sue dinamiche. Si tratta di un bell’esempio che mostra come la narratologia sia in grado di porre in luce il valore ed il contenuto teologico di un testo. A venire alla ribalta sono le strategie narrative del racconto: le sorprese, i conflitti dei punti di vista, la costruzione dei personaggi, le domande aperte, gli straniamenti, etc. Broccardo non cerca quanto sta dietro il testo (prospettiva storico-critica) e nemmeno si accontenta di indicare il funzionamento del testo (prospettiva semiotica); ad emergere è l’effetto del testo sul lettore.
Nella prefazione l’autore dichiara che la sua fatica piú grande «è stata quella di scegliere: la bibliografia sui Vangeli è sterminata e le cose belle da dire sono molte» (p. 11). È dunque naturale che Broccardo abbia operato delle scelte, valorizzando alcuni elementi e tacendone altri. Su alcuni punti ci saremmo tuttavia aspettati qualcosa di diverso. Offriamo tre esemplificazioni, in ordine d’importanza.
In primo luogo avremmo gradito una maggiore attenzione alla cornice narrativa di ogni Vangelo. Essa infatti per l’analisi narrativa è un luogo privilegiato dove emerge sia la comunicazione fra narratore e lettore sia l’esplicitazione del patto di lettura. Si pensi al prologo di Luca (1,1-4) nel quale l’evangelista dichiara che il suo libro è destinato a far riconoscere (epigin?sk?) la solida fondatezza (aspháleia) degli elementi della fede cui Teofilo è stato iniziato. Il lettore poi, alla fine del Vangelo, è invitato ad identificarsi con il compagno anonimo di Cleopa, passando dal mancato al reale riconoscimento di Gesú (cf. in 24,16.31 ancora il verbo epigin?sk?). Si pensi pure al finale di Matteo (28,16-20) o alla doppia finale di Giovanni (20,30-31; 21,24-25) come luoghi strategici per comunicare al lettore le chiavi di lettura delle proprie opere.
Un secondo rilievo critico. La trattazione di Mc 6,6b-8,26 è interamente dedicata a quello che è definito il Leitmotiv della sezione: Gesú «si concentra sempre di piú sui suoi discepoli; dall’altra questi ultimi dimostrano di non essere all’altezza, anzi ricadono sempre piú in basso» (pp. 29-30). È un aspetto vero ma ad essere trascurate sono altre tre dimensioni della c.d. «sezione dei pani» (almeno un accenno a questa tradizionale denominazione poteva starci). Questa sezione si presenta infatti come un racconto di trasformazione che passa dalle dicerie su Gesú (6,14-16) alla professione di fede in lui (8,27-30). All’interno di questa cornice piú generale ve n’è un’altra, legata al tema del pane. Vi sono due moltiplicazioni: quella per i cinquemila (6,30-44), segno del banchetto messianico per Israele, e quella per i quattromila (8,1-9), segno per le genti pagane (nel cui territorio avviene). Al centro della sezione v’è poi la questione del puro e dell’impuro (7,1-30) con la ridefinizione delle categorie levitiche: non ciò che entra nell’uomo ma ciò che esce dall’uomo lo rende impuro (cf. 7,20-23).
Infine, proprio il carattere introduttivo dell’opera avrebbe richiesto una bibliografia meno abbondante ma piú ragionata cosí da segnalare ai lettori alle prime armi le caratteristiche, il taglio, il valore e pure i limiti di alcuni commentari e di un scelto gruppo di studi.
Queste ultime osservazioni tuttavia non sminuiscono per nulla il valore di questo agile volumetto scritto, fra l’altro, in un bell’italiano, in modo alquanto scorrevole e senza inutili tecnicismi. Una vera guida alla lettura che aiuterà molti, credenti e non, ad affacciarsi con intelligenza e rigore ai Vangeli.
Tratto dalla rivista "Studia Patavina" 2010, nr. 2
(http://www.fttr.it/web/studiapatavina)
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