Breve storia dei movimenti cattolici
(Quality paperbacks)EAN 9788843045723
Il testo non è di facile lettura e presuppone una buona conoscenza della storia e non solo di quella della chiesa. Il lettore dev’essere attento e capire il “perché” di un’indagine critica sui movimenti nella Chiesa cattolica. E, quando si parla di movimenti, si fa riferimento a gruppi di cristiani che hanno un impegno stabile e una regola di vita che può essere basata sulla prassi o addirittura scritta. L’autore, nella sua apprezzata neutralità, fornisce una mappa essenziale, con relativi strumenti bibliografici e informatici sui vari movimenti delineando un’ipotesi interpretativa di fondo meritevole di attenzione. Comunione e Liberazione, Opus Dei, Legionari di Cristo, Comunità di Sant’Egidio, Focolari, Neocatecumenali sono solo le sigle più note all’interno della galassia dei movimenti ecclesiali. Questa galassia ha una storia, che nasce dopo il Concilio Vaticano I, passa attraversa il Vaticano II e si svolge lungo tutto il Novecento: è una storia che anticipa e prepara l’espansione dei movimenti negli ultimi tre decenni, da Giovanni Paolo II a Benedetto XVI. Qual è il significato di questo fenomeno? I nuovi movimenti sono le divisioni militanti del nuovo cattolicesimo lanciato alla riconquista della società?
Oppure, al contrario, l’esuberanza dei movimenti costituisce un elemento di divisione e dissimula la debolezza della Chiesa cattolica? Comprendere la storia di questo nuovo volto del cattolicesimo è la chiave per cogliere uno snodo dei rapporti tra chiesa, politica e società contemporanea. L’attenzione della grande stampa, non certamente disinteressata e spesso anche pettegola, ha comunque avuto il merito di attualizzare il fenomeno “movimenti” all’interno della chiesa. Qualcuno giudica negativamente i movimenti ecclesiali nella loro totalità; altri si limitano a soppesare la pericolosità di questo o quel gruppo. Rari sono coloro che intendono osservarli senza essere mossi da intenti denigratori o apologetici. Già questo motivo fonderebbe l’esigenza di una maggiore comprensione della dimensione storica del fenomeno. In ogni caso, i movimenti sembrano oggi costituire il campione per valutare lo stato di salute della chiesa e la sua capacità di richiamare i fedeli in momenti e aggregazioni diverse dalla strutturazione territoriale (parrocchiale e diocesana) nata nell’età antica sul modello dell’Impero romano, rafforzata nel Medioevo nella lotta con i principi e imperatori e perfezionata dal modello di chiesa del Concilio di Trento. Gruppi, quindi, come segno di divisone o come varietà di carismi? Non essendoci una risposta univoca ecco il perché di quest’indagine. Le posizioni della storia recente non impediscono una Weltanschauung personale, cioè una personale visione, anzi, sono il sostrato per la creazione di un’idea piuttosto che di una vaga opinione.
Come nasce nell’autore l’idea di questa ricerca? La scienza nasce dalla meraviglia, ma è scienza perché non vi rimane ed è, quindi, facile pensare che, a un attento osservatore dei “fatti di chiesa”, due milioni di giovani a Tor Vergata convocati da Giovanni Paolo II in occasione del Giubileo del 2000 e l’oceanica colonna di persone presente per ultimo saluto al papa polacco, sono stati forse la spinta in più per un’indagine che, pur non essendo esaustiva, ci impone di interrogarci. È lontano il Vaticano II e ancor più lontana è la chiesa preconciliare, che sembrava essere “proprietà” del clero e di qualche gruppo laicale clerodipendente e la Chiesa cattolica oggi si ritrova a verificare la consistenza di un laicato non più alle dipendenze del clero, ma cosciente di essere chiesa.
Tratto dalla rivista Asprenas n. 4/2009
(http://www.pftim.it)
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