Fermo, preciso, a tratti furioso, il gesto di Toscanini alla guida dell'orchestra è un atto demiurgico capace di dare forma all'insieme strumentale e di plasmare il suono stesso; un movimento delle mani così intenso da rivelare la profonda complessità di un uomo vulnerabile, dall'intelligenza feroce e dalle passioni incontenibili. Incarnazione dell'artista egocentrico, costretto a scelte coraggiose e scomode, come il rifiuto di piegarsi ai dettami dell'Italia fascista e di dirigere a Bayreuth e a Salisburgo, Arturo Toscanini divenne oltreoceano un mito vivente, dirigendo le più famose orchestre statunitensi, dalla Metropolitan Opera alla New York Philharmonic. È il suo titanismo, umano e artistico, a prorompere da queste pagine, che raccolgono le lettere scritte in oltre settantanni, dalla fine dell'Ottocento agli anni cinquanta del Novecento: anni veementi, anni impetuosi, anni in cui Toscanini è in contatto con Puccini, Debussy, Richard Strauss, Wagner, ma anche con personalità chiave della storia politica: Mussolini, Hitler, Roosevelt. Toscanini sprona colleghi e collaboratori, non lesina commenti gratuiti e velenosi ai musicisti suoi contemporanei, travolge con la stessa furia e intransigenza amici, familiari, donne amate. Dalle sue parole emerge il ritratto di un uomo vittima di pulsioni, manie e incoerenze, e insieme di un artista totale che mai ha tradito la sua vocazione alla musica: quest'opera preziosa contribuisce così a spogliare da pregiudizi, luoghi comuni e idolatrie la biografia di colui che forgiò la figura novecentesca del direttore d'orchestra, offrendo una testimonianza di valore inestimabile, intrisa di storia e passione, imprescindibile per chiunque creda, come Toscanini non ha mai smesso di fare, che soltanto l'arte può dare forma al mondo, alla vita.