I cristiani delle origini
-Gli anni fondatori di una religione mondiale
(Books)EAN 9788839928726
Indice
1. L'ora zero: gli anni fondatori di una religione mondiale' . 5
1.1. Un inizio come mai più nessuno 6
1.1.1. Quel Luca! 6
1.1.2. Di quale periodo parliamo' 8
1.1.3. Dobbiamo seguire il montaggio
degli Atti degli Apostoli' 8
1.1.4. Ponti sul crepaccio 9
1.1.5. Modelli diversi dello sviluppo complessivo 10
1.2. La nuova situazione della ricerca . . . . . . . . . . . . . . . . . 13
1.2.1. Addio alla diffidenza 13
1.2.2. Il linguaggio delle pietre 14
1.3. Una figura-chiave prima di ogni inizio:
Giacomo, il cosiddetto fratello del Signore . . . . . . . . . 14
1.3.1. L'uomo al punto di svolta 19
1.3.2. I tre nazirei 21
2. Ponti tra il tempo di Gesù e gli anni fondatori . . . . . . . . . 23
2.1. Pasqua: un nuovo inizio al punto zero' 23
2.1.1. La logica degli eventi 24
2.1.2. Contro il darwinismo esegetico 25
2.2. Pietro: il tipo poco affidabile al volante della chiesa 25
2.2.1. Pietro è stato veramente una figura centrale' 26
2.2.2. Nomen est omen' 26
2.2.3. Tipicamente Pietro 27
2.2.4. Pietro come teologo 28
2.2.5. Pietro come missionario 28
2.2.6. La morte dell'apostolo Pietro 29
2.2.7. Pietro: il primo papa' 29
364 I cristiani delle origini
2.3. Dopo Pasqua è stato forse dimenticato il regno di Dio' 30
2.3.1. Il grande arresto della ricerca 30
2.3.2. La fine del mondo che tarda 31
2.3.3. La parola magica della teologia 32
2.3.4. L'attesa della fine vicina
non ebbe un'importanza centrale per Gesù 34
2.3.5. Un'attesa delle fine vicina
si è verificata in periodi diversi 36
2.3.6. ' ed è arrivata la chiesa 37
2.3.7. Il Gesù censurato 38
2.3.8. Formule e invenzioni di sanapianta 39
2.4. L'elemento giudaico-cristiano nella chiesa degli inizi 41
2.5. Il regno di Dio non consiste nella chiesa 42
2.5.1 Non subsistit 42
2.5.2. Aspetti diversi 44
2.5.3. Gesù ha parlato di ambedue le realtà:
della comunità dei discepoli e del Regno 46
2.6. I primi cristiani sono vicini a Gesù 48
2.6.1. Le differenze tra il tempo di Gesù
e il tempo postpasquale
non vengono messe a tacere 48
2.6.2. I cristiani vengono ammaestrati 49
2.6.3. Si diventa stanziali 50
2.6.4. Si diventa istituzionali' 51
2.6.5. Si diventa ricchi' 51
3. Dal Maestro fallito al Redentore del mondo . . . . . . . . . . . 52
3.1. Gesù nelle prospettive di carriera 52
3.1.1. Una coerente divinizzazione di Gesù' 53
3.1.2. Chi è dunque costui' 55
3.1.3. I vangeli non presentano un maestro fallito 56
3.1.4. Perché il gioco a rimpiattino di Gesù' 57
3.1.5. Il sepolcro di Pasqua esaminato attentamente 58
3.1.6. Conseguenze
per la storia del cristianesimo delle origini 60
3.2. Come si è arrivati alla professione di fede in Gesù' 61
3.2.1. Da dove provengono i titoli onorifici di Gesù' 61
3.2.2. Che cos'è il 'dualismo pneumatologico'' 62
3.2.3. Pietro nel ruolo di Satana 64
Indice 365
3.2.4. «Gesù è il Signore» 65
3.2.5. Accentuazione escatologica 69
3.2.6. La professione trinitaria è stata presente sin dall'inizio 70
3.3. Lo Spirito Santo come continuità e ponte 72
3.3.1. Continuità secondo la tradizione 72
3.3.2. Il progetto del ponte 72
3.3.3. Lo Spirito crea unità dove prima era divisione 75
3.3.4. Lo Spirito apporta lingua e intelligenza 75
3.3.5. Lo Spirito è la realtà che unisce 78
3.3.6. Lo Spirito Santo fa politica (Ef 4,1-6) 79
3.3.7. ndividui poco appariscenti, gente in vista
I
e lo Spirito Santo (1 Cor 12,12-31a) 83
3.4. Pluralità e unità nella chiesa (1 Cor 12,3-13) 86
3.4.1. Ognuno conta secondo la sua peculiarità 88
3.4.2. La Pentecoste prima della Pentecoste:
il Gesù carismatico 89
3.4.3. erché abbiamo bisogno di cristiani carismatici
P 90
3.4.4. I carismi crescono al confine 92
4. Profilo di un tempo nuovo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
95
4.1. La traccia di sangue della separazione 95
4.1.1. racconti della passione nei vangeli sono antigiudaici' 97
I
4.1.2. Il dramma della generalizzazione 98
4.2. a problematica avanzata in un campo nuovo:
L
la missione tra i samaritani 99
4.3. issione tra i pagani '
M
o la lotta riguardante la circoncisione 101
4.3.1. Ci può essere appartenenza senza circoncisione' 103
4.3.2. Iniziò con l''illuminista' Stefano 104
4.3.3. La visione della tovaglia 104
4.3.4. La purezza contagiosa di Gesù 105
4.3.5. Perché ogni lingua professi 105
4.3.6. Lo Spirito Santo e la libertà dalla circoncisione 108
4.3.7. La vittoria sui signori del mondo 109
4.3.8. Se voi non volete, altri verranno 110
4.4. Tipi di missione tra i pagani nel cristianesimo primitivo 111
4.4.1. Centripeta - centrifuga 111
4.4.2. Un impulso dall'alto 112
4.4.3. Un'occhiata ai destinatari 113
4.4.4. Il ruolo delle famiglie e delle case 114
366 I cristiani delle origini
5. Sviluppi nella continuità . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 121
5.1. Gesù riprende e fa suo il battesimo 121
5.1.1. Il battesimo personale di Gesù 123
5.1.2. Nel cristianesimo delle origini
si conferiva già il battesimo ai bambini' 126
5.2. Gesù riprende e fa suo il pasto 129
5.2.1. ' e spezzavano il pane a vicenda 129
5.2.2. erché i numerosi racconti che riguardano il cibo'
P 130
5.2.3. Pasti scandalosi e precetti di purità 131
5.2.4. Congedo e passaggio 132
5.2.5. Il nuovo pasto di Gesù come pasto della chiesa 133
5.2.6. Eucaristia ed esperienza pasquale 137
5.2.7. Attraverso il corpo di Cristo, che essa riceve,
la comunità diventa corpo di Cristo 141
5.2.8. Eucaristia e ministero nel Nuovo Testamento 142
5.3. La religione del nome di Gesù 144
5.3.1. Presupposti per l'uso del nome di Gesù 145
5.3.2. Il nome che costruisce un ponte 149
5.3.3. Invocare il nome per la salvezza 151
5.3.4. Esclusione dalla comunità/chiesa nel «nome di Gesù» 152
5.3.5. Presenza permanente del nome di Gesù 152
5.3.6. Gesù agisce nell'agire spirituale della comunità 153
5.3.7. Il nome di Gesù come sacramento primordiale 154
5.3.8. Il nome, la parola, la creazione e il giudizio. 156
5.4. Il culto della chiesa delle origini 158
5.4.1. l culto cristiano è innanzitutto il culto giudaico
I 158
5.4.2. Liturgia comunitaria e celebrazione dell'eucaristia 165
5.4.3. Il pasto cristiano come azione di grazie 167
5.4.4. Sulla formula Maranathà 170
5.4.5. Quando veniva celebrata l'eucaristia' 170
6. Gesù, la chiesa e il ministero . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 175
6.1. Gesù ha voluto fondare una chiesa 176
6.1.1. Il problema del fondamento 177
6.2. Perché i vescovi' Perché i preti' Perché il ministero' 179
6.2.1. Il lamento sul ministero 179
6.2.2. Descrizioni dei luoghi di lavoro
nella chiesa delle origini 181
6.2.3. Donde proviene il ministero spirituale 182
Indice 367
6.3. Gli apostoli e l'apostolato 183
6.3.1. Angeli, profeti, apostoli e altri annunciatori di Dio 184
6.3.2. L'apostolo è come colui che lo invia 186
6.3.3. L'enigma dei 'Dodici' 188
6.3.4. I Dodici come segno di Gesù 191
6.4. Paolo. Tentativo di un ritratto 193
6.4.1. Paolo il fariseo 194
6.4.2. aolo organizza la persecuzione contro i cristiani
P 195
6.4.3. La rottura profetica 196
6.4.4. In che modo Paolo predicava 198
6.4.5. Gerusalemme e l'incidente antiocheno 199
6.4.6. Paolo in cammino 201
6.4.7. Fondati sulle lettere di Paolo 203
6.4.8. Paolo e la sua squadra 204
6.4.9. Paolo e Barnaba 206
6.5. L'uno e il collegio 208
6.5.1. La chiesa come repubblica 209
6.5.2. Il Dio unico e il collegio celeste 212
6.5.3. Mosè e gli anziani di Israele 212
6.5.4. l collegio di Gesù ' o il Figlio dell'uomo e i Dodici
I 213
6.5.5. Pietro e gli apostoli 214
6.5.6. Pietro (Paolo) e la comunità 214
6.5.7. L'apostolo e gli anziani 215
6.5.8. Apostoli e vescovi 219
6.5.9. Doppi collegi 220
6.5.10. La cooptazione degli anziani al ministero 221
6.5.11. Definizioni di rapporti, in chiave biblica 222
6.5.12. Sintesi sulla giungla del problema
dei ministeri e della collegialità 223
6.5.13. xcursus 1: il sacerdozio ordinato
E
è conforme alla Scrittura' 227
6.5.14. xcursus 2: ministeri ecclesiali per donne'
E 228
6.6. In che modo si guida una chiesa' 235
6.6.1. Attività ai confini della comunità 235
6.6.2. Creare un ordinamento 236
6.6.3. Il governo come servizio 237
6.6.4. Spazi liberi 237
6.6.5. Routine 238
6.6.6. Istituzione di nuovi ministeri 238
6.6.7. L'ospitalità rende possibile la chiesa 240
368 I cristiani delle origini
6.7. Prima di tutto l'ospitalità' 241
6.7.1. Il significato teologico dell'ospitalità 242
6.7.2. L'ospitalità come carisma femminile 244
6.7.3. Ospitalità e ministero 244
6.8. La navicella chiesa 246
7. In cammino verso una religione mondiale . . . . . . . . . . . . 247
7.1. rima tesi: con Gesù è apparsa alla ribalta
P
una figura religiosa eminente 248
7.2. econda tesi: il cristianesimo primitivo
S
è stato l'irruzione di un monoteismo illuminato
che era nell'aria 250
7.3. erza tesi: il cristianesimo primitivo
T
fu l'invenzione di un particolare genere
di misericordia nella religione 251
7.4. uarta tesi: il cristianesimo delle origini
Q
ha convinto attraverso la sua etica
coerentemente vissuta 254
7.5. uinta tesi: il cristianesimo delle origini
Q
è stato l''associazione' ideale 255
7.6. esta tesi: il cristianesimo delle origini
S
è stato la religione delle donne 258
7.6.1. L'esempio di Lidia 258
7.6.2. L'esempio di Dorkás (Tabità) 259
7.6.3. Tesi sulla posizione sociale ed ecclesiale
della donna nel primo cristianesimo 260
7.7. ettima tesi: il cristianesimo delle origini
S
è stato la religione degli schiavi 263
7.7.1. Gesù come lo schiavo che soffre 265
7.7.2. La formula di preghiera «mediante Gesù tuo schiavo» 266
7.7.3. Le parabole degli schiavi 267
7.7.4. Lo schiavo Onesimo è diventato cristiano 268
7.7.5. Una schiava (cristiana') viene liberata 272
7.7.6. La conversione di cristiani
come acquisto di schiavi 273
7.7.7. l passaggio dalla condizione di schiavo all'adozione 275
I
7.8. Ottava tesi: i cristiani primitivi erano i veri comunisti 276
7.8.1. Una nuova prospettiva sul 'comunismo'
della comunità delle origini 278
Indice 369
7.8.2. Unità e uguaglianza nel pasto 280
7.8.3. l carattere ideale-utopico dell'ultimo pasto di Gesù
I 281
7.9. Perché dunque il cristianesimo si è affermato' 283
8. Le grandi città e la nuova religione . . . . . . . . . . . . . . . . . . 284
8.1. Antiochia 284
8.1.1. Gli inizi della storia della chiesa ad Antiochia 285
8.1.2. Antiochia come inizio della missione ai pagani
esente dalla circoncisione 287
8.1.3. Il problema del pasto comune nel cristianesimo 287
8.1.4. La relazione tra Antiochia e Gerusalemme 289
8.2. Corinto 290
8.2.1 Corinto: cristiani nel melting pot dell'antichità 293
8.2.2. Pietro a Corinto' 294
8.2.3. Paolo e la concorrenza 296
8.2.4. Corinto sotto l'influsso del gruppo di Apollo 298
8.2.5. Molti papi a Corinto 299
8.2.6. Cari corinzi! 302
8.2.7. Perché Paolo parla di se stesso 305
8.2.8. Clemente si intromette 307
8.2.9. Lettera dei corinzi a Paolo 311
8.3. Roma 312
8.3.1. Il cristianesimo a Roma prima di Paolo 314
9. Come e quando venne messo per iscritto . . . . . . . . . . . . . 316
9.1. Il cristianesimo non è una religione del Libro 316
9.2. Perché sono nati i vangeli 317
9.3. Come sono nate le lettere 318
9.3.1. Un caso di intromissione 320
9.3.2. Chi scrive continua a essere presente 322
9.4. Pietro e Paolo e la composizione del canone a Roma 322
9.4.1. Perché il concentrarsi su Roma' 323
9.4.2. Vi sono tracce dello svolgimento dei fatti' 324
9.4.3. Il testamento di Gesù 326
10. Persecutori e perseguitati . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 328
10.1. I cristiani vengono perseguitati 328
10.1.1. Il profeta deve morire 329
10.1.2. Le persecuzioni cristiane del primo periodo 330
370 I cristiani delle origini
10.1.3. In concorrenza con il culto dell'imperatore 332
10.1.4. l rifiuto del cristianesimo
I
attraverso il 'maledire Cristo' 333
10.1.5. Traditori 334
10.2. I cristiani e la lotta contro gli eretici 335
10.2.1. Gruppi di oppositori 336
10.2.2. La domanda decisiva: chi è Gesù' 342
10.2.3. Differenziazione dal giudaismo 343
10.2.4. Avversari giudeocristiani 346
10.2.5. Tracce di paganesimo
negli avversari cristiani dei primi tempi 347
Indice dei nomi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 351
Professore emerito di teologia del Nuovo Testamento, Klaus Berger è annoverato tra i massimi studiosi della letteratura neotestamentaria. La pubblicazione del suo volume sulla figura di Gesù (Gesù, Brescia 22007, orig. ted. 2004) ha contribuito a renderlo noto anche al pubblico dei non esperti delle scienze bibliche, i quali hanno avuto modo di apprezzare non solo la perizia, ma anche il tratto scorrevole e mai fumoso della sua penna. Il testo che andiamo a presentare si pone in ideale continuità con il Gesù; è lo stesso autore a dichiarare che «ogni libro su Gesù dovrebbe avere la sua prosecuzione normale di un’esposizione della storia dei primi cristiani» (p. 6).
In effetti, era questo il progetto portato avanti già da Luca, autore del terzo Vangelo e del libro degli Atti. È proprio il progetto storiografico lucano a creare i presupposti euristici per lo studio di Berger; se l’esegesi storico-critica aveva evidenziato il “crepaccio” tra Gesù e i primi anni del cristianesimo, egli nutre interesse per individuare i “ponti” esistenti tra i due. La ricerca di Berger sviluppa il suo contributo in dieci tappe successive che passano in rassegna gli snodi principali della nascita e dello sviluppo del cristianesimo delle origini. La scelta del modello di riferimento per la descrizione della genesi del cristianesimo (cap. I) si colloca al di là degli schemi classici; Berger non opta per uno schema improntato alla “decadenza”, né parteggia per lo schema “dialettico” della scuola di Tubinga o per la tesi del “contrasto tra carisma e ufficio”. La sua scelta si pone sul piano della “fiducia” nei dati testuali e archeologici.
Attraverso alcuni esempi (cf. pp. 15-16), lo studioso tedesco dimostra l’affidabilità dei dati archeologici nel processo di ricostruzione storia degli eventi fondatori. In controtendenza rispetto all’impianto tradizionale che vede in Paolo il fondatore del cristianesimo, Berger indugia su Giacomo, il cosiddetto “fratello del Signore”, considerato come figura-chiave nell’estensione della missione evangelizzatrice ai pagani. A suo avviso, esistono tre linee di assoluta continuità tra il “prima” e il “dopo” pasqua: 1) la professione di fede in Gesù, 2) la Cena (eucaristia) e 3) l’esperienza dello Spirito Santo (Trinità) (cf. p. 24). Tra le proposte più rilevanti avanzate nel cap. II, spicca a nostro parere la smentita del paradigma classico che vedeva nell’attesa imminente della fine un nucleo centrale della predicazione di Gesù (e della comunità). In effetti, secondo Berger, «Gesù non ha atteso l’avvento della fine del mondo fino alla morte dell’ultimo discepolo. In linea di principio, l’avvento del Regno non è la fine del mondo» (p. 34).
Così come «la tesi del ritardo della parusia come madre della teologia e della chiesa è deviante» (p. 37). Il cap. III è dedicato alla comprensione della fede cristologica delle prime comunità cristiane; Berger smentisce energicamente la posizione di chi ritiene che la “divinizzazione” di Gesù sia da considerarsi come un’invenzione variopinta della chiesa delle origini. L’originalità della proposta dell’esegeta tedesco sta nell’attribuire i principali titoli delle professioni di fede (“Signore” e “Figlio di Dio”) al dualismo pneumatologico; in questa formula, Berger intende esprimere il conflitto tra gli spiriti buoni e cattivi che si svolge nel mondo.
Nelle narrazioni evangeliche, Gesù è presentato come colui che prevale, in virtù dello Spirito ricevuto nel battesimo, sulle forze demoniache che gli si oppongono; di conseguenza, «come Gesù è Figlio di Dio mediante lo Spirito Santo di fronte agli spiriti impuri, i demoni, e può comandare loro, così analogamente egli è anche il Signore di fronte a tutte le possibili ed eventuali signorie» (p. 67). I capp. IV e V passano in rassegna le analogie e, soprattutto, le divergenze tra le comunità giudaica e cristiana. Un primo punto di rottura notevole concerne la possibilità della missione tra i pagani: è necessaria la circoncisione e, più in generale, la sottomissione alla Legge di Mosè, oppure si rende necessario solo l’atto di fede in Gesù Cristo? Posta in questi termini la questione appare troppo semplicistica rispetto alle effettive complicazioni verificatesi in seno alle prime comunità cristiane (cf. At 15 e Gal 2).
A ogni modo, Berger si premura di sottolineare che «nel cristianesimo delle origini non c’è un solo elemento serio che non sia fondato nel tempo di Gesù prima della morte, che non presenti anzi una continuità che attraverso e oltre Gesù raggiunge la storia di Israele con il suo Dio» (p. 121). In effetti, il battesimo, il pasto, l’invocazione del Nome e il culto sono tutti elementi che caratterizzano le comunità cristiane primitive e che trovano la loro fondatezza nella prassi gesuana. “Cristo sì, chiesa no!”: questo slogan molto in voga negli anni ’70 dello scorso secolo può utilmente servire da sottofondo per entrare nel vivo del cap. VI, consacrato alla riflessione sul rapporto tra Gesù, chiesa e ministero. Per Berger non è assolutamente in questione il principio in base al quale «Gesù abbia voluto e fondato una chiesa» (p. 176); così come è innegabile nella chiesa e nel suo ministero» (p. 180).
La disanima offerta dal Nostro è assolutamente rigorosa e a-confessionale e non si esime dall’affrontare anche temi abbastanza delicati come la conformità del sacerdozio ordinato alla Scrittura e la questione dei ministeri ecclesiali alle donne (pp. 227-235). Nel cap. VII, Berger prova a riflettere sulle motivazioni che hanno consentito al cristianesimo, sbocciato «come un fiore dal ceppo della fede-speranza del popolo di Israele, al quale rimane legato per sempre» (p. 283), di estendersi in tutto il mondo. Sono proposte sette tesi che, a giudizio dell’autore intendono dar conto della mondializzazione del cristianesimo antico. Anzitutto, con Gesù si è affacciata sulla ribalta dell’umanità una figura religiosa eminente (prima tesi); in secondo luogo, l’esperienza del cristianesimo antico può essere riletta come l’irruzione di un monoteismo globale (seconda tesi): «ciò che tutti i profeti dell’Antico Testamento hanno osato sperare nei loro sogni più audaci, e cioè che tutti i popoli avrebbero riconosciuto il Dio di Israele, diventa qui già programma nel cuore dei tempi» (p. 250).
In base alla prassi gesuana, il cristianesimo si presenta inoltre come una religione di salvezza, improntata sulla misericordia (terza tesi). Al monoteismo confessato corrispondeva, secondo lo studioso tedesco, un’etica coerentemente vissuta (quarta tesi) che contribuiva a dar luogo a una sorta di “associazione ideale” (quinta tesi). Tra i tratti peculiari del cristianesimo primitivo inserito nel panorama della società e della religiosità del II secolo d.C. occorre evidenziare il ruolo attivo delle donne (sesta tesi). Infine, Berger sostiene una tesi alquanto originale quando afferma che il cristianesimo delle origini è stata la “religione degli schiavi” (settima tesi), nel senso che Gesù si presenta come lo schiavo che soffre; la relazione schiavo-signore (doulos/kyrios) «è il campione per la relazione discepoli-Gesù, soprattutto in Paolo e nelle parabole dei Vangeli sinottici» (p. 264). Gli ultimi tre capitoli passano in rassegna i principali centri di diffusione del cristianesimo primitivo (cap. VIII), la tappe della composizione dei documenti neotestamentari (cap. IX) e l’esperienza della persecuzione e della lotta con gli eretici (cap. X). L’opera rappresenta un contributo senza dubbio originale per la comprensione storica e teologica del cristianesimo primitivo; una lettura che non indulge a una capziosa “critica del sospetto” (cf. C. AUGIAS - R. CACITTI, Inchiesta sul cristianesimo. Come si costruisce una religione, Milano 2008), ma riflette sui dati testuali (canonici ed extracanonici) e archeologici con l’intento di offrire delle piste di riflessione fondate. Da parte nostra, lamentiamo l’assoluta mancanza di apparato di note e di bibliografia che avrebbero sicuramente consentito al lettore “competente” di verificare le affermazioni dell’autore.
Alcune tesi propugnate nel testo, inoltre, meritano di essere approfondite e verificate (la centralità della figura di Giacomo - cap. I; la concezione del “dualismo pneumatologico” - cap. II; le motivazioni addotte a sostegno della tesi del cristianesimo delle origini come religione degli schiavi - cap. VII). Questi rilievi critici non intendono affatto sminuire il quadro, brillante e prezioso, che del cristianesimo primitivo Berger ha saputo realizzare con competenza e maestria.
Tratto dalla rivista "Asprenas" n. 4/2010
(http://www.pftim.it)
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