«L'ebreo, il cristiano e il musulmano s'incontrano»? «Nathan il saggio» di Lessing (gdt 318)
(Giornale di teologia)EAN 9788839908186
Indice
La nuova situazione:
l'11 settembre e le sue conseguenze . . . . . . . . . . . . . . . 5
1. Nathan, confutato o sempre valido' 6
2. Perché Nathan è tutt'oggi senza alternative 10
3. Immagini odierne dell'Islam:
al di sotto del livello di Lessing 13
4. La religione colpevole di tutto' 24
5. Nathan nel mondo dell'Islam: Asia e Africa 27
6. Conseguenze pratiche: creare Istituti 'Nathan' 36
I. Il difficile cammino verso il Nathan . . . . . . . . . . . 41
1. Contro l'oppressione delle persone di altra fede 41
Tolleranza, non approvazione di altre religioni 42
Caricature dell'Islam 44
2. In cammino verso
un'immagine moderna dell'Islam 46
L'avvento dell'orientalistica europea 48
L'Islam come 'religione della ragione' 52
3. Un viaggio in Italia e le sue conseguenze 58
299
Censura e un dramma dietro cui mimetizzarsi 59
Udienza da un nemico degli ebrei: Pio VI 62
A Livorno è tutto diverso 72
Chiesa, sinagoga e moschea in una città 74
4. Testi gerosolimitani su cristiani e musulmani 78
Una storia cristiana di un sacrificio:
Torquato Tasso 79
Una tragedia cristiana fatta di martiri:
J.F. von Cronegk 85
Un infelice dramma amoroso: Voltaire 94
II. Contro le tragedie nel campo religioso . . . . . . . . . 101
1. Il contrappunto di Lessing 102
Ancora una volta si tratta di guerra e di amore 104
Quale verità viene alla luce 106
2. Nessuna idealizzazione dell'ebraismo 108
Realismo spietato 109
Nathan come caso eccezionale 114
Il fine da perseguire:
essere ebrei per essere uomini 118
3. Cristianesimo a più facce 120
Un patriarca furfante 121
Un frate assetato di Dio 122
Una balia fanatica 123
Un templare in crisi 125
Il fine da perseguire:
essere cristiani per essere uomini 128
III. Un lavoro teatrale pro-musulmano . . . . . . . . . . . . 133
1. Al-Hafi: tolleranza nello spirito del sufismo 133
Un ruolo complicato 135
Un derviscio o: che cos'è il sufismo' 137
Nostalgia del Gange 141
300 | Indice
2. Sittah come partner e come musulmana 143
La dimensione della fraternità 144
Una donna politicamente intelligente 145
Critica del cristianesimo alla luce dell'Islam 148
3. Saladino come sultano e come musulmano 154
Un musulmano che funge
da specchio critico per i cristiani 155
Nessuna idealizzazione 159
Sobrietà accompagnata dalla devozione a Dio 161
Presa di distanza dall'Islam degli ima ¯m 164
Il fine da perseguire:
essere musulmani per essere uomini 166
4. Rivalutazione strategica dell'Islam 168
Nessuna ingenua idealizzazione 168
Contro la 'canea' dei 'fanatici cristiani' 169
Tolleranza nel segno dell'Islam 172
I musulmani come i veri 'vincitori' 173
IV. Il modello di una convivenza tra ebrei,
cristiani e musulmani: i racconti dell'anello . . . . . 181
1. Ebrei, cristiani e musulmani
accomunati da un unico destino 181
Tutti sono collegati fra di loro 182
Fanno tutti parte di un'unica famiglia 187
Sangue vecchio e spirito nuovo 190
2. Il racconto dell'anello sulle labbra di cristiani 192
Un solo anello ' una sola vera religione.
Testi dalla Francia 194
Solo il cristianesimo sana:
le 'Gesta romanorum' 197
Racconti contro ebrei e musulmani 198
3. Il racconto dell'anello sulle labbra di ebrei 199
Intolleranza ebraica ' e la piccola differenza 200
301
La redazione ebraica più antica
della parabola dell'anello 203
Racconti dettati dall'angoscia esistenziale 206
4. Parallelismi nel mondo dell'Islam' 209
Un dialogo religioso dall'esito inaspettato:
la parabola delle perle 212
Tutte le religioni sono ugualmente cattive:
la parabola del caravanserraglio 215
Aperto a tutte le religioni:
l'amore mistico di Ibn 'Arab' ¯ 218
5. Nuovi rapporti in Italia 222
L'universalismo sapienziale de 'Il Novellino' 223
La fonte cristiana più antica
della parabola dell'anello 226
L'arte del narrare come arte della sopravvivenza:
Boccaccio 227
Un mondo in cambiamento 230
Un ebreo e un musulmano fanno bella figura 232
L'oscura tonalità dello scetticismo 234
6. Dalla contesa alla emulazione delle religioni:
la parabola di Lessing 236
Dio vuole la pari dignità
delle religioni ' per amore 237
In fatto di rivelazione
tutti gli uomini sono uguali 239
Salvezza dagli abissi dell'inganno: l'amore 243
La grande svolta nella teologia delle religioni 247
V. La base di una convivenza
tra ebrei, cristiani e musulmani . . . . . . . . . . . . . . 251
1. L'emulazione nel compiere il bene 251
Il Corano e la coesistenza delle religioni 252
302 | Indice
Il Corano e la convivenza delle religioni 256
Saladino, Lessing e un musulmano oggi 258
2. Devozione a Dio 260
La dimensione profonda dell'esistenza umana 260
Radici ebraiche e cristiane 263
Islam significa devozione a Dio 265
«Nell'Islam tutti viviamo e moriamo»: Goethe 268
Goethe, Lessing e l'Islam 271
3. La quotidianità del miracolo 274
Che cosa il Nathan pretende da noi 274
Dall''illusione' alla realtà 276
Nathan come profilassi contro il cinismo 278
«L'ebreo, il cristiano e il musulmano»
' si incontrano' 283
Modo di citare le fonti 289
Bibliografia scelta 290
Una postfazione personale 296
303
Il capitolo introduttivo colloca il Nathan nella nuova situazione mondiale, segnata dall’attentato alle torri gemelle di New York dell’11 settembre 2001 e dal diffondersi in tutto il mondo del terrorismo a matrice islamica, situazione che, secondo l’A., non soltanto non confuta l’opera di Lessing, ma anzi mostra come la sua intuizione di fondo: la necessità di un dialogo tra le tre grandi religioni monoteistiche, sia a tutt’oggi una via obbligata, una via senza alternative, se non si vuole giungere allo scontro tra le religioni e le culture. Nel primo capitolo si affronta, in sintesi, il cammino che ha portato Lessing alla composizione di quest’opera. Una tappa importante è rappre-sentata dallo scritto giovanile, apparso nel 1754: Die Rettung des Hieronymus Cardanus, che pre-senta già positivamente l’Islam come una religione della sana ragione. Egli si colloca entro una cul-tura illuminista che, da una parte, avverte la necessità di estendere il principio della tolleranza alle religioni non cristiane e prova un interesse sempre maggiore nei confronti dell’Islam ( è nel periodo immediatamente precedente a Lessing che nasce l’orientalistica europea sotto forma di scienza autonoma), ma dall’altra, conserva ancora nei suoi confronti dei forti pregiudizi, di cui è significativa espressione il lavoro teatrale di Voltaire del 1741 intitolato Maometto, nel quale il fondatore dell’Islam appare come il paradigma del fanatismo religioso.
I capitoli secondo e terzo presentano la trama, ambientata a Gerusalemme, sullo sfondo della terza crociata, e analizzano le figure principali dell’opera: il sultano Saladino, il ricco e saggio mercante ebreo Nathan, la sua figlia adottiva Recha, che apparentemente è una ebrea allevata nella tradizione ebraica, ma che è in realtà figlia di una cristiana e di un fratello minore del Saladino, e infine un templare, che scoprirà, di essere il fratello di Recha e quindi anch’egli nipote del Saladino. I quattro personaggi principali, che inizialmente si situano su fronti contrapposti, appartenendo a tre religioni diverse, scopriranno pertanto alla fine di essere profondamente legati tra di loro da vincoli di familiarità e di essere accomunati da un unico destino. Il modello della famiglia viene pertanto «addotto come similitudine del rapporto fra ebrei, cristiani e musulmani» (p. 182), la vicenda del reciproco riconoscimento dei legami esistenti tra i protagonisti del dramma, inizialmente ostili gli uni agli altri, diventa la parabola del cammino che le tre religioni abramitiche devono compiere, passando dall’estraneità, o addirittura dall’ostilità, al riconoscimento dell’esistenza di radici comuni e di rapporti di familiarità. Le religioni vengono pertanto invitate da Lessing a «riflettere sulle loro origini comuni, sulla loro unità e mutua appartenenza originaria» (p. 188).
Il quarto capitolo è dedicato all’analisi del famoso racconto dell’anello che serve a Lessing per esprimere sinteticamente in forma narrativa la sua concezione del rapporto tra le tre religioni monoteistiche. Di tale racconto se ne ricercano le molteplici fonti medievali, sia ebraiche che cri-stiane, fino a giungere alla novella del Decamerone di Boccaccio (la terza del primo giorno) a cui il Nathan esplicitamente fa riferimento, e i racconti paralleli sorti in ambito islamico che documentano come la questione del rapporto tra le tre religioni fosse avvertita come decisiva già ben prima dell’illuminismo. Vengono poi messe in luce ed analizzate le modifiche operate da Lessing nei confronti di tali fonti, modifiche finalizzate evidentemente a far emergere la sua specifica visione e che l’A. sintetizza nei seguenti punti.
Innanzitutto, per l’A., Lessing non propugna «il superamento di tutte le religioni concrete in favore di una umanità senza religioni» (p. 247), né collega la tolleranza verso gli altri con l’abbandono della propria religione, anzi riconosce nella lealtà verso i legami consolidati e le tradizioni esistenti il fondamento di un atteggiamento di apertura e di simpatia verso gli altri. La tolleranza non è pertanto il risultato di una minimizzazione della questione della verità. Piuttosto per Lessing, la questione della verità non può essere decisa in maniera puramente teorica, non può venire risolta dall’adesione a determinate formule dogmatiche piuttosto che ad altre, ma deve essere affrontata piuttosto sulla base di un cammino di ricerca che trova la sua espressione più autentica nella pratica dell’amore. Ecco che allora il rapporto tra le religioni, nel riconoscimento della comune origine e della comune destinazione, deve essere caratterizzato non tanto dalla contesa nel nome della verità, quanto piuttosto dall’emulazione nel compiere il bene. Infatti «dove tra gli uomini, a qualunque religione essi appartengono, si pratica l’amore, lì tale amore è espressione dell’amore di Dio» (p. 248).
Certamente la concezione religiosa di Lessing, così come in generale il pensiero illuminista, può essere fatto oggetto di critiche anche radicali e ben fondate, cosa che il presente volume non fa, essendo caratterizzato da un atteggiamento profondamente simpatetico nei confronti di Lessing, ed essendo maggiormente attento ad una analisi storico-letteraria del Nathan più che ad una discussione teoretica delle sue tesi. Si può notare, ad esempio, che il rapporto tra verità e amore, sembra essere piuttosto estrinseco e formale; di fatto la dimensione religiosa sembra possedere un carattere accidentale e secondario rispetto all’affermazione della necessità dell’amore. Eppure ciò non toglie che anche per noi oggi, per lo meno nell’ambito della teologia cristiana, sia impossibile affrontare la questione della verità senza collegarla alla dimensione dell’amore. Di questo dobbiamo essere grati ad uomini come Lessing, i quali, proprio nel momento in cui sembrano superare il cristianesimo nel senso di un’apertura incondizionata alla verità delle altre religioni, riconfermano il loro radicamento nello stesso cristianesimo, se è vero che il nesso tra verità e amore è ciò che essenzialmente caratterizza il cristianesimo.
Tratto dalla rivista "Studia Patavina" 2006, nr. 2
(http://www.fttr.glauco.it/pls/fttr/V3_S2EW_CONSULTAZIONE.mostra_pagina?id_pagina=271)
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