Etica della speranza
(Biblioteca di teologia contemporanea)EAN 9788839904560
Indice
Prefazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5
capitolo 1
Escatologia ed etica
Introduzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 13
1. he cosa mi è lecito sperare' Che cosa posso sperare'
C
L'agire libero 13
2. he cosa devo necessariamente temere'
C
Che cosa ho il dovere di fare'
L'agire necessario 14
3. Pregare e vegliare 17
Attendere e affrettarsi 18
§ 1 Escatologia apocalittica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 21
1. La dottrina luterana dei due regni 21
2. Il katéch'n apocalittico 25
3. Harmaghed'n 29
§ 2 Escatologia cristologica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 32
1. Teologia calvinista del regno di Dio 32
2. Escatologia cristologica di Karl Barth 33
3. Parabole politiche del regno di Dio 35
4. Democrazia teocratica 38
§ 3 Escatologia separatistica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 40
1. Riflessione intermedia: Gesù ha insegnato
un'etica particolare' Esiste un'etica cristiana' 40
2. Chi erano gli anabattisti' 42
3. Che cosa credevano gli anabattisti' 44
312 Indice
4. Come vivevano gli anabattisti' 45
5. Separazione postliberale tra 'chiesa' e 'mondo':
Stanley Hauerwas 47
§ 4 Escatologia trasformativa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 51
1. Primi orientamenti 51
2. Cristologia escatologica 55
3. Etica trasformativa 57
capitolo 2
Un'etica della vita
§ 1 Una cultura della vita . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 63
1. Terrore della morte 63
a. Terrorismo 63
b. Deterrenza 64
c. Il programma nucleare suicida 65
d. Il divario sociale provocato dall'impoverimento 65
e. La trappola ecologica della distruzione del mondo 67
f. a questione dell'esistenza dell'umanità:
L
esiste un 'principio antropico' nel cosmo' 69
g. La coscienza terrorizzata 71
2. Il vangelo della vita 73
a. I vangeli sinottici 73
b. Paolo 75
c. Giovanni 77
d. Che ne consegue per una teologia della vita' 78
3. Amore per la vita 81
a. a che cosa è vita' Che cosa è vita umana'
M
In che consiste l'umanità della vita' 81
b. Una politica per la vita comune 85
c. La giustizia, non la sicurezza crea pace 87
d. Dall'impotenza alla comunione 88
e. Conversione dal dominio alla comunione 89
f. Noi siamo polvere di stelle 91
§ 2 Etica medica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 93
1. Alcuni punti cardine per la formazione del giudizio 93
2. La nascita della vita 98
Indice 313
a. egolazione delle nascite
R
mediante la sterilizzazione e l'inseminazione artificiale 100
b. Accettazione e aborto 104
Indicazione medica 106
Indicazione etica o criminologica 107
Indicazione sociale 108
c. Un embrione è un essere umano' 110
d. Quale dignità e quale diritto ha la vita umana di formazione' 111
3. Forza di vivere nella salute e nella malattia 115
a. Medicina per l'umanità della vita 115
b. Che cos'è la salute' 118
4. Forza di vivere nel morire e nella morte 121
Suicidio o morte libera' 123
Morte su richiesta 125
Eutanasia attiva e passiva 126
Diritto del paziente di disporre 128
5. La risurrezione della carne' 129
Risurrezione della vita 130
Spiritualità del corpo 131
Messe in scena del corpo 132
capitolo 3
Etica della terra
§ 1 Nello spazio della terra ' Che cos'è la terra' . . . . . . . . . . . . . . . 139
1. La teoria di Gaia 139
2. Prospettive bibliche 142
a. La terra fertile 143
b. L'alleanza di Dio con la terra 144
c. Il sabato della terra 144
d. Lo spirito della terra 146
e. Lo splendore della terra 147
f. Quale futuro ha la terra' 149
3. «Fratelli, restate fedeli alla terra» 150
§ 2 el tempo della terra '
N
Dottrina della creazione e teoria dell'evoluzione . . . . . . . . . . . . 153
1. La creazione in principio 154
2. Il continuo processo della creazione 155
3. Evoluzione ed emergenza 157
314 Indice
4. Lotta per l'esistenza o cooperazione nell'esistenza' 160
5. Teoria dell'evoluzione e fede nel progresso 161
6. La nuova terra, su cui abita la giustizia 163
§ 3 Ecologia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 164
1. Scienze ecologiche 164
2. La crisi ecologica 166
3. Teologia e spiritualità ecologiche 169
a. L'immanenza dello Spirito trascendente di Dio 171
b. Presenza di Dio in tutte le cose 172
c. Cristologia cosmica 174
d. Nuova antropologia 175
4. Etica ecologica 176
a. Rispetto della vita 176
b. Etica dell'ambiente 177
c. Etica rispettosa degli altri esseri 178
d. Etica della creazione 179
5. Diritti umani e diritti della natura 180
§ 4 Etica della terra . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 183
1. Punti cardine per la formazione del giudizio 183
a. «Conservazione della creazione»' 183
b. Protezione della natura 185
c. Lasciar abitare e crescere, invece di dominare e soggiogare 187
d. Stile ecologico di vita 188
2. Stile alternativo di vita 189
a. Paura e riconoscimento 190
b. Percezione del corpo 191
c. Ritorno dei sensi 192
d. Tempo dell'orologio e tempo vissuto 192
e. La vita semplice: rinuncia o guadagno' 194
f. Pensa globalmente, mangia regionalmente 195
3. Una cultura della solidarietà 196
a. Ce n'è abbastanza per tutti 196
b. Che cos'è la libertà umana' 199
1. Individualismo possessivo 199
2. Libertà comunicativa 201
c. La molteplicità delle culture e la cultura unitaria globale 202
Indice 315
capitolo 4
Etica della pace giusta
§ 1 Punti cardine per la formazione del giudizio . . . . . . . . . . . . . . . 207
1. Giustizia e uguaglianza 207
2. L'insufficienza della politica di fronte ai problemi globali 208
3. L'etica arriva sempre troppo tardi' 208
4. La fiducia è la sostanza della politica democratica' 209
§ 2 Giustizia divina e giustizia umana . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 210
1. Le religioni del «do ut des» 210
a. Il motivo teologico 213
b. Il motivo morale 214
c. Il motivo cristiano 214
2. Il nesso azione-conseguenza e il karma 214
3. La bilancia della giustizia: «justitia distributiva» 218
4. Il sole della giustizia: «justitia vivificans» 221
5. Creare giustizia nel mondo delle vittime e dei malfattori 223
a. La richiesta ad alta voce di giustizia 224
b. Giustizia di Dio nel mondo delle vittime e dei malfattori 226
6. Giustizia e diritto 230
§ 3 ccisione di draghi
U
e instaurazione della pace nel cristianesimo . . . . . . . . . . . . . . . . 235
1. Potere e violenza 236
2. Angelo della pace e uccisore di draghi 237
3. Sacrum Imperium 238
4. he effetti ha avuto a lungo termine la cristianizzazione
C
della politica e che cosa nel cristianesimo divenne capace
di esercitare un influsso politico' 240
5. Il giusto potere: monopolio dell'uso della forza
e diritto di resistenza 241
6. La dottrina della «guerra giusta» 244
a. Jus ad bellum 244
b. Jus in bello 245
7. Nelle condizioni della bomba atomica' 246
8. «Creare una pace senza armi» 248
9. Amore creativo dei nemici 251
10. Duplice strategia cristiana per una pace giusta 254
316 Indice
§ 4 ontrollare è bene ' avere fiducia è meglio:
C
Libertà e sicurezza nel «mondo libero» . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 258
1. Lenin: avere fiducia è bene ' controllare è meglio 258
2. La fiducia rende liberi 261
3. La verità infonde fiducia 264
4. Vie che portano dal controllo alla fiducia 265
§ 5 a giustizia di Dio
L
e i diritti dell'uomo e del cittadino . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 269
1. La scoperta dei diritti dell'uomo 269
2. Integrazione dei diritti umani individuali
e di quelli sociali 272
3. Integrazione dei diritti umani economici
e dei diritti ecologici della natura 274
4. iritti umani: internazionalmente,
D
transnazionalmente o sussidiariamente' 276
5. Diritti umani e giustizia di Dio 280
a. Diritti umani e morale cristiana 280
b. Diritti umani e la speranza nel mondo giusto di Dio 282
capitolo 5
Gioia a motivo di Dio ' Contrappunti estetici
§ 1 Il sabato, la festa della creazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 287
§ 2 Il giubilo della risurrezione di Cristo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 292
§ 3 «E pace nel mezzo della tenzone» . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 296
Appendici
Indice dei nomi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 301
Elenco dei passi biblici citati . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 305
Atteso da tempo a complemento della sua Teologia della speranza (1964), vede finalmente la luce il progetto di un’Etica della speranza elaborato da uno dei teologi contemporanei più prolifici e noti. Il vol. «non è un manuale » sistematico o introduttivo. «Non si occupa in modo atemporale di principi generali». Si rivolge «alla cristianità per fare delle proposte pratiche» e cercare di «inculcare un ethos riguardante la vita messa in pericolo (bioetica), la terra minacciata (etica ecologica) e la giustizia negata (etica politica)». La speranza nella «trasformazione escatologica del mondo» fonda un’etica «trasformativa» per una vita cristiana all’altezza del futuro di Dio.
Tratto dalla Rivista Il Regno 2011 n. 22
(http://www.ilregno.it)
«Solo un ateo può essere un buon cristiano». Cosí si espresse una volta in un pubblico dibattito il famoso filosofo E. Bloch. Il quale, per altro, pur essendo non credente – ma sarebbe forse meglio dire non cristiano – ha sempre mostrato profondo rispetto e grande interesse per l’influenza che il messaggio biblico ha avuto sulla storia del concetto, ma soprattutto degli effetti, della virtú della speranza.
Mi pare di aver letto da qualche parte che alla battuta del filosofo tedesco abbia risposto proprio J. Moltmann, allora un giovane teologo luterano, dicendo: «Ma solo un cristiano può essere un buon ateo». Non si trattava ovviamente di un mero espediente letterario per attirare l’attenzione o mettere a tacere l’interlocutore, quanto piuttosto di un modo arguto e intelligente di rovesciare l’argomentazione ed entrare cosí in dialogo con il filosofo sul tema cruciale dell’etica. In effetti la domanda che si ponevano entrambi era la stessa: cosa fa sí che un cristiano sia un «buon cristiano» e un ateo un «buon ateo»?
La risposta di Moltmann, diventato nel frattempo anche lui famoso, arrivò dopo molti anni, anzi decenni, che lo videro impegnato sul fronte della teologia della speranza e successivamente quello dell’etica, come egli stesso ebbe modo di confermare nella prefazione all’opera che ora segnaliamo, dove scrive: «Fin dal tempo della pubblicazione della Teologia della speranza, avvenuta nel 1964, ho sempre coltivato l’idea di scrivere un’Etica della speranza… Ma con disappunto dei miei amici e colleghi nel 1980 pubblicai invece, con l’opera Trinità e regno di Dio, una dottrina sociale della Trinità. Perché?» (p. 5). Già, perché? Come mai ha atteso cosí tanto tempo prima di scrivere un’etica della speranza? Cosa lo trattenne dallo scrivere un’opera che avrebbe visto la luce, quasi cinquant’anni piú tardi, nel 2010?
Le risposte possibili sono molte. Moltmann stesso ne elenca alcune ammettendo anzitutto i limiti delle sue conoscenze e in secondo luogo la progressiva presa di coscienza dei limiti dello sviluppo di cui si era fatto portavoce negli anni ‘70 il Club di Roma. Cosa che gli permise, secondo la sua stessa ammissione, di percepire piú chiaramente la mancanza di una «dottrina ecologica della creazione» che rendesse plausibili le prese di posizione e le proposte concrete che egli veniva elaborando nel tempo, esponendole e chiarendole sempre meglio in seno alla commissione ecumenica Faith and Order, di cui era membro, ma anche in pubbliche conferenze e dibattiti culturali. Fu cosí che a distanza di molti anni Moltmann ritenne fosse finalmente giunto il momento di offrire alle sue ricerche e riflessioni sparse un orizzonte teologico che le unificasse e giustificasse, almeno in parte, il tentativo di scrivere un’etica della speranza nella forma di un’ «etica trasformativa», come egli stesso la definisce.
Scrive infatti: «La speranza nella trasformazione escatologica del mondo da parte di Dio conduce a un’etica trasformativa, che pur con un materiale insufficiente e con le deboli forze del presente cerca di essere all’altezza di questo futuro e lo anticipa» (p. 7). Quali siano queste «anticipazioni» Moltmann lo spiega negli ultimi tre capitoli dell’opera. Non senza per altro avere preliminarmente chiarito e precisato, in un primo capitolo dal titolo Escatologia ed etica (pp. 13-60), cosa si debba intendere per «trasformazione» e piú in particolare per «escatologia trasformativa». Concetto che egli elabora riprendendo e al tempo stesso superando i temi della cosiddetta «escatologia apocalittica», di tradizione luterana, dell’«escatologia cristologica», di matrice calvinista, dell’«escatologia separatista», propria dell’anabattismo storico. Arrivando alla conclusione che un’etica della speranza non può che impegnarsi in un’«azione trasformatrice per anticipare piú che si può la nuova creazione di tutte le cose che Dio ha promesso e che ha inaugurato in Cristo» (p. 59).
Conclusione, questa, che diventa a sua volta premessa di tutta una serie di riflessioni puntuali e analitiche su temi e problemi particolari che lo portano a elaborare, in progressione, prima un’Etica della vita (pp. 61-136), poi un’Etica della terra (pp. 137- 204), e infine un’Etica della pace giusta (pp. 205-298). Etiche tutte che non hanno la pretesa di presentarsi nella veste di un manuale che introduca ai problemi del metodo, né di un trattato che presuma di affrontare enciclopedicamente tutte le questioni e gli interrogativi attualmente sul tappeto della società. Manca, ad esempio, sotto questo profilo – lo ammette lo stesso A. – un capitolo sull’etica economica, del lavoro, della proprietà, dei sistemi democratici liberi, della giustizia sociale. Cosí come manca – questo lo aggiungo io – un capitolo sull’etica della sessualità, del matrimonio, della famiglia. Per non parlare di un’etica della religione, del ministero, dell’organizzazione ecclesiastica. Questo però che significa? Che se non si scrive un’opera articolata e completa in tutte le sue parti non vale la pena di scrivere o affrontare singoli temi e problemi di etica applicata? Ovviamente no, semmai è vero il contrario.
Il profondo senso del limite con cui l’A. accosta la realtà, se da una parte mette in evidenza la complessità dei temi e problemi affrontati, dall’altra è una testimonianza convincente di fede che attesta il coraggio, si potrebbe anche dire la «giovinezza», di un teologo che nonostante l’età non si stanca profeticamente di infondere speranza e stimolare il movimento ecumenico a intraprendere un dibattito e un confronto che sia finalmente in grado di individuare una risposta comune della cristianità mondiale a tutti i pericoli che minacciano il nostro pianeta e il futuro che lo attende.
Tratto dalla rivista "Studia Patavina" n. 1/2013
(http://www.fttr.it/web/studiapatavina)
L’editrice Queriniana prosegue fedelmente la sua puntuale attenzione per un quel grande teologo evangelico che è J. Moltmann pubblicando tempestivamente questa Etica della speranza, che è uscita in Germania solo nel 2010. Si tratta di un’opera che si ricollega già nel titolo alla prima grande opera moltmanniana, quella Teologia della speranza che dal 1964 ha suscitato un vasto dibattito teologico, per esaminare - nella prospettiva che essa dischiude - alcune delle grandi questioni etiche del nostro tempo.
Tale continuità di pensiero si intreccia, d’altra parte, con alcuni sviluppi importanti che hanno arricchito in questi decenni la riflessione del teologo tedesco, a partire da quella valorizzazione della teologia della creazione che – almeno a partire dagli anni ’80 - lo ha portato a confrontarsi in modo ampio ed articolato con la salvaguardia del creato, rimodulando in modo significativo alcuni accenti del suo pensiero. Le prime pagine del testo, intense e spiritualmente forti sono dedicate a disegnare l’orizzonte di un’etica che proprio dallo sguardo sul futuro tragga la forza per pensare coraggiosamente: “La speranza nella trasformazione escatologica del mondo da parte di Dio conduce ad un’etica trasformativa, che (…) cerca di essere all’altezza di tale futuro e lo anticipa” (p. 7). Un’etica trasformativa modulata dalla speranza e per questo capace di prendere sul serio la rilevanza sociale e la dimensione mondana della fede, senza cadere in forme di integrismo o di contrapposizione apocalittica: questo il modello che il primo capitolo viene a disegnare, in un essenziale confronto con i modelli etici che emergono dalla tradizione luterana e da quella calvinista, come da quella anabattista.
È soprattutto nel confronto con le rispettive escatologie che Moltmann disegna una prospettiva responsabilmente attenta al mondo, tesa alla sua trasformazione anche tramite pratiche di resistenza e stili di vita alternativi. I capitoli successivi esaminano poi alcune aree specifiche di riflessione morale, da quella della vita (con un’ampia introduzione sul tema, che lo strappa a riduzioni individualistiche, cui segue una trattazione dell’etica medica – termine preferito alla più recente bioetica), a quella della terra, fino a quella della pace giusta. Particolarmente stimolante quest’ultimo, nel riprendere alcune grandi tematiche di etica politica (dalla nozione di giustizia, all’uso della forza ai diritti dell’uomo), collocandoli nell’orizzonte della promessa divina di un Regno di pace. Chiudono il testo alcuni brevi saggi tesi a rimeditare l’orizzonte in cui si colloca l’etica cristiana, a partire dal riferimento al sabato come festa della creazione, al giubilo della risurrezione ed alla quiete che Dio dona anche nel mezzo della lotta.
L’approccio alle varie tematiche è sempre vibrante e coinvolgente, secondo uno stile di scrittura che da sempre caratterizza l’A. e lo fa amare da molti lettori. Essa è pure arricchita da ampi riferimenti al coinvolgimento dell’autore nel dibattito ecumenico sui temi citati, specie all’interno del CEC, come pure a diverse significative figure di testimoni del mondo evangelico (si pensi a D.Bonhoeffer e M.L.King). Una trattazione dell’etica, dunque, che - a partire dall’orizzonte teologico di una prospettiva messianica, radicata nella fede del Dio della vita - si volge immediatamente alla dimensione dell’applicazione a grandi aree problematiche legate alla vita condivisa dagli esseri umani), più che esaminare le dinamiche e i criteri che possono/devono guidare la scelta del credente. Una trattazione, d’altra parte, che – intenzionalmente, per dichiarato difetto di competenza dell’autore – sceglie di non confrontarsi con le questioni legate all’etica economica (se non con un riferimento molto generale alla giustizia), ma che evita pure di misurarsi con il pensiero sociale cattolico (che l’A. considera troppo legato a schemi giusnaturalistici a suo dire ormai superati). Sono quelli appena indicati alcuni limiti intenzionalmente assunti dall’A., come legittime delimitazioni del suo progetto di lavoro; chi scrive teme, però, che ve ne siano altri, che rendono problematici alcuni aspetti dell’approccio moltmanniano all’etica.
Proveremo a disegnarli soffermandoci in particolare sulla sezione dedicata all’Etica della terra – tema particolarmente caro a chi scrive. Il quadro teologico disegnato da Moltmann è robusto, profondamente radicato nella sua riflessione sulla teologia della creazione, sulla prospettiva trinitaria e sull’escatologia e del tutto condivisibile è la sua urgenza di una valorizzazione etica della terra (e del mondo della vita, pure rilevante in tale prospettiva), aldilà dell’antropocentrismo occidentale. Chi scrive ha, però, l’impressione che la trattazione avrebbe potuto trarre giovamento da una più attenta meditazione dei riferimenti culturali attraverso i quali esso viene espresso in prospettiva etica. È difficile, ad esempio, considerare pienamente adeguato quel riferimento all’”ipotesi Gaia” di Lovelock come strumento concettuale per pensare la pur rilevante rete di relazioni di cui è intessuta la realtà ecosistemica del nostro pianeta. Andrebbe pure meglio articolato il riferimento ai “diritti della terra”: se è importante superare una prospettiva in cui essa perde la propria consistenza etica e teologica, neppure appare soddisfacente un orizzonte in cui la sua rilevanza viene pensata in forme troppo analoghe a quelle abitualmente attribuite agli esseri umani.
Si ha come l’impressione che il timore di ricadere in trattazioni inadeguate, caratterizzate da un antropocentrismo esclusivo, impedisca a Moltmann di riconoscere che esiste la possibilità di altre forme di antropocentrismo (responsabili, relazionali, attente all’orizzonte ecologico). Forme di pensiero, cioè, più attente a quella singolarità di cui anche le Scritture ebraico-cristiane portano testimonianza e che anche una prospettiva ecologica ed evolutiva è giunta ormai a riconoscere. Chi scrive non ritiene che tale limite individuato in Moltmann sia una conseguenza diretta del suo orizzonte teologico – che, lo ripetiamo una volta di più, riteniamo assai efficace – ma che riveli piuttosto un’attenzione non sempre adeguata per la prospettiva antropologica tramite la quale esso viene ad essere mediato eticamente. È questo, però, un serio problema nel momento in cui si sceglie di passare da una riflessione teologica (pur sempre attenta ad un orizzonte etico-sociale) ad una prospettiva che intenda porsi come direttamente rilevante per l’etica.
Emerge qui, infatti, un’esigenza di puntualità analitica nella riflessione che non può essere sostituita dalla pur affascinante qualità dell’orizzonte teologico; emerge un’istanza di complessità culturale forse poco consonante con un pensiero che preferisce articolarsi attorno alla proclamazione (ed alla meditazione) di alcune grandi parole della tradizione cristiana, a partire dalla quale selezionare alcuni specifici riferimenti. Potremmo esprimere ciò che emerge dalla nostra lettura, dunque, dicendo che il teologo Moltmann ha offerto un altro testo di teologia (importante ed attraente), nel quale esplicita ed esamina alcune prospettive etiche alla luce della teologia della speranza, ma anche che allo sguardo esigente dello studioso di etica esso non appare sempre abbastanza puntuale nella meditazione di alcuni dei temi morali affrontati, nell’articolazione di quelle categorie che ne consentono un adeguato discernimento. Un testo, insomma, che merita attenzione anche da parte dei lettori italiani per la potenza di parecchie pagine in esso presenti, ma che richiama anche l’esigenza di altre letture, altri approfondimenti per alcuni tra i temi citati.
Tratto dalla rivista "Studi Ecumenici" n. 4/2011
(http://www.isevenezia.it)
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