Paolo e le parole di Gesù
-Frammenti di un insegnamento orale
(Antico e Nuovo Testamento) [Con risvolti di copertina]EAN 9788837227005
L’analisi dettagliata dell’epistolario paolino intende rispondere alle seguenti domande: quale peso ebbe, nella predicazione orale di Paolo, il richiamo concreto alle parole di Gesù? In quante e quali occasioni e in che modo l’apostolo si trovò a citare insegnamenti attribuiti o attribuibili al Nazareno? Quale rapporto possiamo stabilire tra gli scritti di Paolo che ci sono rimasti e la complessa storiadelle tradizioni evangeliche, confluite inseguito nei vari testi della letteratura canonica e apocrifa? L’autore del dotto studio, Luigi Walt, è dottore di ricerca in studi religiosi presso l’Università di Bologna.
Tratto dalla rivista Concilium n. 4/2013
(http://www.queriniana.it/rivista/concilium/991)
La questione affrontata dall’autore è tra le più dibattute: quanto è presente la tradizione delle parole di Gesù nelle lettere autentiche di Paolo? È indicativo il fatto che gli studi si muovano tra un massimalismo (1065 paralleli individuati da A. Resch all’inizio del ’900) e un minimalismo (solo cinque citazioni esplicite), che creano una seria difficoltà: è possibile che si sia conservato così tanto, ovvero così poco, dell’insegnamento di Gesù? L’obiettivo del lavoro è di ricostruire una parte consistente dell’insegnamento orale di Paolo e, al contempo, di focalizzare il ruolo che ha avuto nello sviluppo delle tradizioni evangeliche. Ciò significa indagare sulla «medialità» del vangelo (i mezzi per la diffusione), e l’«intertestualità» delle tradizioni evangeliche (i rapporti tra gli scritti paolini e gli altri testi protocristiani nella trasmissione delle parole di Gesù). I testi studiati sono tutti ricavati dalle lettere autentiche di Paolo, a parte 2Ts 2,1-10. L’analisi appare equilibrata distinguendo tra citazioni esplicite, allusioni e convergenze tematiche. Il lavoro di Walt si raccomanda per serietà e per chiarezza espositiva. Gli argomenti trattati nella introduzione sono forse impegnativi per un non addetto ai lavori.
Tratto dalla rivista "Parole di Vita" n.6 del 2014
(https://www.queriniana.it/parole-di-vita)
Luigi Walt svolge attività di ricerca nel Centro Interdipartimentale di Scienze delle Religioni (CISEC) dell’Università di Bologna e nel Dipartimento di Scienze Umanistiche dell’Università di Catania. La sua indagine è interessata soprattutto al cristianesimo antico, all’ermeneutica biblica e al rapporto tra oralità e scrittura. Appassionato studioso di Paolo di Tarso, egli cura il bollettino online letterepaoline.net sul rapporto tra l’apostolo e la storia delle origini cristiane.
Il testo in esame si compone di una lunga introduzione in cui l’autore descrive le ragioni che lo hanno spinto a pubblicare tale studio. Prende in esame i presupposti dell’indagine, confronta Gesù, Paolo e il contesto socio-culturale del giudaismo, delimita i margini della ricerca alle sole lettere di Paolo, dà un impulso abbastanza corposo per una storia della ricerca sulle parole di Gesù in Paolo e, infine, esplicita quali sono i criteri e quali i metodi adottati in questo processo di studi. Il libro prosegue con un’analisi di frammenti paolini disposti approssimativamente rispettando l’ordine cronologico delle lettere: 1 Tessalonicesi, 1 Corinzi, 2 Corinzi, Galati, Romani, Filippesi, Filemone. Come l’autore stesso asserisce (cf. p. 111), manca una conclusione vera e propria al testo, il quale si conclude con una tabella comparativa dei frammenti esaminati.
Il problema della trasmissione delle parole di Gesù, ormai da tempo al centro degli studi sulla nascita e la formazione del cristianesimo, costituisce per il panorama esegetico italiano una relativa novità; Walt rileva, poi, come il rapporto tra Gesù e Paolo, letto in una prospettiva storico-religiosa, si propone come una crux interpretum. Le domande che sottendono l’intero studio sono: quanto del messaggio di Gesù è conservato nella predicazione di Paolo? Quanto invece è frutto dell’elaborazione personale dell’apostolo? Che ruolo hanno avuto le parole di Gesù nella strategia missionaria di Paolo? Che relazione possiamo stabilire tra le lettere paoline e le diverse tradizioni evangeliche? Tra Gesù e Paolo vige un rapporto di continuità o di discontinuità?
L’azione evangelizzatrice di Paolo avviene in una fase storica molto delicata, tra i decenni terzo e settimo del I secolo, tempo in cui ancora era in fase embrionale una fissazione scritta degli eventi e degli insegnamenti riguardanti il Nazareno. È possibile percepire l’importanza della relazione che sussiste tra la precedente predicazione orale della lieta notizia e la successiva fissazione scritta. Attraverso questo studio, l’autore si propone di cogliere il rapporto tra Gesù e Paolo, raccogliendo all’interno delle lettere paoline le tracce della tradizione delle parole di Gesù e rendendole visibili all’occhio del lettore. L’obiettivo del libro è, quindi, da una parte ricostruire una porzione considerevole dell’insegnamento orale di Paolo e, dall’altro, riconsiderare il ruolo dell’apostolo nello sviluppo delle prime tradizioni evangeliche. Nel confronto tra Gesù e Paolo, Walt richiama alcuni studiosi, dell’orizzonte cristiano e non, che sostengono taluni un rapporto di continuità, altri di discontinuità. Circa i fautori della discontinuità, il nostro autore elenca alcune argomentazioni che sostengono un vuoto tra l’apostolo e Gesù. Tra queste vi è anche quella che sosterrebbe la tesi secondo cui Paolo non ebbe dagli apostoli un riconoscimento d’importanza, e che, pur essendo battezzato come l’“apostolo delle genti”, per il suo ruolo di predicatore al di fuori d’Israele non divenne mai, per così dire, l’“apostolo della gente”.
Nel sostenere invece il rapporto di continuità tra Gesù e Paolo, Walt mette in risalto, anche grazie al contributo di altri studiosi tra cui citiamo Wayne
A. Meeks e Mauro Pesce, elementi socio-culturali comuni a entrambi. Il testo fa un chiaro riferimento alla comune ebraicità di Gesù e di Paolo. Essi, infatti, sono parte di una medesima “discendenza credente”, la loro predicazione si rivela ebraica per le modalità di trasmissione, per l’origine trascendente, per le argomentazioni, per il rimando escatologico. Nell’orizzonte comune a Gesù e Paolo ci sono argomenti come la Legge, la purità e l’impurità, la riflessione sul peccato e sull’origine del male, la centralità del Tempio di Gerusalemme, lo stesso modo di leggere l’esperienza religiosa vista tra concupiscenza e grazia.
L’autore, in quello spazio sussistente tra la predicazione di Gesù e quella di Paolo, indaga sulla presenza o meno nell’epistolario paolino di riferimenti, impliciti o espliciti, a parole del Nazareno. Egli sostiene che non è possibile ipotizzare che tra Gesù e Paolo ci sia un vuoto; infatti, sottolinea che è lo stesso apostolo a dirci in 1Cor 15,3 di aver ricevuto un’istruzione su Gesù per poi trasmetterla alle sue comunità. Le lettere di Paolo lasciano sottintendere un processo di trasmissione, ricezione e rielaborazione di materiali provenienti dalla tradizione di Gesù. Per perseguire il suo intento, l’autore esamina la storia contestuale delle epistole, analizzandone persino l’antico format utilizzato per la stesura di una lettera. Questo consentirà a Walt di scomporre le singole epistole nelle varie parti che le compongono e, isolando ciò che con certezza si può attribuire all’apostolo, rintracciare al loro interno i riferimenti a parole di Gesù.
I riferimenti espliciti alle parole del Messia rintracciati nelle lettere di Paolo risultano essere minimi: la loro scarsa frequenza spinge l’autore alla ricerca della motivazione per cui Paolo utilizzi in maniera limitata le parole di Gesù. Ancora una volta è chiamata in causa la relazione tra oralità e scrittura; infatti, le lettere che Paolo spedisce alle comunità sono successive a una prima predicazione orale che l’apostolo delle genti aveva realizzato e attraverso la quale avrebbe istruito le comunità sulle parole e sugli avvenimenti riguardanti Gesù, il Cristo.
Paolo dimostra nelle sue lettere di conoscere l’appartenenza di Gesù alla discendenza di Davide (cf. Rm 1,3); che sia stato un ebreo osservante (cf. Gal 4,4; Rm 15,8); l’esistenza di un suo nucleo familiare (cf. 1Cor 9,5; 15,7; Gal 1,19; 2,9-12); l’esistenza di un gruppo “discepolare” dei Dodici (cf. 1Cor 15,5; 1,12; 3,22; 9,5; Gal 1,18; 2,7-14); diversi aspetti del suo insegnamento (cf. sul ritorno escatologico 1Ts 4,15-17; sul divorzio 1Cor 7,10-11, sull’amore del prossimo e dei nemici Rm 12,15-21); sulla sua attività taumaturgica (cf. 1Ts 1,5; 1Cor 2,4; 2Cor 12,12; Gal 3,5); alcuni tratti del carattere e dello stile della sua vita (cf. 2Cor 8,9; 10,1; Gal 2,20, Rm 5,19); e, infine, gli eventi accaduti negli ultimi giorni di vita di Gesù (cf. 1Cor 2,2; 11,23; 15, 5-8; 15,14; Gal 3,1). Applicando una metodologia degna di un “procedimento indiziario”, egli adotta un metodo “induttivo” e allo stesso tempo “abduttivo”. Esaminando circa 130 frammenti paolini, Walt giunge ad asserire l’impossibilità di considerare Paolo in discontinuità con Gesù. Volendo riportare un esempio di come l’autore procede nell’esaminare i frammenti delle lettere paoline, prendiamo quello relativo a 1Ts 1,3: «Ci ricordiamo dell’operosità della vostra fede, dell’impegno del vostro amore e della fermezza della vostra speranza nel Signore nostro Gesù Cristo, davanti a Dio, Padre nostro». In questo versetto sono presenti insieme le tre virtù teologali: “fede”, “speranza” e “amore”. Questo lascerebbe pensare all’esistenza di un’espressione rituale già preesistente nel tessuto culturale dei primi testimoni e annunciatori del Vangelo. Walt mette in evidenza la dipendenza del testo da formule pre-paoline caratterizzate dalla composizione di tre coppie di elementi. Nel caso di 1Ts 1,3 i primi elementi di ciascuna coppia, “operosità”, “impegno”, “fermezza”, sono specifici delle prime missioni e si possono ritrovare nello stesso ordine al capitolo 2 dell’Apocalisse di san Giovanni apostolo. I secondi membri della coppia di tre elementi, ovvero “fede”, “speranza” e “amore”, sono individuabili anche nei brani di 1Ts 5,8 e 1 Cor 13,13. In tutti i tre casi ci si trova in un clima di forte tensione escatologica.
L’accostamento di questi elementi è possibile rintracciarlo anche in una sentenza attribuita a Gesù all’interno di un’omelia di Simeone il Nuovo Teologo (X-XI secolo): «Abbiate cura della fede e della speranza: è attraverso di esse che scaturisce l’amore per Dio e per gli uomini, che conduce alla vita eterna» (SIMEONE, Homelia 37,1). Il confronto potrebbe essere fatto anche con testi più antichi come l’Epistola di Barnaba oppure con la 1Gv 3,23 che congiunge la fede all’amore.
Dopo diverse analisi l’autore del libro conclude che il tutto rimanda alla condivisione di un medesimo linguaggio che diversi gruppi adottavano in relazione all’insegnamento di Gesù e questo lascerebbe supporre un’origine gesuana delle espressioni rintracciate nei frammenti sopra esaminati.
In chiusura vogliamo evidenziare che l’assenza di una conclusione potrebbe, è vero, stimolare la ricerca sull’argomento, anche se sarebbe stata utile averne una seppur provvisoria per meglio definire il frutto del scrupoloso lavoro svolto dall’autore. Plaudiamo, invece, per la ricca bibliografia, che può aiutare il lettore, se volesse proseguire tale indagine, a orientarsi nel circuito di questo studio. Segnaliamo che il libro di Walt è diretto a un pubblico con interessi teologici.
Tratto dalla rivista "Aprenas" n. 1-2/2015
(http://www.pftim.it)
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12,00 €→ 11,40 €
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6,50 €→ 6,17 € -
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