Il discorso agiografico antico è qui considerato quale insieme di strategie retoriche e forme letterarie che tramandano in modo narrativo la memoria di ciò che uomini e donne, ritenuti incarnare un ideale di perfezione, hanno compiuto durante la loro vita e anche dopo. Una definizione che intende mettere in secondo piano le più consuete classificazioni di contenuto e di genere letterario per meglio cogliere l'articolazione e i cambiamenti di una letteratura e di pratiche cultuali in tumultuoso sviluppo e differenziazione, in dialogo con i diversi ambienti culturali e religiosi senza delimitazioni a priori fra ciò che è giudaico, pagano o cristiano.Il volume si concentra sui testi e sui loro autori domandandosi: da quali circostanze storiche nasce un testo agiografico? come interagisce con il contesto culturale e teologico? a quale pubblico intende rivolgersi? La novità consiste nel tentativo di cogliere le traiettorie dei testi sul lungo periodo, le reinterpretazioni, le interazioni fra loro e con i diversi contesti culturali, le logiche di trasformazione del discorso agiografico e dei suoi linguaggi nelle mutate condizioni storiche a partire dall'esame dei testi redatti fra la fine del i sec. e l'inizio del ii, attraverso lo sviluppo del discorso agiografico sui martiri; l'analisi di alcune Vite dei filosofi di autori pagani del ii e iii sec.; e inoltre gli scritti di Atanasio, Eusebio, Gregorio di Nazianzo, Gregorio di Nissa, Gerolamo, Prudenzio... Un capitolo è dedicato alle storie monastiche tra il iv e il vii sec., e il volume si conclude sul discorso agiografico latino dei secoli v e vi rispettivamente in Africa, Italia e Gallia.Adele Monaci Castagno insegna Storia del Cristianesimo nella Facoltà di Lettere e Filosofia di Torino. Tra le sue pubblicazioni più recenti: Il diavolo e i suoi angeli. Testi e tradizioni (secoli i-iii) (Nardini, 1996); ha curato Origene. Dizionario: la cultura, il pensiero, le opere (Città Nuova, 2000); La biografia di Origene fra storia e agiografia (Pazzini, 2004). Fa parte del Comitato di redazione di «Adamantius» ed è presidente del Centro di Scienze religiose dell'Ateneo di Torino.