Aspettando la sua beatificazione, torna in libreria il racconto della straordinaria vita di Armida Barelli, la donna che 100 anni fa fondò l'Università Cattolica, unica tra tanti uomini e che si impose con le sue scelte e la sua tempra nel mondo cattolico femminile, cambiandone la storia.
«C’è chi si attacca come un’ostrica al passato, e lo ripete o lo rimpiange, condannandosi ad essere superato; c’è chi si getta a capofitto nel nuovo, rischiando di perdersi; c’è chi nel presente coglie l’aspetto dell’eterno, uno sviluppo imprevisto del grano di senape, e lo sollecita, contribuendo al progresso vero dell’umanità. Questo seppe fare Armida Barelli in un periodo critico della vita italiana».
Maria Sticco, con l’arte della narrazione che le era propria e in forza di un’attenta ricostruzione storica, ci ha lasciato il ritratto vivido di una donna che – come scrive mons. Claudio Giuliodori nella prefazione – dovremmo considerare una sorta di «sorella maggiore» d’Italia.
Nata nell’età umbertina, nel 1882, e scomparsa nel 1952, Ida – come la chiamavano gli amici – è stata una donna coraggiosa, dinamica, creativa. La frase guida che la conduce nella sua vita è «mi fido di Te»: espressione di una fede salda, incrollabile, unita a entusiasmo e costanza, che la porta a essere protagonista del rinnovamento del nostro Paese, fautrice attiva del ruolo femminile nella società (fonda nel 1917 la Gioventù Femminile di Azione Cattolica a Milano, diventandone poi presidente nazionale). Con padre Agostino Gemelli dà vita nel 1918 alla casa editrice Vita e Pensiero; nel 1921 all’Università Cattolica; nel 1929 all’Opera della Regalità per avvicinare i laici alla vita liturgica, anticipando il Concilio Vaticano II. È un percorso fatto di viaggi in tutta Italia e in Europa, di amicizie – oltre a Gemelli, ricordiamo la marchesa Teresa Pallavicino e mons. Francesco Olgiati –, di incontri con personaggi di spicco dell’epoca, ma anche con persone semplici, una vera folla di uomini e donne, laici e religiosi. Non mancano le difficoltà e i dolori: lo scioglimento della Gioventù Femminile imposto dal regime fascista; la morte di papa Pio XI nel 1939, il pontefice paterno; la Seconda guerra mondiale e il bombardamento del 1943 su Milano che distrugge non solo la sua casa, ma anche parte dell’Università Cattolica; fino alla malattia che dal 1949, gradualmente, le toglie la voce. Tra i due secoli, dalle inquietudini di fine Ottocento ai problemi dell’Italia moderna, industrializzata e democratica della metà del Novecento, Armida Barelli «si prodigò senza misura nell’azione, perché mossa da un Amore senza misura».
Biografia dell'autore
Maria Sticco (1891-1984), stretta collaboratrice di Armida Barelli con la quale diresse la rivista per la Gioventù femminile «Fiamma Viva», è stata docente di Letteratura italiana dell’Università Cattolica. Autrice di numerose opere di largo successo nel Novecento, come Il dovere e il sogno o la biografia di San Francesco e Santa Chiara d’Assisi, si specializzò in quest’ultimo genere, distinguendosi per uno stile vivace e la capacità di cogliere la psicologia individuale dei personaggi narrati. A questo riguardo spicca il ritratto di Agostino Gemelli, con il quale collaborò assiduamente. Direttrice della rivista «Vita e Pensiero» dal 1962 al 1967, nel 1975 Paolo VI la insignì della croce pro Ecclesia et Pontefice, a riconoscimento dell’attività svolta presso l’Ateneo. Nello stesso anno le fu conferita, con decreto del presidente della Repubblica, la medaglia d’oro dei benemeriti della scuola, della cultura e dell’arte.