Volti dell'anima russa
-Identità culturale e spirituale del cristianesimo slavo-ortodosso
(Saggistica Paoline) [Con sovraccoperta stampata]EAN 9788831540483
È possibile definire i tratti culturali e spirituali dell’Ortodossia slava? Ci sono delle coordinate di pensiero comuni? Esiste un’unica Ortodossia? Tali domande suscita, fin dall’intestazione, il testo di Valentini. L’Ortodossia, seppur solo quella slava, è così profonda e multiforme – stratificata nel tempo e nello spazio così come nella tradizione – che ogni opera di sintesi potrebbe apparire parziale o settoriale. La sfida è quella di risultare esauriente senza chiudere nessuna prospettiva di ulteriore approfondimento.
Metodologicamente lo studio cerca di muoversi lungo tre prospettive differenti: indagare il motivo «dell’incomprensione e della scarsa conoscenza dell’Ortodossia slava; rintracciare i tratti fondamentali e peculiari della spiritualità slavo-ortodossa […]; esplorare la rilevanza teoretica e spirituale di quel “principio di complementarietà” fortemente invocato dal Concilio Vaticano II» (15-16). L’ambito di questo percorso è rappresentato dalla Slavia ortodossa, cioè quella comunità etnica, rifacentesi alla Chiesa bizantina, che nel corso dei secoli ha maturato una propria identità culturale e spirituale; facendo riferimento soprattutto al pensiero religioso russo degli inizi del XX secolo e a Pavel A. Florenskij (1882-1937) in modo preminente.
Nei 12 capitoli dello scritto, Valentini analizza alcune delle grandi direzioni – liturgiche, filosofiche, teologiche, estetiche, sacramentali, morali – che emergono nel confronto con l’Ortodossia slava. Spesso essi cercano un confronto con il pensiero europeo-occidentale, per rintracciare la peculiarità di «un pensiero “altro”, prettamente orientale, […] proveniente dalla tradizione slavo-ortodossa, ma anche di rintracciare i fondamenti della cultura cristiana e della Chiesa indivisa» (18).
Il primo capitolo (L’anima russa e l’Europa. Identità culturale e spirituale della Slavia ortodossa) affronta proprio la problematica della ricezione dell’anima russa in Europa e il loro reciproco rapporto. Nel chiarire questa relazione l’autore nota «come l’unica certezza che l’uomo russo ha mantenuto per secoli, è stata l’adesione alla fede cristiana, sebbene anch’essa non priva di tormenti e tradimenti, eppure così incisiva e peculiare, già a partire dal suo momento sorgivo» (40-41).
Il secondo capitolo (La conversione russa alla bellezza. Ascesi ed etica filocalica) afferma la tensione eminentemente estetica della spiritualità russa. Passando attraverso la riflessione di autori quali Losskij, Ivanov, Frank, Bulgakov e Berdjaev si pensa alla bellezza come luogo teofanico per eccellenza, punto d’incontro tra Dio e la creatura.
Il terzo capitolo (La contemplazione della verità tra ragione e simbolo. Apofatismo, antinomia, logica e mistica) è dedicato al tema della verità che si declina, nel pensiero religioso russo, come un’esperienza dinamica e vivente. Guidato in questo capitolo dalla riflessione florenskijana, Valentini si concentra su un concetto di verità molto lontano dagli astrattismi filosofici occidentali: l’irrompere della vita, col suo fluire, nel «quadro di attendibilità logica e gnoseologica del fondamento della verità determina una vera e propria “esplosione” dell’intellettualismo astratto» (81). Così intesa la verità trova la sua dimensione più propria nel contesto trinitario-simbolico.
Nel quarto capitolo (Il mistero della persona e la divinizzazione. Antropologia e personalismo ortodosso) si analizza l’idea di persona: nell’Ortodossia russa esiste un forte legame con il concetto teologico di Persona divina, con tutto il suo portato misterico e relazionale. Non bisogna dimenticare anche il lato tragico della persona che, come suggerisce Šestov (1886-1938), è dato dalla relazione tra tutte le anime che tendono verso una meta comune.
Un tema proprio della riflessione Orientale è affrontato nel quinto capitolo (Filosofia e mistica del cuore. L’intelligenza spirituale del sentimento): il cuore. Esso non rappresenta soltanto la dimensione sentimentale dell’uomo, è, bensì, il centro vitale e spirituale di ogni essere vivente. Il cuore è il luogo per eccellenza in cui l’umano e il divino si incontrano, e da cui parte una vera conoscenza integrale dell’universo.
Il sesto capitolo (Il pellegrino russo e l’esicasmo. Preghiera, teologia palamita e gloria del Nome) affronta due temi diversi: da un lato il pellegrinaggio come dimensione spirituale dell’Ortodossia, dall’altro l’influsso di Gregorio Palamas (1296-1359) e dell’esicasmo (preghiera del cuore) nella pratica teologica, liturgica e devozionale.
Alla liturgia è dedicato il settimo capitolo (Liturgia, trasfigurazione e vita sacramentale. La luce della vita). Valentini afferma che «per l’intera coscienza spirituale ortodossa la liturgia costituisce, nel suo senso più proprio e radicalmente fondato, l’anima stessa della sua “forma culturale”» (183). Anima questo capitolo il commento alle Meditazioni sulla Divina Liturgia di Gogol’ (1808-1852).
L’autore affronta la problematica morale dell’amore e del matrimonio, strettamente legata a quella del monachesimo, nell’ottavo capitolo (L’eros e la grazia nuziale. Amore, matrimonio e monachesimo).
Il nono capitolo (La “metafisica concreta” dell’icona. L’epifania del volto-sguardo) traccia un’ampia panoramica sulla teologia dell’icona. Strettamente legata al culto liturgico l’icona non ha lo scopo di «mostrare una bellezza naturale, ma di testimoniare visivamente verità teologiche, incarnare la bellezza di queste verità» (245).
Sul culto dei santi Valentini si sofferma nel decimo capitolo (Il culto dei santi e delle reliquie. Sulle tracce di san Dasio e san Nicola), mentre al centro dell’undicesimo troviamo l’amicizia (L’ethos dell’amicizia. Etica delle virtù e ontologia della relazione). L’amicizia ha un carattere ontologico oltre che etico; seguendo le analisi di Florenskij, essa è «epifania d’amore reciproco, che lascia trasparire l’essere stati interpellati per primi dall’Altro, avvolti e come inseriti nel dialogo della carità divina, che trova la sua origine nel grembo del mistero trinitario» (328).
Il dodicesimo capitolo (La sofferenza e il dolore innocente. Lo “scandalo” del male e il dono della libertà) affronta il problema della teodicea, molto caro alla riflessione dell’Ortodossia slava che, a partire da Dostoevskij (1821-1881), ha occupato la mente di molti pensatori.
L’ultimo capitolo (La teologia della Croce e della gioia pasquale. La “follia” dell’amore crocifisso e risorto) è dedicato all’apice della fede cristiana: il mistero pasquale della passione, morte e resurrezione di Gesù. Attraverso la categoria di kenosis, così come letta da Bulgakov (1871-1944), il mistero pasquale trova la sua chiarificazione: «la Croce è il fulcro dell’evento pasquale, in essa è racchiuso il fondamento ontologico trinitario che dischiude il cammino del Figlio fino alla sua estrema “consegna”, che dal tempo storico sconfina in quello escatologico, entrando all’interno della vita di Dio per riapparire e riconsegnarsi come il Risorto, il Vivente, e in quanto tale il vero Presente» (368).
Il testo di Valentini, molto profondo e articolato, si offre ad una lettura molteplice: da solo potrebbe bastare a dare alcune coordinate di orientamento all’interno del pensiero della Slavia Ortodossa, soprattutto di quel fecondo periodo rappresentato all’inizio del Novecento dalla filosofia religiosa russa che ebbe tra i suoi precursori Solov’ev (1853-1900) e Dostoevskij. Stimola, inoltre, ad ulteriori approfondimenti, confronti ed analisi delle tematiche affrontate nei diversi autori. Il libro ha il particolare pregio di essere esaustivo da un lato, invogliando però la ricerca e la curiosità dall’altro. Proprio come in una celebre poesia di Tjutcev (1803-1873), il testo si può paragonare alla Russia che non si misura col comune metro: la Russia è fatta a modo suo, in essa si può credere soltanto.
Ed è quel credere che pervade tutta l’opera. Il tratto comune dell’identità della Slavia ortodossa consiste nella sua fede inscindibilmente legata alla sua storia e al suo popolo: questo libro rende evidente l’unione, unica nel suo genere, tra la cultura russa e la sua spiritualità, la sua Chiesa Ortodossa, incarnando perfettamente le parole di Rozanov (1856-1919) citate dallo stesso autore: «Chi ama il popolo russo, non può non amare la Chiesa. Perché questo popolo e la sua Chiesa formano un tutto unico. E soltanto presso i russi entrambi sono una cosa sola» (23).
Tratto dalla rivista Lateranum n.2/2014
(http://www.pul.it)
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