La tradizione tradita
-La Chiesa, gli Ebrei e il negazionismo
(Libroteca Paoline) [Con sovraccoperta stampata]EAN 9788831536660
La recente vicenda della remissione della scomunica ai quattro vescovi del movimento tradizionalista cattolico lefebvriano viene raccontata e rivisitata da due giornalisti vaticanisti. La volontà di misericordia di Benedetto XVI, le contrapposte posizioni, le reazioni scomposte di parte del movimento, le affermazioni antisemite aberranti di mons. Williamson ecc., permettono di ricostruire la vicenda dell’unico scisma successivo al Vaticano II. Un groviglio di sensibilità, comportamenti, pretese e teologie che s’infrange nella constatazione di una volontà tradizionalista che per volere essere tale sconfessa la tradizione pur di combattere la Chiesa.
Tratto dalla Rivista Il Regno 2009 n. 16
(http://www.ilregno.it)
Nel Gennaio 2009 il Santo Padre ha rimesso la scomunica ai quattro vescovi appartenenti alla «Fraternità Sacerdotale San Pio X», consacrati con atto scismatico dal Vescovo Marcel Lefebvre nel 1988. Con tale gesto, suscitato dalla paternità benevolente di Benedetto XVI, la Santa Sede ha espresso la volontà di ricomporre la piena comunione con questi Vescovi e con i fedeli che aderiscono alla «Fraternità Sacerdotale San Pio X». Putroppo, proprio pochi giorni prima che questa notizia fosse diffusa da un comunicato della Sala Stampa vaticana, un’emittente televisiva svedese trasmise un’intervista rilasciata, al principio del mese di Novembre 2008, da uno di questi quattro Vescovi, Richard Williamson, in cui, assumendo una posizione decisamente negazionista rispetto alla tragedia dell’Olocausto, egli, a titolo del tutto personale, contestava l’esistenza delle camere a gas nei campi di sterminio e, contro la stima di 6 milioni di vittime, quasi universalmente accettata dagli storici, riduceva il numero degli Ebrei drammaticamente periti a non più di 300.000.
I mezzi di comunicazione sociale hanno scatenato una «campagna mediatica» insinuando il sospetto che il Papa, con la remissione della scomunica, avallasse il revisionismo storico di Williamson. Le reazioni del mondo ebraico sono state aspre. Preoccupazioni sono state espresse anche da alcuni esponenti politici europei che hanno invitato la Santa Sede ad un chiarimento delle sue posizioni. Tutta questa vicenda è stata ricostruita da due giornalisti italiani, Aldo Maria Valli e Rodolfo Lorenzoni, in un agile volumetto che si caratterizza per ricchezza di documentazione, equilibrio di giudizio e piacevolezza stilistica. Anzitutto, i fatti sono presentati con costante riferimento ai personaggi e agli avvenimenti (capitoli I: «Clamore mediatico e verità dei fatti»; II: «Il ciclone Williamson», pp. 13-36). In secondo luogo, i «cattivi», cioè i lefevriani, non vengono demonizzati aprioristicamente, ma le ragioni della loro esistenza e delle loro scelte so-no analizzate con ponderazione (capitolo III: «Storia di uno scisma», pp. 37-50). Tutto il delicato tema dello sviluppo del rapporto tra Ebraismo e Cristianesimo, soprattutto alla luce delle acquisizioni del Concilio Vaticano II, viene ripercorso puntualmente e di esso si mostra l’irreversibilità, grazie agli impulsi dati da Gio-vanni Paolo II e dall’attuale Pontefice, Benedetto XVI (capitoli IV: «Ebrei e cattolici, un dialogo in cammino»; V: «Sotto il segno di Giovanni Paolo II»; VI: «I passi di Benedetto XVI», pp. 71-79).
La lettura è accessibile a tutti, anche ai «non addetti ai lavori» perché lo stile conserva la vivacità di un pezzo giornalistico ben scritto. Il contenuto di questo volumetto, dunque, oltre a raccontare un episodio ben specifico, cioè il caso «Williamson», affronta questioni ben più complesse ad esso associate. Anzitutto, la questione del dialogo interreligioso con l’Ebraismo, recentemente rilanciato dal Papa Benedetto XVI con la sua visita alla Sinagoga di Roma. Si mostra l’attenzione, l’impegno e l’amore che la Chiesa Cattolica e il Magistero Pontificio profondono nella ricerca dell’amicizia con i «fratelli maggiori». In secondo luogo – ed è questo forse il pregio maggiore che riconosciamo agli autori –, si charisce il concetto, vitale per la fede cattolica, di Tradizione, la cui interpretazione costituisce motivo di dissenso tra il mondo lefevriano e la Santa Sede. «Nella Chiesa tutto è tradizione, ma non nel senso che tutto è fermo e immobile come in un museo di paleografia, ma nel senso che ogni gesto, ogni immagine, ogni rito rappresenta un rimando al cuore della fede, che è la testimonianza d’amore di Gesù e il suo sacrificio per noi, la nostra redenzione... il concetto di tradizione non è per nulla statico, ma è forse il più dinamico che si possa immaginare. Implica un cammino ininterrotto, una passione inestinguibile per la trasmissione di ciò che conta davvero per l’uomo. Implica, anche necessariamente, l’attenzione per quelli che Giovanni XXIII chiamava i ‘segni dei tempi’, perché chi vuole trasmettere qualcosa deve fare i conti con la realtà nella quale si trova immerso» (pp. 46-47).
In questo contesto gli autori non mancano di trattare anche della liberalizzazione del rito «tridentino» della Santa Messa, decisa dal Papa con il suo Motu Proprio Summorum Pontificum, da alcuni superficialmente ritenuta come una forma di «ritorno al passato», e non come un atto di valorizza-zione di quanto di bello e nobile la Tradizione ha prodotto. Ci rimangono una domanda ed un’osservazione. Ci chiediamo perché nella ricostruzione della vicenda Williamson manchi il riferimento alla Lettera scritta dal Papa il 10 Marzo 2009 ai Vescovi, in cui, addolorato, esprimeva il suo ram-marico per l’incomprensione del gesto di riconciliazione da lui avanzato. Forse, gli autori hanno mandato alle stampe il loro volume prima che questa lettera fos-se divulgata? Un’osservazione: quando si menziona l’Enciclica progettata da Pio XI contro il razzismo e mai pubblicata, dal titolo Humani Generis, si riporta l’ipotesi che essa «avrebbe segnato una tappa importante perché per la prima volta la Chiesa avrebbe condannato l’antisemitisimo in un documento solenne» (p. 53). In realtà, le bozze di questa enciclica sono state pubblicate e studiate: il testo non corrispondeva all’intenzione del Papa ma veicolava ancora posizioni tradizionalmente antigiudaiche. Auspichiamo che anche altri pubblicisti cattolici sappiano proporre dei saggi pregevoli come quello di Valli e Lorenzoni affinché, nella confusione che i media, a volte surrettiziamente, provocano, la linearità e la forza della verità emerga, smascherando l’infondatezza delle accuse rivolte alla Chiesa e ai suoi Pastori.
Tratto dalla rivista "Parola e Storia" n. 1/2010
(http://www.scienzereligiose-br.it)
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