La biografia della nobile romana, personalità di spicco, monaca e asceta della tradizione patristica venerata come santa sia in Oriente che in Occidente. La Vita di Melania di Geronzio ripercorre la storia di Melania, giovane romana, vissuta nella prima metà del V secolo, di estrazione nobiliare e di origine senatoria. Dopo la morte precoce dei figli, d'accordo con il marito Piniano, abbraccia gli ideali di castità e di povertà, vende tutte le sue proprietà - contro il parere della sua famiglia di origine - e abbandona una condizione agiata per le difficoltà e le ristrettezze di una vita ascetica fondata sugli ideali evangelici. Moltissimi beneficiarono del suo aiuto caritatevole in tutto l'impero: poveri, malati, prigionieri schiavi. Ciò le valse la grande fama di santità. A seguito del Sacco di Roma nel 410, lascia l'Italia per Tagaste in Africa, dove stringe una salda amicizia con Agostino, quindi per Gerusalemme dove fonda un monastero femminile e uno maschile.
ESTRATTO DALLA PRIMA PARTE
Fine delle tribolazioni è di rendere compiuta la gioia. Vita latina di santa Melania, 34, 17
La Vita di Melania, insieme alla coeva Vita di Sincletica (430450) dello Pseudo-Atanasio, e alla capostipite, in ordine di tempo e anche come modello letterario, Vita di Macrina (381-382) di Gregorio di Nissa, è la terza biografia di una santa asceta che la tradizione patristica ci ha consegnato. Melania ha in comune con Sincletica l'estrazione nobiliare e l'origine senatoria (senatrix Romae recita il titolo latino del libro di Geronzio, mentre sygkletos, da cui il nome Sincletica, etimologicamente sta per "appartenente alla famiglia senatoria"). La rinuncia al matrimonio e la scelta della castità coniugale di Melania, il disprezzo delle belle vesti e delle vanità terrene, rappresentano altrettanti punti di contatto tra i molteplici che si possono rinvenire a uno spoglio, anche sommario, delle loro biografie. Le tre condividono la stessa radicalità delle scelte di vita che le hanno portate ad abbandonare la certezza di una condizione agiata per le difficoltà e le ristrettezze di una vita fondata sugli ideali evangelici della sopportazione, della fatica, della povertà: «Sappiate sopportare per essere giudicate giuste; lottate per entrare per la porta stretta; sappiate soffrire un po' per ricevere molto; disprezzate le cose terrene per conseguire quelle celesti» (45, 3). Questo il programma spirituale di Melania, estendibile non solo alle altre due, ma anche a tutte le donne che in quello stesso volgere di anni erano andate ad abitare le solitudini del deserto egizioano o dell'area microasiatica.
1. LA FAMIGLIA DI MELANIA
Melania La Giovane appartiene ad una famiglia di alto lignaggio.
Nipote di Melania L'Anziana, che era nipote di Antonio Marcellino, console nel 341, perché figlia del figlio, il console onorario (vir consularis) Marcello (o Marcellino, come lo indica Palladio). A sua volta Melania Seniore aveva sposato Valerio Massimo, anch'egli con discendenze consolari — in quanto figlio del primo console della Repubblica. Valerio Publicola — e dotato di un cospicuo patrimonio, dal quale ebbe tre figli. Nel giro di pochi anni la donna perse il marito e due figli cosa che la indusse a vendere i suoi beni e ad andare a vivere in povertà in Egitto e in Palestina. Il figlio superstite di Melania Seniore, Publicola, nel 381 sposò Ceionia Albina la Giovane che era figlia di Ceionio Rufio, a sua volta fratello di Ceionio Cecina, la cui figlia Leta sarà la destinataria di una importante lettera di san Gerolamo sull'educazione della figlia Paola, che appare per tre volte anche nella Vita di Melania. Dall'unione di Publicola e Ceionia Albina la Giovane sarebbe nata nel 383 [385] Melania. Per non disperdere il patrimonio di famiglia, all'età di quattordici anni, i genitori la diedero in moglie a un cugino nel 397, Pinano, anch'egli di origini patrizie e di poco maggiore di età. Da questo momento le tappe della loro vita sono segnate da decisioni comuni, innanzitutto quella di vivere in castità, dopo la morte prematura dei due figli della coppia [404111 e successivamente quella più radicale della rinuncia al mondo, riproducendo in tal modo quasi in maniera inconsapevole quello che era stato il percorso della nonna Melania. I due lasciano perciò Roma e mettono in liquidazione il loro enorme patrimonio anche entrando in conflitto con i familiari e gli amministratori dello stesso.
La conversione di Melania si matura alla scuola di Paolino di Nola (406 [407]) presso il quale impara a dedicarsi alla preghiera continua e ad applicarsi alla lectio divina. Successivamente, dopo il sacco di Roma di Alarico del 410, la donna lascia l'Italia e si dirige, con un viaggio avventuroso, in Africa. A Tagaste, insieme con la madre Albina e Piniano, soggiorna presso il vescovo amico di sant'Agostino, Alipio. La permanenza dura sette anni (fino al 417) e si configura come un vero e proprio periodo di noviziato di Melania la quale in questo lasso di tempo poté approfondire i contenuti della vita contemplativa e ascetica. Sempre in compagnia della madre e del marito decide quindi di dirigersi verso la Palestina, che raggiunge 13 dopo un breve scalo nella città di Alessandria. Quindi fa ritorno in Egitto per visitare le colonie di monaci che vivevano nel deserto (419). Dopo questo pellegrinaggio Melania si stabilisce definitivamente a Gerusalemme dove muoiono prima la madre (431) e poi, nel 432 il marito, alla cui figura subentra, come figlio spirituale, proprio l'autore della sua biografia Geronzio. Nella città santa Melania fonda un monastero femminile (432) e uno maschile (435 o 436).
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edisetta pozzati il 12 giugno 2018 alle 14:39 ha scritto:
La vita di santa Melania è una piacevole scoperta, una santa che non conoscevo ma che il racconto di Geronzio rende più vicina e reale. Molte le note a completare il testo e i riferimenti scritturistici.
Dott. DONATELLA PEZZINO il 8 febbraio 2024 alle 09:30 ha scritto:
Fra i testi dei primi secoli cristiani che meritano una riscoperta c'è sicuramente questa biografia di Santa Melania scritta dal sacerdote Geronzio, suo figlio spirituale. Vi troviamo il ritratto di una donna meravigliosa, divinamente ispirata, che ha saputo fare della sua vita, sia interiore che materiale, una totale offerta a Dio. La sua forza, ancora oggi, colpisce e desta ammirazione. Un libro stupendo, che consiglio a tutti.