Seconda Lettera ai Corinzi
(Nuovo Testamento. Commento esegetico e spirituale)EAN 9788831137805
In occasione della celebrazione dell’Anno paolino, numerose e di tenore diverso sono state le pubblicazioni soprattutto in Italia, segni concreti del prezioso lavoro di biblisti che scrutano le Scritture e offrono il frutto del loro impegno non solo per chi è addentro allo studio esegetico, ma anche per chi coglie in queste opere nutrimento e alimento per la propria crescita nella fede. Quando un autore deve compilare la sua opera, deve tener conto del pubblico cui destina il suo scritto, «adeguando» così il proprio registro linguistico allo scopo di rendersi comprensibile ai più. Ci sono opere che riescono a «tenere» insieme da una parte il rigore scientifico e dall’altra la chiarezza e la comprensibilità del linguaggio. Una di queste è senza dubbio il Commento esegetico-spirituale alla Seconda lettera ai Corinzi del noto biblista Antonio Pitta, Ordinario di esegesi del Nuovo testamento presso la Pontificia Università Lateranense in Roma. Lo scritto esce all’indomani della pubblicazione nel 2006 del Commentario alla Seconda Lettera ai Corinzi edito dalla Borla.
È indiscutibile l’impegno profuso dall’Autore a ogni livello nei suoi anni di ricerca all’interno dell’epistolario paolino e del pensiero teologico dell’apostolo. Non si possono dimenticare i numerosi interventi scientifici e le pubblicazioni esegetiche, frutto di un attento e meticoloso studio personale e di una passione che traspare dai suoi scritti. Lo stesso Autore, in merito alla compilazione di questo Commento alla Seconda lettera ai Corinzi, ricorda: «In realtà, soltanto dopo aver dedicato molto tempo all’esegesi dettagliata di un testo, si è nelle condizioni di produrre un commento che raggiunga, in modo immediato, il messaggio del testo biblico, per porlo a disposizione dei lettori» (p. 5). In tutto il suo lavoro egli persegue con coerenza il suo intento, offrendo così a un pubblico più vasto la possibilità di accostarsi e assaporare la bellezza e la drammaticità di questa lettera paolina, considerata dai più come la più sofferta e la più autobiografica. Ne viene fuori, dunque, un testo che lascia parlare l’apostolo Paolo che si “confessa” tra gioie e dolori, narrando le sue vicissitudini in vista del recupero di una relazione compromessa.
Il commento vero e proprio è preceduto da una Introduzione (pp. 7-29) dove l’Autore tratta, in modo conciso e chiaro, questioni inerenti la «genesi» della lettera paolina. Il primo problema affrontato è quello relativo l’integrità della Lettera. L’autore preferisce parlare di una lettera della riconciliazione, composta probabilmente a Filippi nell’inverno del 55 d.C. e di una lettera polemica, sempre dalla Macedonia, spedita nel 56 d.C. (cf p. 9). L’attuale epistola canonica, così, sarebbe composita, sebbene «la tematica generale dell’apostolato di Paolo che l’attraversa permette di leggerla e d’interpretarla in modo unitario» (p. 8).
A seguire, il nostro Autore si sofferma con particolarità e precisione d’informazioni sulla città di Corinto e sulla comunità cristiana che, secondo testimonianze letterarie e archeologiche, sarebbe sorta agli inizi del 50 d.C. (cf p. 13) e con la quale l’apostolo mostra di aver intrattenuto «una corrispondenza così frequente» (p. 12). Più volte Paolo ha visitato la comunità dei Corinzi e più volte ha avvertito la responsabilità di venire incontro alle situazioni, talvolta incresciose, che sorgevano all’interno della stessa per mezzo delle sue missive. Con l’ausilio dell’analisi retorico-letteraria l’Autore traccia una possibile struttura della Seconda lettera ai Corinzi (pp. 17-19) come riportata nel canone della Bibbia individuando, a chiare lettere, le parti che costituiscono la cosiddetta lettera di riconciliazione (1, 1–9, 15) e la lettera polemica (10, 1–13, 13). Dalla presentazione dello schema della Lettera, si passa all’esposizione del Messaggio (pp. 19-29): «Di fatto parlando, in gran parte, di sé è come se Paolo delineasse il modello da seguire nel ministero per chiunque e in qualsiasi comunità cristiana» (p. 19). La presentazione di quelli che sono i temi di grande portata teologica è espletata soffermandosi sull’ethos dello stesso Paolo (mittente della Lettera), il pathos della comunità di Corinto (destinatario) e il logos espresso dal vangelo.
Quest’ultimo permette a Paolo di confrontarsi con la comunità dei Corinzi, divenendo così il punto di maggiore interesse. Di qui si dipanano, solo per citarne qualcuno, i richiami al ministero della riconciliazione, alla teologia del cuore, all’essere «in Cristo», alla condivisione fra le Chiese, al paradosso della croce, alla riconciliazione e alla consolazione di Dio, alla caparra dello Spirito Santo. Sono temi che l’Autore fa emergere da un’accurata lettura del testo e dalla sua originale interpretazione e che sono ripresi all’interno della sezione dedicata al commento di tutta la Lettera (pp. 31-164).
È un’opera che merita tutto il nostro plauso soprattutto perché, come ricordato in precedenza, l’Autore non ha ceduto alla tentazione di «abbassare» il livello della scientificità della propria ricerca, ma, servendosi di quest’ultima, ha «generato» un testo che potrà essere di facile lettura per chi vorrà ripercorrere le fasi del ministero paolino e rileggere la propria esperienza di apostolato a servizio del vangelo di Gesù Cristo.
Tratto dalla rivista "Parola e Storia" n. 2/2009
(http://www.scienzereligiose-br.it)
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