La storia armena del V secolo è segnata da un evento decisivo per l'identità nazionale ed ecclesiale: la battaglia di Avarayr. Politicamente soggetti ai Persiani, gli Armeni si impegnano in una tenace resistenza nel momento in cui si vedono costretti a rinnegare la propria fede cristiana. Un esercito di valorosi capeggiati da Vardan Mamikonean viene alle armi con i Persiani il 2 giugno 451 presso Avarayr. Nella "Storia di Vardan", Elise - di cui sappiamo poco, probabilmente egli stesso impegnato nella battaglia - ripercorre gli eventi, offrendo una lettura in chiave storico - salvifica della lotta antipersiana. L'opera è qui proposta in una traduzione italiana di agile lettura, ma che non perde la coloritura naif dell'originale.
ESTRATTO DALLA PRIMA PARTE
1. IL CONTESTO STORICO
La storia armena del V secolo è segnata da un evento decisivo per l'identità nazionale ed ecclesiale: la battaglia di Avarayr. Politicamente soggetti ai Persiani, gli Armeni si impegnarono in una tenace resistenza nel momento in cui si videro costretti dai sassanidi a rinnegare la propria fede cristiana. Un esercito di valorosi capeggiato da Vardan Mamikonean venne alle armi con i Persiani il 2 giugno 451 presso Avaravr. L'animo con cui i guerrieri si accingevano all'impresa è descritto da Elise con queste parole: «Colui che pensava che tenessimo la nostra fede cristiana a mo' di vestito, ora sa che non può mutarla, come il colore della pelle, e forse non potrà farlo fino alla fine. Giacché le sue fondamenta sono collocate saldamente sulla roccia inamovibile, non sulla terra, ma su in cielo, dove non cade pioggia, non soffiano venti, non montano inondazioni». Fede e orgoglio nazionale s'intrecciano strettamente nella coscienza armena. Benché la battaglia abbia avuto un esito incerto e pesante in termini di vite umane per l'esercito di Vardan, il sacrificio di questi eroi della nazione amena e oltre trent'anni di resistenza armata fruttarono nel 485 una maggiore libertà di culto da parte del re di Persia. A causa di questa lotta, decisiva per la storia religiosa dell'Armenia. Chiesa armena non stata rappresentata al concilio di Calcedonia, convocato proprio nel 451 e da essa condannato ufficialmente solo nel 553-555, durante un concilio riunito a Duin. È nel contesto di questi anni, caratterizzati dal martirio e da un intenso dibattito teologico, che la tradizione colloca la figura di Elise
La narrazione di Elise prende inizio da un momento cruciale della storia armena, il 428 d.C., quando i naxarar armeni fecero appello al re persiano Vahram V (421-439), domandando la deposizione dell'ultimo re armeno appartenente alla dinastia di origine partica degli arsacidi, Arsak, a causa dei suoi costumi corrotti. Al suo posto venne nominato marzpan d'Armenia il persiano Véh-Mihr-Sahpuhr.
Secondo Elise, i primi anni di influenza persiana erano stati segnati dalla tolleranza nei confronti del cristianesimo e le persecuzioni sarebbero iniziate solo sotto il regno di Yazdgard II (439457). I dati forniti da Elise concordano sostanzialmente con quanto sappiamo dei re persiani che precedettero tale sovrano.
Dopo le violente persecuzioni promosse da Sahpuhr II (309379), attestate anche da Pawstos Buzand (III, 17), Saphuhr III (383-388) si mostrò abbastanza tollerante nei confronti dei cristiani. Secondo quanto riportato da Elise stesso, Saphuhr III, vedendo che era impossibile ridurre con la forza i cristiani alla religione dei persiani, emanò un editto di tolleranza religiosa, del quale essi poterono beneficiare. I dati forniti da Elise sono confermati da Giovanni di Efeso (sec. VI), il quale pone l'editto di tolleranza come conseguenza della tenace resistenza cristiana.
Sotto il regno di Yazdgard I (399-420) si era radunato a Seleucia nel 410 un sinodo che aveva ottenuto dal re persiano una dichiarazione di tolleranza, che Labourt non stenta a definire «l'editto di Milano della Chiesa persiana». È interessante osservare, leggendo gli atti del concilio, che tutte le prerogative religiose che l'imperatore romano aveva rispetto ai concili, vengono trasferite su Yazdgard I: il re persiano convoca il concilio, sancisce legalmente le decisioni dei vescovi, ratifica l'elezione del kat`olikos armeno. Questa situazione non rimane un caso isolato ma, come attestano gli atti dei concili, si ripeté sotto diversi sovrani, tanto che, come osserva la Garsoian, «the position of the pagan King of Kings the Christian church seems to bave presented an exact parallel to that of his Imperial counterpart».