ESTRATTO DALLA PRIMA PARTE
GIOVANNI DAMASCENO MONACO E SCRITTORE
Senza soffermarci su notizie biografiche e letterarie più particolari i, ricordiamo soltanto che il «monaco Giovanni», autore dell'opera tradotta nelle pagine seguenti, nacque intorno all'anno 650 a Damasco, terra siriana di antichissima tradizione cristiana ma allora caduta da poco sotto il dominio degli arabi musulmani. Intorno all'anno 700 Giovanni si ritirò nel monastero di San Saba presso Gerusalemme, anch'essa rientrante ormai nell'impero musulmano, e vi condusse per altri lunghi anni una vita fortemente ascetica e impegnata in un'intensissima attività letteraria, ma anche disponibile — per richiesta del vescovo di Gerusalemme — a un'attività pastorale di cui però non possiamo precisare qualcosa se non per quanto riguarda quella omiletica, per la quale ci sono rimaste anche parecchie testimonianze letterarie. Morì verso il 750. La sua memoria fu violentemente condannata dagli iconoclasti nel loro concilio di Hieria a causa dei suoi tre Discorsi contro coloro che calunniano le sante immagini. Viceversa, essa fu esaltata dai Padri del II Concilio di Nicea (VII ecumenico)onorato come del 787, e da allora il Damasceno è stato sempre retta fede, orientale e occidentale, e in tempi più recenti, nel 1890, il papa Leone XIII lo ha proclamato Dottore della Chiesa.
La sua festa celebrata in Occidente il 27 marzo, in Oriente il 4 dicembre. Per quanto riguarda l'attività letteraria del Damasceno, con uno sguardo complessivo si può dire che essa fa rilevare nel suo autore, da una parte, una profonda spiritualità personale e notevoli attitudini letterarie e, dall'altra, una costante preoccupazione per la fede e per la vita religioso-spirituale del popolo cristiano. Prendendo vita da questo terreno morale e intellettuale gli scritti del Damasceno s'inseriscono in quasi tutti i generi propri della letteratura cristiana antica, dalla teologia alla filosofia vista pur sempre in collegamento con essa, dall'apologetica alla polemica dottrinale, dall'esegesi biblica all'agiografia, all'encomiastica e all'omiletica. E per completare gli aspetti umani e culturali emergenti dalla sua produzione letteraria, è importante ricordare che il Damasceno si adoperò anche nel campo della poesia religioso-liturgica, nella quale manifestò una sincera ispirazione.
All'interno di questa vasta produzione letteraria, l'opera da noi tradotta è nota nel mondo di cultura occidentale con l' intitolazione abbreviata De fide orthodoxa ma il suo titolo originario corrisponde a Esatta esposizione della fede ortodossa. Essa occupa il terzo posto in un raggruppamento di tre scritti a cui comunemente si dà il nome di Fonte della conoscenza, ma autorevoli studiosi contemporanei ritengono che nelle intenzioni del Damasceno probabilmente questo titolo sia da attribuire solo al primo scritto. Questa trilogia è preceduta da una lettera dedicatoria al vescovo Cosma di Maiuma (nella Palestina meridionale), forse fratello adottivo del Damasceno ma certamente già suo compagno nel monastero di San Saba, alle cui insistenze l'autore fa risalire la composizione di questi scritti nonostante le sue proprie insufficienze morali e intellettuali. In questa medesima lettera viene esposto il programma di tutta la trilogia: dapprima l'esposizione di ciò che di positivo è rintracciabile presso i filosofi greci (e quindi una specie di propedeutica filosofica); poi l'indicazione delle «assurdità delle eresie» (e quindi una specie di propedeutica storica per opposto, che nei primi paragrafi si riferisce al mondo non cristiano, specialmente greco e giudaico); e infine «l'esposizione della verità».
Come data di composizione della trilogia l'anno 743 costituisce un termine ante quem, poiché il vescovo Cosma, destinatario della lettera dedicatoria, fu consacrato alla cattedra episcopale non prima di quell'anno. Ma per quanto riguarda i singoli tre scritti, gli studiosi moderni ammettono la possibilità che essi — o tutti o soltanto qualcuno fra loro — abbiano avuto un'esistenza separata prima della loro riunione in un corpo complessivo. E sembra certo che questo sia il caso del primo, ossia della Dialettica, almeno in una sua forma più breve che ci è giunta anch'essa ed è tuttora confrontabile con la redazione più ampia. Del resto, anche le fonti ci parlano di una rielaborazione dei suoi scritti che fu effettuata dal Damasceno nei suoi ultimi anni di vita.