ESTRATTO DALLA PRIMA PARTE
Beda e la storiografia cristiana
Che il Venerabile Beda, monaco e presbitero alto-medievale, abbia scritto una storia ecclesiastica certamente non sorprende, ma che la sua storia riguardi una singola e ben precisa area della Chiesa non può non richiamare fortemente l'attenzione dello studioso. Infatti, proprio in quanto autore di storia ecclesiastica etnicamente e geograficamente specificata, Beda costituisce la punta più avanzata nella storia della storiografia cristiana in genere, di età tardoantica e altomedievale. Inoltre l'esporre la storia ecclesiastica del complesso dei Germani insulari, pur distinti in gruppi nazionali e divisi da inimicizie e guerre, fu, da parte del monaco anglo, un atto di lucidità storica e politica, che non restò senza seguito nella successiva storia anglosassone. E ancora: l'esposizione bedaica della storia degli Anglosassoni già stanziati nell'isola, con rinuncia alla loro preistoria continentale, appare un interessante effetto dell'acculturazione latina del monaco. Infine l'esposizione, da parte di questo, non solo della storia ecclesiastica degli Anglosassoni, ma anche della storia della Britannia preanglosassone, si rivela un interessante effetto dell'acculturazione latino-cristiana da lui assorbita, che non restò senza seguito nell'ambito della successiva tradizione culturale, non solo medievale, ma anche moderna.
Di questi argomenti, non trattati dalla critica, intendo dunque parlare nelle pagine che seguono.
Quale era l'originaria concezione cristiana della storiografia? Per intenderla, dobbiamo risalire al modo cristiano di concepire la storia. Questa è la vicenda stessa della creazione divina del mondo e della prima coppia umana, della caduta di questa e dell'intero genere umano in essa, della divina promessa — attraverso la vocazione di Abramo — della grazia a tutte le genti, dell'elezione e della storia di Israele ordinate alla missione terrena e universalmente redentrice del Messia, dell'atto salvifico del Cristo ricapitolante l'universalità degli uomini, del proseguimento dell'opera del Cristo nella Chiesa, della progressiva incorporazione dell'umanità nella Chiesa e cioè in Cristo stesso, della gloriosa parusia nell'ultimo giorno. Insomma, la, storia è la storia stessa della salvezza, coinvolgente l'universalità del genere umano.
È — pur attraverso la tormentosa dialettica tra la « via della vita » e la « via della morte», tra la «città celeste» e la «città terrestre» — /iter, inarrestabile e irreversibile e al tempo stesso progressivo, dell'uomo dalla originaria condizione di umanità degradata dal peccato della prima coppia umana alla condizione di umanità giustificata dal supremo riscatto del Calvario e quindi, per effetto di questo, alla condizione finale di umanità gloriosa e trasfigurata. Tutto è organica e infrantumabile solidarietà (oikonomia): l'Antica e la Nuova Alleanza non sono assumibili separatamente l'una dall'altra, ché la prima è della della seconda, la seconda è compimento ella prima; il tempo della Chiesa è inseparabile sta dal già verificatosi evento della Redenzione sia dall'evento futuro e finale della parusia, con la sua nuova definitiva creazione, ché l'umanità giustificata fonda sulla fede nella già avvenuta risurrezione di Gesù Cristo la sua speranza nella risurrezione futura dei morti coi loro corpi spiritualizzati. Anzi l'unitaria e organica solidarietà si distende su tutta la linea dell'eternità, poiché, stante la tripartizione biblica del tempo in aion passato, anteriore alla creazione aion presente, compreso tra la creazione e la parusia e aion futuro, posteriore alla parusia, tutta la oikonomia della salvazione indissolubilmente vincolante il secondo e terzo aion è preparata, durante il primo aion, nei piani di Dio e nel Logos che è presso Dio (2 Re 19, 25; Is. 46, 10; Ef 1 4-5; 3, 9.11; Tit.1,2 )
Possiamo insomma dire che l'ambito della visione cristiana della storia coincide con l'ambito stesso dell'atto di fede enunciato nel Credo, il quale appunto ah-braccia l'intera oikonomia da Dio padre e creatore e signore dell'universo alla parusia e alla vita che ne conseguirà.
Va da sé che l'unitarietà della oikonomia, ripetutamente affermata in sede neotestamentaria e nella tradizione patristica (vedi al riguardo B. Luiselli, Indirizzo universale e indirizzi nazionali nella storiografia latino-cristiana dei secc. V-VIII, in Atti del convegno su: La storiografia ecclesiastica nella tarda antichità, Erice, 3-8 dic. 1978, Messina 1980, pp. 508ss., cui rinvio anche per la bibliografia sull'argomento), non poteva non imprimere nell'antico cristiano un senso universalistico della storia, universalistico sia sotto il profilo temporale (dalla creazione in poi), sia sotto il profilo spaziale (con coinvolgimento di tutte le genti).
Era naturale che questo senso universalistico della storia suggerisse all'antico storico cristiano la ricerca di una storiografia totale, cioè la tendenza alla storiografia universale (cronografica o narrativa che ne fosse la natura). La storiografia, per l'antico cristiano, era dunque la storia del segmento, tagliato sulla linea retta dell'eternità e non ulteriormente frazionabile, avente come estremi la creazione e la parusia (la prima e la seconda creazione) e consistente nella unitaria universale oikonomia.
Questa storiografia a indirizzo universale, già presente nella tradizione culturale cristiana di lingua greca con i Chronica di Giulio Africano, di Ippolito e di Eusebio, ebbe non scarsa fioritura nell'occidente latino di età tardoantica e altomedievale, certo anche per influenza del Chronicon eusebiano diffuso appunto in occidente nella traduzione latina e con le aggiunte di Girolamo. In tutto un insieme di scritti storiografici — dai Chronica di Sulpicio Severo alla cosiddetta Cronaca di Fredegario, dalle Historiae adversus paganos di Orosio