Il Pastore di Erma ha goduto di grande fama e apprezzamento tanto che per lungo tempo è stato ritenuto uno scritto canonico al pari di altri libri del Nuovo Testamento. L'opera, scritta in greco, composta da un anonimo in ambiente romano intorno alla metà del II secolo d.C., si presenta come una composizione dialogica ricca di allegorie e visioni simboliche. Il protagonista, Erma, incontra una donna biancovestita, simbolo della Chiesa, che lo guiderà alla comprensione di diversi temi della fede e della morale cristiana. Alla fine essa cede il posto a un'altra figura allegorica, il "Pastore", chiamato anche "angelo della penitenza". L'intera opera è un susseguirsi di visioni per comprendere le quali Erma pone continue domande che gli consentono di esporre l'insegnamento teologico ed etico della Chiesa, in particolare sul concetto fondamentale di pentimento. Un'importante testimonianza del cristianesimo delle origini.
ESTRATTO DALLA PRIMA PARTE
Opera alquanto singolare, il Pastore di Erma costituisce uno dei più importanti testi del cristianesimo delle origini. La fama e l'apprezzamento di cuigodette lo elevarono addirittura quasi al rango di scrittura canonica al pari degli altri libri del Nuovo Testamento. Bisognerà attendere il Decretum Gelasianum (IV secolo) perché la canonicità del Pastore venga ufficialmente negata.
Il prestigio di cui godette questa opera e l'importanza che tuttora giustamente le si attribuisce sono motivati innanzi tutto dalla sua antichità. Pare infatti accertato che sia stata composta, in ambiente romano, verso la metà del II secolo. L'autore dice di chiamarsi Erma, ma chi sia questo Erma non sappiamo. La tradizionale testimonianza del Canone Muratoriano afferma che egli era fratello del vescovo di Roma Pio I (140-154ca). Le altre poche notizie che ci sono giunte sul suo conto sono inaffidabili: tra esse anche le informazioni autobiografiche che troviamo nello stesso Pastore, e che probabilmente hanno carattere fittizio e allegorico, secondo cui Erma sarebbe uno schiavo affrancato, marito di una moglie linguacciuta e di figli ingrati.
Quanto all'opera in sé, essa, scritta in greco, come quasi tutti i testi delle prime generazioni cristiane, anche se il suo stile piuttosto popolaresco è abbondantemente pervaso di latinisimi ed ebraicismisi, si presenta come una composizione dialogica ispirata allo stile dei profeti veterotestamentari, specialmente di Daniele, ricca com'è di allegorie e visioni simboliche.
Il Pastore, infatti, diviso in tre parti (cinque Visioni, dodici Precetti e dieci Similitudini), inizia appunto con un racconto allegorico: Erma incontra una donna biancovestita, simbolo della Chiesa, che lo guiderà alla comprensione di diversi temi della fede e della morale cristiana. Alla fine delle Visioni, però, essa cede il posto a un'altra figura allegorica, il «Pastore», chiamato anche «angelo della penitenza» (XXV, 7 e CX, 1).
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Gaetano Ferri il 20 maggio 2008 alle 18:45 ha scritto:
Ma è questo il modo di essere cristiani?
Per me à una vergogna scrivere, pubblicare e vendere libri a questo livello di misoginia.
La donna ha diritto ad essere rispettata, ed i Padri della Chiesa erano in un contesto storico sociale completamente diverso dall'attuale.
Se queste sono le radici cristiane dell'Europa, grazie no!
Laicità, laicità e laicità.
Francesco De Vito il 5 giugno 2008 alle 12:22 ha scritto:
Caro Gaetano Ferri,
conosco Dag Tessore da anni e non è un misogino, forse dovresti leggere il libro e leggerlo bene. Il fatto che da più parti (ti lascio immaginare quali) lo si chiami "pazzo, eretico, disgustoso" ecc. la dovrebbe dire lunga.
Ho partecipato ed assistito a decine di suoi convegni in cui cercava semplicemente di essere oggettivo ed è stato, prima attaccato, poi completamente ignorato dalle gerarchie ecclesiastiche che, conscie di non poter batterlo sul piano della preparazione e della competenza, hanno preferito boicottarlo!
Fabrizio Giannoni il 3 luglio 2008 alle 23:19 ha scritto:
Caro Gaetano Ferri
ma lo sai cosa è laicità? o la confondi con laicismo? Usata poi come slogan finale è proprio deprimente. Se ti fa schifo uno che studia e conosce la patristica stai segando il ramo su cui sei seduto. O non sai nemmeno cosa significa cristianità.
Un consiglio generale: leggete i padri della Chiesa.
E se vi fanno schifo, significa che avete dei problemini irrisolti.
Albanese Pasquale, lbnpql@libero.it il 19 aprile 2013 alle 14:07 ha scritto:
Forse un presbitero della Chiesa di Roma, non necessariamente il fratello del Papa Pio; sicuramente una personalità di spicco, culturalmente evoluta, che primeggia nel contesto di penombra nel quale vive i propri inizi la Comunità Romana. Erma (concedendo credito a quello che non può sembrare altro che uno pseudonimo) è uomo che conosce la MISERICORDIA, sa dove e come nel cuore dell'uomo si annida il peccato, capisce che solo con l'adesione ad un cammino costante di conversione e penitenza possiamo entrare nella vera antropologia della necessità di Dio e della sua opera di Grazia.
Padre Giacinto Oshimaru Torchia, giacinto.torchia@gmail.com il 11 dicembre 2014 alle 11:27 ha scritto:
Il Pastore di Erma è a mio avviso un testo da leggere e meditare da tutti i cristiani, riesce a dare un fondamento sicuro alla nostra fede sulla Sacra Scrittura e sull'esperienza personale. E' utile anche come percorso catechetico di formazione per gruppi parrocchiali, perchè con un linguaggio semplice ma mai banale, suggestivo ma mai artificiale, riesce a trasmettere contenuti fondamentali per la vita cristiana. Non mi meraviglia che dagli antichi fosse quasi considerato Scrittura ispirata, fatti i dovuti distinguo possiamo anche chiamarlo "l'imitazione di Cristo" dei primi secoli.
Studente Marco Marinelli, marchiuz@hotmail.it il 16 luglio 2020 alle 11:12 ha scritto:
Un vero gioiellino da gustare. Va chiaramente contestualizzato nell'ambito culturale della Chiesa dei primi secoli. Applicata la giusta tara, Pastore di Erma è un testo fecondissimo per la riflessione personale nella Chiesa odierna.
Dott. DONATELLA PEZZINO il 2 maggio 2024 alle 13:31 ha scritto:
Lettura piuttosto lunga e impegnativa che unisce la precettistica alla mistica, con immagini di grande bellezza e momenti di altissimo lirismo. Per il lettore di oggi sicuramente ha dei punti di interesse, tuttavia molte delle sue parti potrebbero risultare poco scorrevoli e un po' oscure, a differenza di altri scritti Apostolici come la Lettera a Diogneto e la Didachè. Resta comunque un testo fondamentale per conoscere la spiritualità dei primi secoli cristiani.