Il Codice de L'Escorial ha conservato inedite, per oltre quattro secoli, le pagine del Cammino di perfezione di Teresa di Gesù nella sua primitiva stesura del 1566.In queste pagine Teresa tratteggia con vigore immagini semplici e toccanti sul suo colloquio con Dio, e altre, intense e ricche di chiaroscuri, in cui dice schiettamente il suo pensiero sulle guerre di religione e sulla lacerazione della cristianità, sul culto del lignaggio, sui motivi sociali che spingono alcune persone al chiostro. Eppure, «tutto - nel Cammino di perfezione - serve per la vita. Per la preghiera. Per l'amore, l'amicizia e lacomunione. Per entrare nell'avventura della ricerca e dell'esperienza di Dio» (Tomas AIvarez).
INTRODUZIONE
Un nuovo testo del «Cammino di perfezione»
La prima edizione italiana del Cammino di perfezione di santa Teresa d'Avila, tale e quale fu steso dall'Autrice nel 1566, è uscita nel 1980, incontrando un largo favore di pubblico.
Qui, riprendiamo per intero quanto già scritto allora, per spiegare le vicende di quel testo e i motivi per i quali solo a distanza di quattro secoli esso diventa fruibile per il pubblico italiano. Ecco quello che è accaduto.
Sono passati poco più di tre anni da quando Madre Teresa ha fondato il suo primo monastero a S. Giuseppe d'Avila. Ha lasciato il vecchio monastero dell'Incarnazione, zeppo di monache. Qui sono soltanto tredici. Ella è la «maggiore». Madre e maestra. Con la sua parola e con la sua presenza forgia un nuovo stile di vita religiosa, caratterizzato dalla ricerca dell'esperienza di Dio in un clima di fine umanesimo.
Le giovani discepole chiedono ed insistono che la Madre scriva per loro alcune norme di vita: pagine di puntualizzazione e di commento alla Regola e alle Costituzioni carmelitane, per codificare e tramandare l'insegnamento quotidiano, come nasce dalla parola viva e dalla testimonianza della Fondatrice. Teresa di Gesù è tanto importunata che acconsente. Prende la penna e scrive come se stesse parlando. Senza artifizi letterari, quasi parlando sul quaderno, in un dialogo lungo e cristallino, senza ombra di libro, senza punti e a capo, senza capitoli e capoversi. Come in una conversazione familiare che oggi potrebbe essere incisa su nastro magnetico. Sono pagine da cui emerge come da un autoritratto.
La Madre scrive come è. Ironizza con umorismo quando tocca il tema dei piccoli difetti femminili delle sue lettrici. Accarezza e rimprovera. Esce in confidenze personali d'ogni genere - positive e negative: l'esperienza di Dio, le difficoltà, i peccati degli anni passati, l'ardente sete d'acqua viva, i segreti e l'intimità della preghiera.
Polemizza senza reticenze con certi teologi stranamente allergici all'orazione o con chi si oppone ai libri in lingua romanza, scritti precisamente per promuovere la cultura spirituale di quanti - come lei e le sue lettrici - non possono frequentare le aule universitarie. Critica i teologi antifemministi del tempo che non stimano le virtù della donna o che vedono in ogni contemplativa una visionaria sicura. Teologi e inquisitori.
«Non è già troppo, Signore, che il mondo ci tenga rinchiuse... Possibile che non riusciamo a far alcunché di valido per te in pubblico, che non osiamo dire apertamente alcune verità, che piangiamo in segreto?... Io non lo credo, Signore, perché faccio affidamento sulla tua bontà e giustizia. So che sei un giudice giusto e non fai come i giudici del mondo, i quali, essendo figli di Adamo e in definitiva tutti uomini, non esiste virtù di donna che non ritengano sospetta. O mio Re, dovrà pur venire il giorno in cui tutti si conoscano...» (4, 1).
Alla fine il libro risulta folto di pagine dottrinali, di confidenze intime, di brani discorsivi e di pungenti sferzate polemiche con la gente di fuori.
Il quaderno va nelle mani del teologo censore, per l'approvazione, il quale è subito insospettito dalle ultime pagine. Cancella, tanto per incominciare, il lungo paragrafo in cui l'Autrice fa l'apologia delle donne. Scopre le allusioni agli inquisitori contrari ai libri di orazione. È infastidito dalle confidenze personali, dal tono familiare dallo stile discorsivo, che non si addicono, secondo lui, ad un libro spirituale. E così non appone la firma al manoscritto che, pertanto, non potrà andare nelle mani delle lettrici.
La Madre Teresa dovrà rifarlo di sana pianta: scriverlo nuovamente attenendosi ad una serie di regole imposte dal teologo censore. Dovrà eliminare le pagine ardite, contenere le allusioni confidenziali, eliminare i paragoni ameni, le battute ironiche e umoristiche, e, soprattutto mettere molta acqua nel vino: moderare il tono polemico contro i signori teologi, ostili ai libri in lingua corrente o contrari ai movimenti di preghiera.
Come reagisce l'Autrice? Non abbiamo altre testimonianze al di fuori dei fatti e del libro. Lo scrive di nuovo.
Se si confronta la seconda redazione - quella tradotta e diffusa sino ad oggi - con questa che ora pubblichiamo, emerge una sorprendente differenza: sono due paesaggi diversi, due spartiti musicali irriducibili. Si ha l'impressione che l'Autrice, stendendo la seconda redazione, sia passata dalla conversazione alla scrittura, cambiando stile, dinamica, attitudine...
Come mai il primo testo, scritto senza interferenze, non è mai stato tradotto in italiano e offerto ai lettori nel suo aspetto primitivo e originale? La spiegazione è semplice.
A sei anni dalla morte dell'Autrice, il letterato p. Luis de León si accinge a pubblicare le opere teresiane e, stranamente, si trova di fronte due manoscritti del Cammino, due autografi, cioè, scritti integralmente di propria mano dalla Madre. Sono diversi. L'editore non sa spiegarsi il fatto e si limita a fondere insieme i due manoscritti completando l'uno con l'altro. Ne viene fuori un ibrido, più o meno passabile.
Il testo teresiano rimane così, finché non arrivano gli editori critici del secolo scorso. Essi saggiamente si propongono di separare e di restaurare i due quaderni autografi. Il primo è considerato come semplice brutta copia e il secondo riceve gli onori dell'opera definitiva. Solo questa è tradotta nelle principali lingue conosciute: francese, inglese, tedesco, portoghese... e italiano. Ecco perché la nostra versione è la prima che presenta l'originale e squisito testo teresiano ai lettori italiani. Pregi del «Cammino» nella sua redazione originale
«Ritornare alle origini», questa volta, significa ritornare alla genuina immediatezza dell'Autrice. La poesia nasce dall'incontro diretto del poeta con la bellezza. Così la primi lezione spirituale del Cammino era sorta nel clima intimo riservato del Carmelo di S. Giuseppe d'Avila: dall'incontro d Madre Teresa con il suo gruppo di discepole che, in clausura condividono la loro fame di Dio, la voglia di imparare l'orazione, l'ardente desiderio di allenarsi nella vita religiosa teresiana.
Il teologo censore, accostandosi alle pagine del libro, guasti questa intimità cristallina. Vi irrompe brutalmente. Imponi all'Autrice una battuta di aspetto, prima di consegnare il quaderno alle lettrici, e introduce preoccupazioni di ortodossia teologi ca, criteri letterari di tipo libresco e norme per contenere debita mente le componenti spirituali dell'opera: più dottrina e men, riferimenti all'esperienza viva dell'Autrice.
Non è da escludere che gli interventi del teologo censo'', abbiano contribuito a depurare e ad arricchire qualche passo de libro. Il lettore di oggi, però, lo preferisce non manipolato. Preferisce riprendere Madre Teresa dal vivo, fra le sue noviziette, mentre si improvvisa maestra carismatica, senza riflessi proiettati dal di fuori.
Così il lettore di oggi, scorrendo le pagine del Cammino originale, s'incontra col vero stile letterario e pedagogico dell'Autrice, che scrive come se parlasse, inserendo la propria persona nelle pagine del quaderno, senza evitare le confidenze compromettenti, lasciandosi condurre dal racconto di esperienze e di fatti vissuti a proprie spese, modulando la scrittura come modulava la voce nel dialogo con le suore.
In questo modo il lettore può ammirare una serie di quadri semplici che lo introducono nel paesaggio interiore della Santa. Come ella vive, nell'anima, il conflitto dell'Europa e della Chiesa di quell'epoca, con le guerre di religione e la lacerazione della cristianità. Come intuisce e incarna — ancora una volta nella storia della Chiesa — le consegne evangeliche della povertà. Qual è il suo atteggiamento preciso rispetto a certi idoli di quella società: come il rispetto e il culto del sangue e del lignaggio, o dinanzi alle piaghe endemiche, come la vita religiosa di persone senza vocazione spinte al chiostro per motivi sociali.
Il lettore può assistere a uno spettacolo semplice e toccante: Teresa, a colloquio con Dio, ha nello scritto momenti di preghiera come pregherebbe in coro o all'aria aperta o nel suo castello interiore. Può avvicinarsi alla sua incandescenza mistica; affacciarsi sul panorama della sua pietà eucaristica. Vedere l'Autrice mentre recita il «Padre nostro» e vive la sua comunione sponsale con Cristo. Può raccogliere dalle sue labbra la testimonianza di una sete concreta di acqua viva. Oppure, verso le ultime pagine del libro, coglierla in tensione escatologica mentre grida, con la forza dell'apostolo Paolo, l'anelito di vedersi definitivamente libera: «Liberami, Signore, da quest'ombra di morte. Liberami da tanti travagli, liberami da tanti dolori, liberami da tante volubili estrosità! Liberami da questa colluvie di formalità cerimoniali cui forzatamente dobbiamo sottostare vivendo quaggiù! Liberami da tante, tante e tante esigenze burocratiche che mi stancano e mi annoiano, e che qualora le dovessi elencare tutte stuferebbero a morte anche chi mi legge!... Oh, Signore, liberami dunque da ogni male, e degnati di condurmi là dove stanno accumulati tutti i beni» (72, 4).
Per il lettore di oggi, questa esposizione di quadri al vivo, presentati con la ingenuità di chi si sente al riparo da ogni indiscrezione oltre il recinto della clausura, è senz'altro il miglior pregio della prima redazione del Cammino. Il tracciato dottrinale segue lo stesso corso che manterrà anche nella redazione definitiva.
Innanzi tutto si trova una ricerca, negli avvenimenti della Chiesa, di ampie e profonde motivazioni per la vita personale.
Segue una piattaforma di ascesi evangelica: amore al prossimo, distaccarsi dalla zavorra delle cose, cercare nella umiltà il cammino della verità e infine fortezza: non è possibile il cammino senza una «ferma volontà».
L'acqua viva scopo dell'orazione: accogliere l'amicizia di Dio, allenarsi ora all'ascolto ora alla parola, inoltrarsi nella preghiera fondamentale del «Padre nostro» e nel mistero di Cristo.
Infine, amore e timore di Dio.
Tutto nel libro serve per la vita. Per la preghiera. Per l'amore, l'amicizia e la comunione. Per entrare nell'avventura della ricerca e dell'esperienza di Dio.
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Dott. DONATELLA PEZZINO il 16 dicembre 2021 alle 17:04 ha scritto:
Santa Teresa ha scritto questo testo per le sue monache, ma possono trarne profitto tutti, indipendentemente dallo stato. Per la sua forma colloquiale, risulta molto scorrevole e quindi piacevole da leggere.
MICHELA FABBO il 23 maggio 2022 alle 14:07 ha scritto:
Da leggere