Le domande del Vangelo di Giovanni
(Studi e ricerche. Sez. biblica)EAN 9788830812994
Questo «contributo allo studio del Vangelo secondo Giovanni è originale e importante, sia sostanzialmente e sia metodologicamente» (prefazione di B.T. Viviano, p. V). Sostanzialmente in quanto analizza le molte domande poste da Gesú e da altri nella prima metà del Vangelo cc. 1-12 (circa 160), nella loro ampiezza e complessità.
Ovviamente studi parziali già esistono (cf. Leroy, Duke, O’Day, Culpepper… ), ma nessuno di questi studiosi è giunto ad analizzare il fenomeno letterario della «domanda», con uno sguardo d’insieme cosí ampio ed esauriente. In questo sta l’originalità dello studio! Un tale modello di lettura può essere applicato anche ad altri libri della Bibbia, almeno per quanti pongono particolare attenzione alla forma letteraria della domanda. Lo studio di Flori si articola in tre parti: vi è un’ampia introduzione (pp. 5-104), a seguire l’analisi narrativa dei dodici capitoli giovannei (pp. 105-617), alla fine una meditata conclusione per la verità un po’ piú limitata (pp. 619-646) rispetto alla parte introduttiva. L’introduzione comprende un centinaio di pagine ben documentate.
In essa viene offerta una panoramica delle molteplici problematiche concernenti il QV, il piú delle volte offrendo un quadro delle varie posizioni, senza esprimere in genere una posizione personale, limitandosi a dire e a ripetere che «il tema è complesso». Non sarebbe stato fuori luogo offrire una propria personale indicazione e magari motivarla. La parte piú consistente, come è ovvio, è rappresentata dall’analisi narrativa dei dodici capitoli (il libro dei segni). Siamo di fronte a un percorso lineare e leggibile, non sovraccarico di troppe annotazioni. Vi è un’alternanza di citazioni in italiano, inglese, francese, tedesco, a partire dal testo greco. Questa modalità comporta che il lettore ha bisogno di una certa conoscenza di queste lingue per una lettura completa della ricerca. Lo studio ha il sapore di una intelligente e sapienziale «teologia spirituale» del QV, sulla linea di una lettura sincronica del testo.
Non manca un confronto in alcuni passaggi con i vangeli Sinottici, e questo per rivelare l’originalità giovannea. È risaputo che «l’esegesi narrativa propone un metodo di comprensione e di comunicazione del messaggio biblico che corrisponde alla forma del racconto e della testimonianza, modalità fondamentale della comunicazione tra persone umane, caratteristica anche della sacra Scrittura» (Pontificia Commissione Biblica, L’interpretazione della Bibbia nella chiesa, IB, Roma 1993). Attualmente gli studiosi propongono numerosi metodi di analisi, ma in essi non manca nel vocabolario – come nel nostro caso – una distinzione tra «autore reale» e «autore implicito», «lettore reale» e «lettore implicito».
L’«autore reale» è la persona che ha composto il racconto, mentre con «autore implicito» si indica l’immagine di autore che il testo genera progressivamente nel corso della lettura (con la sua cultura, il suo temperamento, le sue tendenze, la sua fede, ecc.). Invece si chiama «lettore reale» ogni persona che ha accesso al testo, dai primi destinatari che l’hanno letto o sentito leggere fino ai lettori o ascoltatori di oggi. Per «lettore implicito» si intende colui che il testo presuppone e produce, colui che è capace di effettuare le operazioni mentali e affettive richieste per entrare nel mondo del racconto e rispondervi nel modo voluto dall’autore reale attraverso l’autore implicito.
Su queste lunghezze d’onda si muove lo studio, nella convinzione che un testo continua a esercitare la sua influenza nella misura in cui i lettori reali possono identificarsi con il lettore implicito. Uno dei compiti principali della domanda nel QV e in questo studio è quello di facilitare questa identificazione. A questo genere di ricerca poi, tipicamente letterario, viene dall’A. associata la riflessione teologica, considerando le conseguenze che comporta, per l’adesione di fede, la natura di racconto/ domanda, e quindi di testimonianza, della sacra Scrittura. Infatti si richiede all’esegesi narrativa di riabilitare, in contesti storici nuovi, i modi di comunicazione e di significazione propri del racconto biblico, allo scopo di aprire meglio la strada alla sua efficacia per un incontro di salvezza. Si insiste sulla necessità di «raccontare la salvezza» (aspetto «informativo» del racconto) e di «raccontare in vista della salvezza» (aspetto «performativo»).
Il racconto biblico, in particolare la domanda, contiene, esplicitamente o implicitamente, secondo i casi, un appello esistenziale rivolto al lettore. Nella parte conclusiva si cerca di sintetizzare l’intero lavoro svolto, con l’intento di tirare le fila di tale ricerca. È condivisibile quanto viene scritto nella prefazione, che può servire da giudizio finale: «Il lavoro mostra la sua serietà esegetica, la sua sensibilità letteraria e teologica, il suo coraggio nell’affrontare le oltre cento domande dei primi dodici capitoli di Giovanni […] Il lavoro in quanto tale ha i meriti ma anche i limiti della scelta dei metodi letterari e sincronici. Poiché la tesi solleva questioni di teologia sistematica e fondamentale e di filosofia ci si potrebbe aspettare in seguito un maggior contributo sulla filosofia moderna e la teologia» (p. XII).
Tratto dalla rivista "Studia Patavina" n. 3/2013
(http://www.fttr.it/web/studiapatavina)
La Bibbia è piena di domande. Eppure questa minuziosa ricerca si presenta come uno studio pionieristico della forma letteraria «questione», intesa come un micro-genere. Il giovane autore è presbitero della diocesi di Bergamo, dove insegna presso il Seminario vescovile Giovanni XXIII, dopo aver conseguito la licenza presso il Pontificio Istituto Biblico di Roma e il dottorato all’Università di Fribourg in Svizzera.
Il presente volume riproduce la sua tesi dottorale, elaborata sotto la guida del prof. Benedict Th. Viviano, che nella Prefazione propone lusinghiere valutazioni per quest’opera prima. Dopo l’introduzione che presenta l’analisi sincronica come la metodologia adoperata, Flori affronta le questioni di base relative al testo, l’autore e la sua comunità, il rapporto con il giudaismo, operando alcune prudenti scelte di campo: secondo lui l’autore del quarto Vangelo è una persona singola, ma non un apostolo, presbitero e levita incentrato culturalmente sul tempio di Gerusalemme, conoscitore per via orale delle altre tradizioni evangeliche, ma non dei testi scritti; la sua comunità, non settaria, rappresenta un tipo di giudaismo eterodosso e il libro è stato scritto – non a Efeso, ma nella zona del Giordano – per un lettore implicito simile a Nicodemo, pio e acculturato giudeo, che deve ri-apprendere e ri-pensare le sue concezioni religiose.
L’ultimo capitolo introduttivo si sofferma sulle tecniche retoriche usate dall’evangelista, in particolare l’ironia, e sottolinea il carattere «elusivo», cioè difficile da afferrare, del Gesù giovanneo. A p. 104 termina l’introduzione e inizia il dettagliato lavoro di analisi delle 160 domande che si possono identificare nei primi dodici capitoli del quarto Vangelo, cioè il cosiddetto «libro dei segni», sezione più narrativa che presenta la vicenda di Gesù fino alla cena che prelude alla passione. Per cinquecento pagine Flori studia esegeticamente ogni singola domanda, capitolo per capitolo, seguendo linearmente tutto il dettato giovanneo. Il rischio di essere un inventario mortalmente noioso e sterile viene superato – dice Viviano nella Prefazione – con l’insistenza su una dettagliata indagine del Gesù elusivo.
La parte conclusiva dell’opera affronta tre temi, che emergono come sintesi della lunga analisi: il rapporto di discontinuità col mondo giudaico che non è totale, il problema del Figlio dell’uomo che in Giovanni è connotato da una perfetta umanità e, infine, il tema della rinascita della sapienza. L’opera monumentale ha i pregi e i difetti di uno scritto dottorale, ma si rivela soprattutto un serio studio di esegesi, accompagnato da sensibilità letteraria e teologica.
Tratto dalla rivista "Parole di Vita" n. 5 del 2013
(https://www.queriniana.it/parole-di-vita)
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