Grazia sacramentalità sacramenti. Il problema del metodo in teologia sacramentaria
(Gestis verbisque)EAN 9788830809093
Tratto dalla Rivista Il Regno 2008 n. 14
(http://www.ilregno.it)
Da alcuni anni l'Istituto Teologico Marchigiano sta portando avanti in linea con il profilo della propria specializzazione una riflessione in ambito di teologia sacramentaria. Un ampio resoconto di tale attività è stata delineata in «RL» 94/3 (2007) all'interno di un fascicolo dedicato al tema: «I sacramenti: come "dirli" oggi».
L'attuale volume è frutto di un seminario per professori e colleghi organizzato in quella sede per affrontare il problema del metodo come punto di partenza per sviluppare un percorso di approfondimento. Tema urgente se si vuol continuare a percorrere una riflessione in un ambito come quello sacramentario che "oggi" sembra alla ricerca di una sua prospettiva di approfondimento.
Tra la fine del secolo scorso e gli inizi del terzo millennio anche la sacramentaria ha avuto notevoli contributi. Nell'ambito della manualistica l'urgenza si è fatta sentire e allo stato attuale non sembra di aver trovato una linea condivisa soprattutto nelle scelte contenutistiche da offrire nel primo ciclo degli studi teologici.
Non è facile infatti definire oggi il sacramento in modo tale da poterlo presentare nell'ottica di quella sintesi tanto auspicata, per esempio, da Optatam Totius 16. Come già rilevato in altro contesto, si tratta di far intragire i dati che provengono: a) dalla bibbia, anzitutto: solo una riflessione teologico-liturgica sui dati presenti nella storia della salvezza globalmente considerata permette di entrare in quell'orizzonte che la categoria dell'alleanza cerca di esprimere e di fatto racchiude, per rilanciarla poi nella vita della comunità ecclesiale; b) dalla liturgia: al di là del tempo dei Padri, nel secondo millennio la liturgia è stata assunta più come un locus theologicus per avvalorare posizioni teologiche precostituite che non come la realtà che - se considerata per quello che effettivamente è - può contribuire a considerare e a configurare la teologia come locus liturgicus; c) dalla ministerialità: la mediazione ecclesiale implica una presa di coscienza che l'incontro tra Dio e il suo popolo è affidato a coloro che in persona Christi, e con modalità diversificate, assicurano l'attuazione dell'opera della Trinità nella celebrazione dei santi misteri; d) dalla tradizione: qui l'impegno si fa ancora più arduo, in quanto la genuina tradizione della Chiesa è costituita dall'intreccio di dati che provengono dalle riflessioni e dalla vita, e che attraversano, rimanendone condizionati, un percorso storico-culturale quanto mai articolato; e) dal magistero: in forme diverse (e spesso condizionato da situazioni immediate) anche il magistero ha elaborato o accolto elementi di riferimento per illuminare un cammino, per consolidare prospettive condivise, per additare punti di riferimento non sempre considerati in elaborazioni personali o soggettive o anche di intere scuole; f) dalla cultura: il linguaggio con cui si cerca di esprimere una realtà umana e divina insieme, qual è appunto il sacramento, è necessariamente debitore di categorie e di connotati linguistici che provengono da singole culture; a partire da quella semitica e greca si tratta di continuare un approfondimento in cui il discorso linguistico e le categorie culturali - elementi mai neutri nei percorsi educativi - manifestano tutto il loro peso e per questo domandano la più viva attenzione; g) dalla ritualità: se tutto il dialogo tra Dio e il suo popolo si muove in regimine signi attorno alla corporeità, è figura rituale che richiede attenzione; la celebrazione esige che sia attuata con l'apporto di ogni risorsa comunicativa del linguaggio verbale e non verbale; h) dalla persona: considerata al termine dell'elenco per la sua importanza, la persona vive di dinamismi psicologici, spirituali, sociali, ambientali, ecc., che nello specifico condizionano, pur in modo positivo o negativo, il contesto entro cui si attua un'esperienza e le modalità con cui una persona può percepire e quindi vivere una peculiare esperienza qual è il sacramento.
In questo orizzonte si pongono i contributi dell'opera qui segnalati secondo l'ordine delle pagine: D. Bonifazi, Dieci anni di licenza in teologia sacramentaria nell'Istituto teologico marchigiano; G. Canobbio, Appunti inattuali sul metodo della sacramentaria; A. Grillo, Il metodo in teologia sacramentaria in rapporto al sorgere della "questione liturgica"; A. Bozzolo, Le trasformazioni della teologia sacramenmtaria e il problema del metodo; A. Cardita, Per una corretta trascrizione della sacramentalità; S. Dianich, Grazia, sacramentalità e sacramenti; M. Florio, La questione del metodo in teologia sacramentaria. "sacramento" e "sacramenti"; G. Galeazzi, La sacramentaria tra epistemologia e antropologia; R. Gerardi, Il "genus" del sacramento e i "genera sacramentorum"; F. Giacchetta, La sacramentaria. Tra fenomenologia ed ermeneutica; V. Grossi, La teologia dei sacramenti. L'apporto patristico; G. Mazzanti, L'origine cristica ed ecclesiale del sacramento cristiano; M. Neri, Prassi della fede e sacramenti; G. Ruggeri, Il metodo in teologia sacramentaria; M. Sodi, Un "metodo" a partire dall'actio liturgica?; A.N. Terrin, Sul metodo di studio nella "teologia sacramentaria"; E.V. Ottolini, Il metodo in teologia sacramentaria: quale punto d'inizio?; B. Testa, I sacramenti nel Magistero post-conciliare; E.R. Tura, Un sentiero di tre alfabeti.
Il solo elenco dei contributi permette di cogliere l'orizzonte davvero ampio entro cui si colloca il percorso di ricerca, e soprattutto il metodo per attivare la stessa ricerca. Il lettore può trovare nel confronto con i singoli studi numerosi elementi per tracciare a sua volta una sintesi. Il volume questa sintesi non la offre (come forse poteva essere auspicabile); la lascia aperta, senza dubbio nella consapevolezza che non basta un simposio per giungere a scrivere la parola ultima; e tuttavia la stimola offrendo contributi che a loro volta daranno adito a successivi sviluppi. È l'auspicio che allo stato attuale si può formulare, mentre sorge spontaneo il grazie per il coraggio nell'aver intrapreso un percorso la cui urgenza è fortemente sentita da chi opera nel settore.
M. S.
(RL 2008)
Da alcuni anni l’Istituto Teologico Marchigiano sta portando avanti in linea con il profilo della propria specializzazione una riflessione in ambito di teologia sacramentaria. Un ampio resoconto di tale attività è stato delineato in «Rivista Liturgica» 94/3 (2007) all’interno di un fascicolo dedicato al tema: «I sacramenti: come “dirli” oggi». L’attuale volume è frutto di un seminario per professori e colleghi organizzato in quella sede per affrontare il problema del metodo come punto di partenza per sviluppare un percorso di approfondimento. Tema urgente se si vuol continuare a percorrere una riflessione in un ambito come quello sacramentario che “oggi” sembra alla ricerca di una sua prospettiva di approfondimento. Tra la fine del secolo scorso e gli inizi del terzo millennio anche la sacramentaria ha avuto notevoli contributi. Nell’ambito della manualistica l’urgenza si è fatta sentire e allo stato attuale non sembra aver trovato una linea condivisa soprattutto nelle scelte contenutistiche da offrire nel primo ciclo degli studi teologici. Non è facile infatti definire oggi il sacramento in modo tale da poterlo presentare nell’ottica di quella sintesi tanto auspicata, per esempio, da Optatam Totius 16. Come già rilevato in altro contesto, si tratta di far interagire i dati che provengono: a) dalla bibbia, anzitutto: solo una riflessione teologico-liturgica sui dati presenti nella storia della salvezza globalmente considerata permette di entrare in quell’orizzonte che la categoria dell’alleanza cerca di esprimere e di fatto racchiude, per rilanciarla poi nella vita della comunità ecclesiale; b) dalla liturgia: al di là del tempo dei Padri, nel secondo millennio la liturgia è stata assunta più come un locus theologicus per avvalorare posizioni teologiche precostituite che non come la realtà che – se considerata per quello che effettivamente è – può contribuire a considerare e a configurare la teologia come locus liturgicus; c) dalla ministerialità: la mediazione ecclesiale implica una presa di coscienza che l’incontro tra Dio e il suo popolo è affidato a coloro che in persona Christi, e con modalità diversificate, assicurano l’attuazione dell’opera della Trinità nella celebrazione dei santi misteri; d) dalla tradizione: qui l’impegno si fa ancora più arduo, in quanto la genuina tradizione della Chiesa è costituita dall’intreccio di dati che provengono dalle riflessioni e dalla vita, e che attraversano, rimanendone condizionati, un percorso storico-culturale quanto mai articolato; e) dal magistero: in forme diverse (e spesso condizionato da situazioni immediate) anche il magistero ha elaborato o accolto elementi di riferimento per illuminare un cammino, per consolidare prospettive condivise, per additare punti di riferimento non sempre considerati in elaborazioni personali o soggettive o anche di intere scuole; f) dalla cultura: il linguaggio con cui si cerca di esprimere una realtà umana e divina insieme, qual è appunto il sacramento, è necessariamente debitore di categorie e di connotati linguistici che provengono da singole culture; a partire da quella semitica e greca si tratta di continuare un approfondimento in cui il discorso linguistico e le categorie culturali – elementi mai neutri nei percorsi educativi – manifestano tutto il loro peso e per questo domandano la più viva attenzione; g) dalla ritualità: se tutto il dialogo tra Dio e il suo popolo si muove in regimine signi attorno alla corporeità, è il linguaggio rituale che richiede attenzione; la celebrazione esige che sia attuata con l’apporto di ogni risorsa comunicativa del linguaggio verbale e non verbale; h) dalla persona: considerata al termine dell’elenco per la sua importanza, la persona vive di dinamismi psicologici, spirituali, sociali, ambientali, ecc., che nello specifico condizionano, pur in modo positivo o negativo, il contesto entro cui si attua un’esperienza e le modalità con cui una persona può percepire e quindi vivere una peculiare esperienza qual è il sacramento. In questo orizzonte si pongono i contributi dell’opera qui segnalati secondo l’ordine delle pagine: D. Bonifazi, Dieci anni di licenza in teologia sacramentaria nell’Istituto teologico marchigiano; G. Canobbi o, Appunti inattuali sul metodo della sacramentaria; A. Grillo, Il metodo in teologia sacramentaria in rapporto al sorgere della “questione liturgica”; A. Bozzolo, Le trasformazioni della teologia sacramentaria e il problema del metodo; A. Cardita, Per una corretta trascrizione della sacramentalità; S. Dianic h, Grazia, sacramentalità e sacramenti; M. Florio, La questione del metodo in teologia sacramentaria: “sacramento” e “sacramenti”; G. Galeazzi, La sacramentaria tra epistemologia e antropologia; R. Gerardi, Il “genus” del sacramento e i “genera sacramentorum”; F. Giacc hetta, La sacramentaria. Tra fenomenologia ed ermeneutica; V. Grossi, La teologia dei sacramenti. L’apporto patristico; G. Mazzanti, L’origine cristica ed ecclesiale del sacramento cristiano; M. Neri, Prassi della fede e sacramenti; G. Rugg eri, Il metodo in teologia sacramentaria; M. Sodi, Un “metodo” a partire dall’actio liturgica?; A.N. Terrin, Sul metodo di studio nella “teologia sacramentaria”; E.V. Ottolini, Il metodo in teologia sacramentaria: quale punto d’inizio?; B. Testa, I sacramenti nel Magistero post-conciliare; E.R. Tura, Un sentiero di tre alfabeti. Il solo elenco dei contributi permette di cogliere l’orizzonte davvero ampio entro cui si colloca il percorso di ricerca, e soprattutto il metodo per attivare la stessa ricerca. Il lettore può trovare nel confronto con i singoli studi numerosi elementi per tracciare a sua volta una sintesi. Il volume questa sintesi non la offre (come forse poteva essere auspicabile); la lascia aperta, senza dubbio nella consapevolezza che non basta un simposio per giungere a scrivere la parola ultima; e tuttavia la stimola offrendo contributi che a loro volta daranno adito a successivi sviluppi. È l’auspicio che allo stato attuale si può formulare, mentre sorge spontaneo il grazie per il coraggio nell’aver intrapreso un percorso la cui urgenza è fortemente sentita da chi opera nel settore.
Tratto dalla rivista "Salesianum" 72 (2010) 1, 176-177
(http://las.unisal.it)
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