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Della mediazione. Quattro studi di teologia sacramentaria fondamentale. Testo francese a fronte
EAN 9788830808423
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DETTAGLI DI «Della mediazione. Quattro studi di teologia sacramentaria fondamentale. Testo francese a fronte»
Tipo
Libro
Titolo
Della mediazione. Quattro studi di teologia sacramentaria fondamentale. Testo francese a fronte
Autore
Chauvet Louis-Marie
Traduttore
Grillo A.
Editore
Cittadella
EAN
9788830808423
Pagine
240
Data
2006
Peso
185 grammi
Dimensioni
12 x 17 cm
COMMENTI DEI LETTORI A «Della mediazione. Quattro studi di teologia sacramentaria fondamentale. Testo francese a fronte»
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Recensioni di riviste specialistiche su «Della mediazione. Quattro studi di teologia sacramentaria fondamentale. Testo francese a fronte»
Recensione di Ermanno Roberto Tura della rivista Studia Patavina
Presentato da Andrea Grillo, questo volume bilingue inaugura una collana che concretizza il desiderio di fare memoria viva annuale con la tradizione del pensiero di Cipriano Vagaggini e dell’Ateneo di S. Anselmo sul rito cristiano, la liturgia e i sacramenti: il tutto imperniato su uno scambio di ricerca con uno studioso di autorevolezza internazionale. A L.-M. Chauvet è affidato il compito di inaugurare gli incontri anselmiani (Roma, 26 febbraio 2004) con quattro studi-lezioni incentrate sulla categoria di mediazione. Il noto teologo francese, nato in Vandea nel 1942, utilizza le discipline della fenomenologia, dell’ermeneutica e delle scienze umane, e propone una preziosa Summula del suo pensiero. Già nell’introduzione Chauvet stesso prospetta e spiega i suoi quattro gradini di teologia sacramentaria fondamentale in dialogo con la «modernità»: per tale ottica l’essere si dispiega nel tempo e la verità non avviene mai altrimenti che tramite mediazioni storiche. Chauvet dice i nomi degli autori a cui si ispira e chiarisce che la modernità «è proprio l’epoca che si rende conto che le mediazioni formano il luogo o l’ambiente in cui accade la verità» (p. 21).
Il primo capitolo (I sacramenti. Quando Dio prende la via del corpo) propone una riflessione antropologica e filosofica, onde valutare il fatto che nel cristianesimo la più alta comunione spirituale con Dio si realizza attraverso realtà sacramentali, che sono nell’ordine corporeo e istituzionale. Per lo studioso vandeano corporeità diviene categoria fondamentale per dire storia concreta in cui la realtà si realizza: la mediazione non è ostacolo alla verità ma piuttosto l’ambiente stesso dove il soggetto viene chiamato ad accogliere la verità, che si dà nelle cose più umili ed emerge lungo il cammino, non solo alla fine. Il carattere mediato di qualsiasi rapporto con Dio impreziosisce il linguaggio rituale, in cui trova corpo la fede e la comunicazione con Dio, ben oltre il desiderio spirituale di immediatezza.
Il secondo studio (Lo statuto della Bibbia liturgica), forse il più originale, collega la liturgia della Parola al momento rituale, sottolineando il coinvolgimento del lettore-ascoltatore: la Bibbia è ispirata quando ispira oggi la comunità cristiana e l’assemblea liturgica diviene ambiente di vita naturale della Bibbia: l’accesso al senso è costitutivo del senso. La Bibbia sta nella liturgia come un pesce nell’acqua: essa è costitutivamente fatta per essere proclamata nell’assemblea (cf. p. 95). L’omelia è il dispiegamento dell’incontro tra il mondo del testo e il mondo del lettore: la parola del ministro ordinato non solo spiega ma porta a compimento simbolicamente e sacramentalmente l’intenzionalità confessante del testo come «parola di Dio» (cf. p. 107). Il Lezionario è il frutto di una pratica sistematica di selezione intertestuale e di «lettura incrociata» in seno al «recinto canonico», frutto di una tradizione di riletture.
La terza lezione (Sacramento: un concetto analogico) riprende in tre momenti il senso dell’analogia del termine. Anzitutto nella tradizione teologica, mostrando come i Padri usano quattro porte di entrata nel mondo della sacramentalità: la natura, la Scrittura, l’Antico Testamento, i sacramentali come «cose relative ai sacramenti». Successivamente viene mostrata la diversa «densità» della sacramentalità: massima nel battesimo e nell’eucaristia, ma con applicazioni attente ad altri momenti (cf., ad esempio, le pp. 155-161 sui riti che consacrano uno «stato di vita»). Infine viene presentato un caso esemplare di analogia tra Parola e Sacramento: «la Scrittura è il sacramento della Parola; per contro, il sacramento è il compimento della Parola» (p. 167). La venerazione della Chiesa per l’Evangeliario è logica conseguenza: il pensare teologicamente i sacramenti a partire dal concetto di parola-dabar è ricco di possibilità.
L’ultima proposta è un approccio pastorale: La domanda di un «rito di passaggio»: il battesimo dei bambini. L’approccio evidenzia lo scarto tra la domanda dei genitori (un rito di passaggio suggerito da sensibilità e interessi i più disparati) e l’offerta della Chiesa (un sacramento della fede). Nel tentativo di individuare che cosa c’è dietro la domanda di un rito di passaggio rivolta alla Chiesa Chauvet vede l’opportunità di passare da una pastorale del sospetto a una pastorale della proposta. La religione riguarda più la pratica che la credenza e la fede non distrugge gli elementi umani ma li esige al fine di convertirli al Vangelo. La fede pura è un ideale che non accade mai, ma necessariamente passa attraverso il «corpo» di realtà psicologiche, sociali, culturali. Si è santificati non malgrado la nostra umanità, ma in seno alla nostra umanità.
Alla fine del libretto tascabile, pur conoscendo abbastanza la riflessione di Chauvet da proposte precedenti, confesso di aver letto volentieri le dense pagine di questa Summula, nonostante qualche errore di stampa che disturba, specie nelle note (per la parte italiana). Riteniamo un prezioso servizio aver offerto al lettore nostrano la sintesi di una riflessione che profuma della cultura d’Oltralpe e che costituisce un tentativo serio di teologia sacramentaria in dialogo con la modernità, dialogo senz’altro utile e degno di attenzione anche per la teologia e per la pastorale italiana.
Tratto dalla rivista "Studia Patavina" 2007, nr. 3
(http://www.fttr.glauco.it/pls/fttr/V3_S2EW_CONSULTAZIONE.mostra_pagina?id_pagina=271)
Il primo capitolo (I sacramenti. Quando Dio prende la via del corpo) propone una riflessione antropologica e filosofica, onde valutare il fatto che nel cristianesimo la più alta comunione spirituale con Dio si realizza attraverso realtà sacramentali, che sono nell’ordine corporeo e istituzionale. Per lo studioso vandeano corporeità diviene categoria fondamentale per dire storia concreta in cui la realtà si realizza: la mediazione non è ostacolo alla verità ma piuttosto l’ambiente stesso dove il soggetto viene chiamato ad accogliere la verità, che si dà nelle cose più umili ed emerge lungo il cammino, non solo alla fine. Il carattere mediato di qualsiasi rapporto con Dio impreziosisce il linguaggio rituale, in cui trova corpo la fede e la comunicazione con Dio, ben oltre il desiderio spirituale di immediatezza.
Il secondo studio (Lo statuto della Bibbia liturgica), forse il più originale, collega la liturgia della Parola al momento rituale, sottolineando il coinvolgimento del lettore-ascoltatore: la Bibbia è ispirata quando ispira oggi la comunità cristiana e l’assemblea liturgica diviene ambiente di vita naturale della Bibbia: l’accesso al senso è costitutivo del senso. La Bibbia sta nella liturgia come un pesce nell’acqua: essa è costitutivamente fatta per essere proclamata nell’assemblea (cf. p. 95). L’omelia è il dispiegamento dell’incontro tra il mondo del testo e il mondo del lettore: la parola del ministro ordinato non solo spiega ma porta a compimento simbolicamente e sacramentalmente l’intenzionalità confessante del testo come «parola di Dio» (cf. p. 107). Il Lezionario è il frutto di una pratica sistematica di selezione intertestuale e di «lettura incrociata» in seno al «recinto canonico», frutto di una tradizione di riletture.
La terza lezione (Sacramento: un concetto analogico) riprende in tre momenti il senso dell’analogia del termine. Anzitutto nella tradizione teologica, mostrando come i Padri usano quattro porte di entrata nel mondo della sacramentalità: la natura, la Scrittura, l’Antico Testamento, i sacramentali come «cose relative ai sacramenti». Successivamente viene mostrata la diversa «densità» della sacramentalità: massima nel battesimo e nell’eucaristia, ma con applicazioni attente ad altri momenti (cf., ad esempio, le pp. 155-161 sui riti che consacrano uno «stato di vita»). Infine viene presentato un caso esemplare di analogia tra Parola e Sacramento: «la Scrittura è il sacramento della Parola; per contro, il sacramento è il compimento della Parola» (p. 167). La venerazione della Chiesa per l’Evangeliario è logica conseguenza: il pensare teologicamente i sacramenti a partire dal concetto di parola-dabar è ricco di possibilità.
L’ultima proposta è un approccio pastorale: La domanda di un «rito di passaggio»: il battesimo dei bambini. L’approccio evidenzia lo scarto tra la domanda dei genitori (un rito di passaggio suggerito da sensibilità e interessi i più disparati) e l’offerta della Chiesa (un sacramento della fede). Nel tentativo di individuare che cosa c’è dietro la domanda di un rito di passaggio rivolta alla Chiesa Chauvet vede l’opportunità di passare da una pastorale del sospetto a una pastorale della proposta. La religione riguarda più la pratica che la credenza e la fede non distrugge gli elementi umani ma li esige al fine di convertirli al Vangelo. La fede pura è un ideale che non accade mai, ma necessariamente passa attraverso il «corpo» di realtà psicologiche, sociali, culturali. Si è santificati non malgrado la nostra umanità, ma in seno alla nostra umanità.
Alla fine del libretto tascabile, pur conoscendo abbastanza la riflessione di Chauvet da proposte precedenti, confesso di aver letto volentieri le dense pagine di questa Summula, nonostante qualche errore di stampa che disturba, specie nelle note (per la parte italiana). Riteniamo un prezioso servizio aver offerto al lettore nostrano la sintesi di una riflessione che profuma della cultura d’Oltralpe e che costituisce un tentativo serio di teologia sacramentaria in dialogo con la modernità, dialogo senz’altro utile e degno di attenzione anche per la teologia e per la pastorale italiana.
Tratto dalla rivista "Studia Patavina" 2007, nr. 3
(http://www.fttr.glauco.it/pls/fttr/V3_S2EW_CONSULTAZIONE.mostra_pagina?id_pagina=271)
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