La santità in Occidente
-Introduzione all'agiografia medievale
(Studi superiori)EAN 9788829011742
È un testo da consigliare per chi desidera essere introdotto nel mondo dell’agiografia medievale. L’autore, docente di Letteratura latina medievale e Filologia mediolatina all’Università degli Studi del Molise, ci conduce senza forzature specialistiche dentro la tematica agiografica, appannaggio di pochi per la specializzazione che richiede, ma campo imprescindibile per la conoscenza del medioevo. L’autore lo fa con la competenza riconosciuta per il magistero che esercita, con chiarezza espositiva in un "mosaico di tanti testi" utilizzati nella costruzione di questo che risulta essere un manuale agiografico di alta divulgazione.
Il testo si struttura in tre parti: I. Il santo (articolato in tre capitoli: Il santo e la santita`: Breve storia della santità; Come si diventa santo; Breve storia della canonizzazione e dei suoi processi). Ci si avvia con la definizione del termine, ma soprattutto esplicitando il suo significato nel contesto evolutivo del cristianesimo, recepito in modo diverso rispetto alla proposta dell’eroe della tradizione greca ed ellenistica. Nel cristianesimo, la definizione e la recezione della santità va colta nel passaggio al periodo della illiceitas della religione cristiana e la testimonianza della martyria dei primi tre secoli, al successivo periodo in cui la santità diventa progressivamente espressione soprattutto di figure di santi eremiti – esemplare il caso di Antonio padre dei monaci nel modello proposto dal Bios Antoniou di Atanasio di Alessandria – per estendersi successivamente a figure esemplari di vescovi. In primis Martino di Tours, nella proposta lasciataci da Sulpicio Severo, seguito da figure come Ambrogio e Agostino, nei testi agiografici dei loro discepoli. Un passaggio dal martirio "rosso" di sangue, al martirio "bianco" dell’ascesi quotidiana di una vita cristiana che cerca di essere testimonianza credibile.
La peculiarità del cristianesimo, rispetto al sentire della classicità pagana, è di aver introdotto una novità nell’ambito culturale e antropologico superando la separazione tra mondo dei vivi e dei defunti. Ciò in considerazione del corpo destinato alla risurrezione, da integrarsi, qualora sia stato un testimone, nello spazio dei vivi, nel "santuario", superando la netta separazione della cultura pagana. Un superamento con un ruolo svolto particolarmente da Ambrogio vescovo di Milano nella ricerca di "corpi santi" a protezione e garanzia delle comunità cristiane. Corpi santi, tanto più santi e significativi se di figure di apostoli o di evangelisti quale prova di una "superiorità" di santità di una Chiesa rispetto a un’altra. L’autore non manca di evidenziare questa "superiorità" nel caso di Venezia: dall’827 in possesso delle reliquie di san Marco, fondatore, secondo la tradizione, della Chiesa di Aquileia, in un momento di contrasto tra ingerenze bizantine e il retroterra carolingio. L’evangelista san Marco diventa garanzia, nella presenza del suo corpo, della superiorità anche ecclesiale di Venezia, a scapito di san Teodoro, a cui fino ad allora la città lagunare si era rivolta per averne protezione.
Nel radicarsi del cristianesimo nello spazio europeo, nel suo incontrarsi con la cultura germanica, emergeranno, tra VII e IX secolo, altri modelli di santità, di monaci e vescovi, capaci di unificare spazio religioso e spazio sociale, nella sintesi della polis cristiana, a cui seguiranno, in mutate condizioni politiche, nobili, re e regine, impegnati nel favorire il cristianesimo nel suo dilatarsi in territori ancora pagani.
Non manca, l’autore, di evidenziare il percorso di santità esercitato dal mondo femminile. Storie di donne sante presenti fin dagli inizi della Chiesa, nella testimonianza martiriale, non meno esemplari della mascolinità, e nel seguire percorsi propri nell’ascesi monastica. Vero è che le loro agiografie sono tutte scritte da uomini, dovendo aspettare il caso particolare, quasi unico per il XII secolo, di Ildegarda di Bingen (1098-1179), o il fenomeno delle beghine emergente nel XII-XIV secolo, con la forte carica di autonomia di queste donne che costruiscono scelte e modelli di vita indipendenti dagli schemi monastici o sponsali con cui si pensava la femminilità. Sono donne autonome rispetto agli schemi sociali, viste con sospetto proprio per questo, e che ci hanno lasciato documenti di autografia, come nel caso di Chiara d’Assisi, prima donna che scrive una regola per donne, o testi poetici di alto valore letterario come dimostra Hadewijch di Anversa.
Nel terzo capitolo l’autore presenta i percorsi della fama sanctitatis, nel loro passaggio dalla vox populi, pur ecclesiasticamente controllata, o nel controllo della traslazione di reliquie, che assunse un significato particolare nel periodo carolingio.
L’itinerario della fama sanctitatis è un percorso che si collega alla crescita dell'autorità pontificia, con un riconoscimento ecclesiale che passa progressivamente dalla periferia della christianitas alla sede romana. E` un processo che si avvia nell’esercizio del potere papale di Gregorio VII (1073-1085) e che con Innocenzo III (1198-1216) giunge alla sua definizione canonistica. La santita` di vita, riconosciuta precedentemente per una esemplarita` da imitare, deve congiungersi nel segno del miracolo, garanzia della partecipazione alla gloria di Dio. Procedimenti centralizzati che portarono, dal 1199 al 1276 solo a ventitre ? canonizzazioni riconosciute su quarantotto richieste avanzate; dal 1305 al 1431 furono ventidue i processi comple- tati. Procedure di canonizzazione che ebbero un’ulteriore definizione canonistica con Urbano VIII (1625-1634), ridefinite in tempi recenti da Giovanni Paolo II nel 1983, papa che procedette a riconoscimenti di santità in un numero tale da superare tutti i predecessori.
Impostati nella prima parte il significato e i percorsi storici della santità, la seconda parte del testo affronta le Fonti agiografiche presentando gli ‘‘strumenti’’ del lavoro agiografico. Non si poteva non partire con il riferimento al fondamentale lavoro dei Bollandisti nel loro progetto di attenzione alla ricostruzione e verificabilità delle fonti storiche, per passare quindi alle fonti costitutive della santità, quelle agiografiche, liturgiche, alla letteratura delle leggende in cui, nel medioevo, si distinsero i frati Predicatori che ci hanno lasciato l’opus per eccellenza quale la Legenda aurea di Jacopo da Varazze, ben nota all’autore per averne curato l’edizione critica. E ancora le fonti offerte soprattutto dal XIII secolo dai Sermones de sanctis, con la nutrita costruzione degli exempla, veri o presunti, che potevano offrire per il loro uso nella predicazione. Altre importanti fonti ci provengono dalla letteratura di pellegrinaggio, a partire dall’Itinerarium Burdigalense (333 ca.) e la più nota relazione della pellegrina Egeria (381-384). Una disamina circa le fonti, che entra nel tema delle reliquie e delle arti figurative, con una lunga carrellata (pp. 106-138) relativa all’iconografia e ai simboli che identificano i santi. Non manca l’autore di offrire degli ‘‘assaggi’’ offrendo le coordinate agiografiche per la ricostruzione di alcuni casi esemplificativi, come quello della Maddalena, nella proposta non chiara che emerge nei racconti evangelici, o di san Dionigi, stratificazione di tre personaggi riassunti in unità.
La terza parte del volume, Casi esemplari, occupa uno spazio considerevole (pp. 155-310): vengono offerti dodici percorsi nella loro costruzione agiografica (Perpetua e Felicita, Anastasia di Sirmio, Eufemia di Calcedonia, Giacomo apostolo figlio di Zebedeo, detto ‘‘il maggiore’’, Giorgio, Cristoforo, Antono abate, Martino di Tours, Getulio e Zotico, Barlaam e Giosafat, Bartolomeo apostolo, Francesco), a cui si aggiungono dieci schede di casi agiografici. Ogni caso viene analizzato nelle sue fonti con la proposta di testi agiografici che ne trasmettono l’identità. E` un percorso esemplificativo, in sintesi su come ricostruire, incrociando i dati storici e agiografici la figura di un santo, vero, presunto, quando non inventato (come il caso di Barlaam e Giosafat, trasposizione cristiana della storia di Buddha). Non poteva mancare la nutrita bibliografia essenziale (pp. 311-320), l’indice agiografico e delle fonti primarie.
Ci sembrava doveroso offrire una sintesi dei contenuti di questo testo che si offre quale strumento di grande utilità non solo per chi deve impegnarsi nel campo complesso dell’agiografia, venendo progressivamente accompagnato dall’autore, ma anche, grazie alla scorrevole e nitida leggibilità, uno strumento per comprendere il fenomeno della santità come fatto non solo ecclesiale ma anche identificativo della cultura occidentale.
Tratto dalla Rivista "Il Santo. Rivista francescana di storia dottrina arte" LXII, 2022, fasc. 1
(http://www.centrostudiantoniani.it/)
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