Desiderio senza misura
-Santa Battista da Varano e i suoi scritti
EAN 9788827009222
Gli Atti raccolti in questo volume, curato da Pietro Messa, Massimo Reschiglian e dalle Clarisse di Camerino, costituiscono il frutto della quarta Giornata di studio sull'Osservanza femminile, svoltasi il 7 novembre 2009 presso il monastero Santa Chiara delle Clarisse di Urbino. I diversi contributi tratteggiano, a più voci, la ricca e originale personalità dell'ormai santa Camilla Battista da Varano (canonizzata il 17 ottobre 2010). I lavori offerti nella presente pubblicazione si propongono di approfondire lo studio della clarissa camerte e dei suoi scritti, «in continuità con il monastero Santa Lucia di Foligno e in linea con quella rete di relazioni e scambi culturali e spirituali che hanno caratterizzato l'Osservanza femminile» (dalla Presentazione, p. 5).
Gli interventi proposti si possono sostanzialmente suddividere secondo tre temi di indagine: il retroterra familiare-storico-culturale della Varano, l'analisi linguistica stilistica e contenutistica dei suoi scritti, gli aspetti salienti della sua esperienza spirituale. Molto interessanti, inoltre, sono i contributi posti in appendice che approfondiscono non solo aspetti linguistici e di critica testuale (Antonella Dejure e Claudia Benvestito), ma anche iconografici legati alla spiritualità emergente dai testi della Santa (Giuseppe Capriotti e Mario Sensi). Da differenti prospettive e a più riprese è sondato il «desiderio senza misura» che trapela dagli scritti della clarissa camerte, quale chiave di accesso al suo mondo interiore, suggerito – ma non delimitato – da una scrittura policroma e originale, debordante a livello di sintassi e di genere. L'indagine, sviluppata da Pier Luigi Falaschi, sul contesto familiare e sociale in cui si forma Camilla rileva le dinamiche di potere e i giochi politici di cui ella dovette essere consapevole testimone, appartenendo a una casata tutt'altro che ininfluente, figlia di Giulio Cesare da Varano, figura controversa per la storiografia, ma che ebbe certo un ruolo di primo piano nel panorama politico del secondo Quattrocento, non solo all'interno dello stato di Camerino di cui era il signore. Una famiglia, quella della santa, segnata da una forte tensione con i Borgia, in particolare col papa Alessandro VI, sfociata nel drammatico eccidio dei maschi della casata nel 1434, con la morte del padre e dei fratelli di Camilla.
Da questa terribile situazione le donne dei Varano emergono per tempra e consapevolezza di essere loro, ora, ad avere il difficile compito di conservare il potere signorile e di consolidare quello dinastico. Di esse si occupa Maria Grazia Nico Ottaviani, soffermandosi in particolare sulla figura di Caterina Cibo – colei che si adopererà per favorire il nascente ordine cappuccino – «donna coraggiosa, decisa, abile, spesso dura ma giusta e indipendente, il più bell'esempio (e forse il più famoso) tra le ricordate donne o meglio nobildonne della famiglia da Varano» (p. 35). Delineato il quadro di riferimento storico e sociale in cui situare l'esperienza della santa e, conseguentemente, l'autopercezione della stessa, seguono i contributi sugli scritti della clarissa. Primo è quello di Nicoletta Giovè Marchioli che ci offre un'ulteriore contestualizzazione, ponendo in evidenza come il rapporto tra donne e scrittura rappresenti, per medioevo ed età umanistico-rinascimentale, una vera e propria «questione di genere», che ha dato adito al luogo comune di un'incolmabile distanza tra la donna e la pagina scritta. L'autrice sottolinea che, in particolare dal XV secolo, aumenta il numero delle donne che scrivono, specialmente tra le religiose (p. 40).
Per quanto riguarda, poi, Camilla Battista da Varano non stupiscono la sua abilità scrittoria né le sue scelte grafiche lontane «da modelli e canoni sempre più remoti e ininfluenti» (p. 50), essendo nella sua famiglia numerose le donne «dotte», inserite nel fermento culturale e religioso delle Marche. Una conferma in questo senso ci viene anche dall'intervento di Giancarlo Breschi, il quale afferma che Camilla può ragionevolmente aver seguito il curriculum degli studia humanitatis. Interessante, poi, è la sottolineatura che l'autore fa a riguardo dei monasteri di clarisse, quali «agglomerato interdipendente di centri culturali, in stretta comunicazione tra loro» (p. 73), che lasciano presumere anche esperienze di scambi di letture e di confronto. Camilla percorre nei suoi testi tutti i generi di letteratura mistica, la sua scrittura è ricca in metafore, similitudini, simboli, scelte stilistiche originali e personali che denotano il contatto con altre opere di spiritualità e mistica circolanti, sia originali che volgarizzamenti, come evidenzia Silvia Serventi affrontando lo status quaestionis degli scritti della clarissa camerte e auspicando edizioni più adeguate e attente alla lingua e al pensiero della santa, al di là delle finalità devozionali e divulgative. Con il contributo di Adriano Gattucci entriamo più nel vivo dei contenuti.
L'autore, considerando tra gli scritti l'Autobiografia, si propone di ripercorrere «le tappe di questa esperienza della reclusa camerte, di cui lei stessa con lucidità e franchezza riferisce la dettagliata cronaca» (p. 123), con un linguaggio icastico e intenso. In particolare l'esperienza della notte dello spirito, passaggio quasi obbligato nel cammino dei santi, concentra nelle parole la potenza di una lotta interiore che fa sperimentare a Camilla un «temporale inferno» e una «in felicissima felicità», quasi presagita dai Dolori mentali e dai Ricordi di Gesù che l'autore definisce «un vero e proprio vademecum per un'anima nel momento dell'aridità» (p. 137). Un testo interessante per i contenuti e per l'originalità dello stile letterario è quello delle Istruzioni al discepolo, analizzato puntualmente e con attenzione ai diversi manoscritti e alle diverse edizioni a stampa dello stesso da Massimo Reschiglian. Si tratta di una comunicazione di carattere sapienziale e pedagogico, in forma anonima ma con buoni – seppur dibattuti – indizi di autenticità, dalla quale possiamo intuire un'autorevolezza spirituale riconosciuta alla Varano. Oltre ad essere un breve trattato sulla vita spirituale, quindi, lo scritto «rappresenta una preziosa fonte biografica su Battista da Varano» (p. 152).
Motivi stilistici comuni ad altre opere e il tratto carismatico che lo percorre fanno propendere, infatti, l'autore per l'attribuzione dello scritto alla clarissa camerte: essa come madre spirituale «diviene per il discepolo lo specchio nel quale riflettersi, il modello dal quale prendere forma» (p. 159). Gli aspetti salienti dell'itinerario spirituale della Santa, nel più ampio contesto della poesia religiosa a lei contemporanea, sono tratteggiati da Angela Emanuela Scandella «da tre angoli prospettici» (p. 173): i vari contributi allo studio della spiritualità della Varano, l'alveo della spiritualità dei monasteri femminili osservanti (sulla base anche delle sollecitazioni offerte dal codice di Roma A/23 della curia generale dei frati Minori, compilato da Caterina da Osimo), una suggestiva chiave di lettura mariana dell'esperienza della clarissa di Camerino. L'autrice individua, negli scritti, tre declinazioni del vissuto di Camilla: la sua avventura si presta, innanzitutto, a essere riletta secondo la categoria biblica dell'esodo, come nota la Scandella (p. 187), «da se stessi, da ogni desiderio effimero e da ogni volontà propria».
Secondariamente la vicenda interiore della santa si svolge in un intenso dialogo con lo sposo, Cristo crocifisso, che in un linguaggio suggestivo per l'abbondanza di ossimori esprime la sua drammatica vivacità. In ultima istanza, l'esperienza della Varano si configura come esperienza nuziale nell'incontro performante col mistero dell'amore e della passione di Cristo per l'uomo. La rapida panoramica offerta lascia intuire la qualità degli interventi proposti nel presente volume, risultato dell'apporto di studi storici, filologici, letterari che hanno permesso di avvicinare con una maggiore competenza scientifica e una più profonda lettura spirituale la figura della colta monaca di Camerino, al di là degli intenti apologetici e devozionali: un approdo e un punto di partenza per approfondimenti ulteriori e per restituire, come afferma Gabriella Zarri traendo le conclusioni della giornata di studio all'origine di questi Atti, «a Battista Varano la giusta fama di scrittrice spirituale e, insieme, il riconoscimento di vita santa» (p. 224).
Tratto dalla Rivista "Il Santo. Rivista francescana di storia dottrina arte" LII, 2012, fasc. 1-2
(http://www.centrostudiantoniani.it)
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