La persona amata che se ne va o che si lascia, un amico che si allontana, il romanzo che si finisce a malincuore: facendo eco alle separazioni ordinarie della vita, qui si guarda alle separazioni interiori che la cura analitica esige dal paziente e dallo psicoanalista.
Devono separarsi da ciò a cui tengono e che li tiene: il paziente - che è attaccato ai propri legami più che a se stesso - per non colare a picco, come il capitano Achab, con ciò che lo distrugge; lo psicoanalista, che dipende dai sistemi di pensiero che gli sono familiari e deve rompere con essi per inventare del nuovo, delle parole viventi, della vita. E' cosi, separandosi da se stessi, che tutti e due si incontreranno e che più tardi potranno separarsi l'uno dall'altro, questa volta.
In queste pagine, l'autore, psicoanalista, cerca di vedere che cosa accade in lui nel tempo delle sedute e di renderne anche percepibile l'estraneità mai addomesticata. Le situazioni cliniche sono sempre presenti, e pongono in evidenza una clinica dell'analista che non si è soliti evocare e che è infinitamente più complessa e ricca del classico "contro-transfert”, tanto spesso riduttivo.
Non diversamente da quelle del mondo esterno, le separazioni interiori non sono perfette. Per fortuna, pensa l'autore che le detesta.
“L'originalità delle Separazioni imperfette sta nel guardare per una via introspettiva e non autoanalitica all'esperienza della scena analitica. Al centro c'è “la soglia mal cosciente” della coscienza. Certo la coscienza non ama i suoi legami con l'oscurità, sebbene le siano necessari. E l'analista, che detesta le separazioni, deve separarsi dal proprio pensiero, dalla propria ragionevolezza, dalla propria realtà, e, mentre parla al suo paziente, deve affrontare il sentimento penoso di non avere imparato a parlare e di essere andato altrove. Attraverso questa separazione imperfetta potrà forse cominciare a indovinare e a costruire...
Michel GribinsKi ha un rapporto forte, affettivo, attento, personale con le parole. Il suo lessico è sempre inconfondibile. Uno dei segreti del suo linguaggio è il legame che intercorre tra le parole e le immagini. Le immagini che “sono l'intelligenza del nostro rapporto separato col mondo”” (MARIA LUCIA MASCAGNI).
Michel Gribinski è conosciuto in Italia quanto meno dal tempo della sua partecipazione al gruppo redazionale della "Nouvelle revue de psychanalyse". Quando Pontalis decise di chiudere la propria rivista, Gribinski ne raccolse il testimone e fondò una nuova rivista "Le fait de l'analyse" che in seguito ha cambiato nome ed è diventata "penser/rever".
Dall'inizio del 2000, la "Psicoterapia psicoanalitica" pubblica scritti di Gribinski e il primo numero 2004 della "Rivista di psicoanalisi" ha a sua volta ospitato la traduzione di un suo articolo.(MARIA LUCIA MASCAGNI)