Liturgia al cuore della pastorale
-Scritti liturgici
(Fuori collana)EAN 9788825031164
Ogni giubileo è occasione di memoria riconciliante e di lucida profezia, tempo opportuno di gratitudine per ciò che è stato e di rinnovo dell’impegno di alleanza in vista di ciò che sarà. Il 4 dicembre 2013 è stato celebrato il 50o anniversario della promulgazione della Sacrosanctum Concilium. Rispetto a questo solenne anniversario, volendo rimanere sulla suggestiva origine ebraico-biblica del giubileo, la pubblicazione degli Scritti liturgici di mons. Paolo Magnani rappresenta quasi il suono dello yovel, l’antico corno d’ariete con cui gli ebrei annunciavano l’inizio dell’anno giubilare (cf. Lv 25,9).
Il festoso tripudio dei vescovi di tutto il mondo che nella basilica vaticana accompagnò il voto plebiscitario con cui venne promulgata la prima Costituzione conciliare, segnò l’inizio di una storia nuova, anzitutto per la specifica realtà di cui tratta il documento, la liturgia. Proprio a partire dai principi teologici e operativi presentati dalla Costituzione, infatti, i testi e le forme liturgiche hanno conosciuto un tempo di riforma e rinnovamento senza pari nella storia del culto cristiano; ma fu un impulso decisivo anche per lo stesso Concilio, sia perché confermò la fecondità del metodo di lavoro sinodale fermamente voluto dai Padri e messo alla prova per la prima volta in maniera completa proprio con la redazione di Sacrosanctum Concilium, sia perché influì non poco sugli sviluppi tematici e dottrinali che seguirono, in particolare sulle altre tre Costituzioni conciliari.
Pavese d’origine e già vescovo di Lodi (1977-1988) e di Treviso (1988- 2004), dove tutt’ora risiede e continua a servire la Chiesa come vescovo emerito, P. Magnani è stato un testimone diretto dell’intensa fase del rinnovamento liturgico e della sua ricezione nelle Chiese locali di cui è stato pastore. La figura evangelica del testimone appena evocata non si limita, tuttavia, al ruolo di spettatore di un evento, ma esprime il coinvolgimento profondo e totale, diremo esistenziale, con ciò di cui si è testimoni. Passando in rassegna i testi che vengono raccolti in questa pubblicazione, intitolata significativamente La liturgia al cuore della pastorale, si coglie esattamente la vibrazione del cuore del vescovo Paolo, profondamente impegnato a far risuonare e, talvolta, a tradurre i principi della Costituzione conciliare per i suoi destinatari. Una delle originalità dell’opera, impreziosita dalla prefazione del liturgista Goffredo Boselli e presentata dal vescovo di Treviso mons. Gianfranco A. Gardin, consiste proprio nella sua natura di “raccolta” di scritti composti in periodi diversi – nell’arco di oltre trent’anni, relativamente quindi al periodo del ministero episcopale dell’autore – e per situazioni e destinatari altrettanto differenti. Sta già in questo un elemento di sintonia con la costituzione Sacrosanctum Concilium, con la quale i Padri conciliari vollero quasi abbracciare tutte le componenti vive della Chiesa per annunciare a ciascuno il primato (il primum dirà Paolo VI) che nella vita personale ed ecclesiale deve avere l’incontro con Cristo attraverso la singolare esperienza liturgica cristiana.
Questa sorta di “primato obbligante” della liturgia nella vita cristiana non viene proposto in alcun modo dall’autore nei termini, ormai obsoleti, del precetto morale stabilito «dall’esterno e dall’alto» e da eseguirsi fedelmente, ma viene piuttosto svelato e motivato dentro un percorso di recupero «dall’interno e dal basso» di quelle condizioni storiche e umane della relazione che Dio stesso ha instaurato con l’uomo, intessendo con lui una «storia di salvezza» culminata nell’incarnazione e nel mistero pasquale di Cristo. La Costituzione conciliare sulla liturgia aveva esattamente inteso recuperare questa dimensione storica dell’opera divina della redenzione, indicando nella celebrazione liturgica, specialmente nell’Eucaristia e nelle altre celebrazioni sacramentali, la singolare via di accesso privilegiata a questa nuova storia iniziata dalla Pasqua di Cristo.
È Cristo infatti il centro dinamico delle riflessioni di mons. Magnani e nei suoi contributi la liturgia viene messa continuamente in relazione a Cristo come sua trasparenza simbolico-rituale. Mediante la liturgia si accede alla storia di salvezza che Cristo continua a scrivere sulla carne del mondo e dell’umanità non per rimanervi «come muti ed estranei spettatori» (cf. SC 48), ma pienamente co-protagonisti mediante una «partecipazione attiva» all’azione stessa di Cristo. L’autore ritorna insistentemente su questo fondamentale principio di Sacrosanctum Concilium, unitamente all’esortazione continua alla formazione liturgica, senza mantenersi troppo su un livello di astrattezza dei principi, né riducendone la portata teologica a semplice o banale esecuzione pratica di atteggiamenti e comportamenti esteriori.
Lo stile costante che si rintraccia negli scritti di mons. Magnani, pur dentro la diversità dei loro rispettivi generi letterari e delle situazioni per le quali vengono concepiti, è quello di chi mai dà per scontata alcuna informazione ma, piuttosto, accompagna sempre il lettore in un percorso di graduale comprensione dei singoli temi liturgici e, al contempo, di rivisitazione paziente e quasi mistagogica di quanto già vissuto dal destinatario in ambito rituale. L’articolazione stessa dei temi e della tipologia dei contributi testuali riesce a tracciare le diverse prospettive dello sguardo con cui l’autore ha personalmente vissuto l’esperienza della liturgia e ne ha condiviso, da pastore e maestro, l’intelligenza.
La prospettiva teologica è quella che permette al lettore di cogliere lo spessore dell’argomentazione e la ragionevolezza della fede cristiana nell’esperienza liturgica della salvezza (cf. soprattutto la prima parte dell’opera, che ripropone le lettere pastorali del vescovo Magnani dedicate al tema liturgico sia nel periodo lodigiano che in quello trevigiano).
La prospettiva storica, di cui è offerto un particolare saggio nello studio sull’edizione pavese del 1805 della traduzione italiana del Messale Romano (cf. il cap. IV della I parte), conferma non solo il solido riferimento scientifico dell’autore in materia liturgica, ma anche la sua profonda passione per la tradizione della Chiesa che, lungi dal rinchiudersi in sterili nostalgie, sa trarre dal buon tesoro della storia le cose antiche e le cose nuove che la rendono tradizione “vivente” (cf. anche la quinta parte, dedicata alla ricostruzione dei profili di mons. Antonio Mistrorigo e del card. Virgilio Noè, singolari interpreti del rinnovamento liturgico).
La prospettiva estetico-poietica (cioè, in relazione al “vedere” e al “fare” nella liturgia) fa trasparire dalla lettura suggestivamente simbolica dell’architettura liturgica della cattedrale (cf. la seconda parte, in cui vengono pubblicate in particolare le omelie in occasione della dedicazione dell’altare delle cattedrali di Lodi e Treviso) e dall’attenzione alla cura e alla competenza ministeriale della musica e del canto liturgici (cf. quarta parte) quel senso del “bello”, del “gratuito” e del “simbolico” quali condizioni di base umanamente indispensabili per poter vivere un’autentica esperienza liturgica.
La prospettiva formativa (di cui si caratterizzano soprattutto il cap. IV della I parte e la terza parte con gli interventi rivolti ai presbiteri) pone l’accento sull’appassionato impegno educativo della Chiesa a favore della crescita graduale della «capacità simbolico-rituale» dei fedeli – nelle loro specifiche condizioni di vita, di età, di cultura, di provenienza – e del ministro – sia egli vescovo, presbitero, diacono o laico. Negli scritti di mons. Magnani tale impegno non si riduce, tuttavia, a indicare una serie interventi didattici, informativi e di sola natura intellettuale, ma invoca sempre quel profilo cristiano della formazione che intende «dare “forma cristiana alla persona del battezzato, cioè mettere in atto tutta un’azione organica finalizzata a costruire nel cristiano quelle strutture e capacità che lo rendono “uomo nuovo” atto a vivere e a manifestare “la vita secondo lo Spirito” come progetto personale di vita» (p. 53). Infine, la prospettiva puntuale-locale, che si individua scorrendo proprio le precise circostanze storiche e geografiche che hanno generato i singoli testi.
La percezione del legame nuziale del cristiano e del vescovo Magnani con la Chiesa diocesana si rivela capace di dare corpo e di collocare in un preciso spazio e in un determinato tempo quei «Principi generali» che Sacrosanctum Concilium seppe affidare alla dimensione universale-cattolica con il chiaro compito di saperli poi “adattare” alle situazioni concrete della vita delle comunità locali, in linea con quel principio dell’incarnazione a cui l’Eterno stesso si è fatto obbediente. Alla luce di questo sguardo è proprio la ricchezza di “visioni” che emerge dalla lettura degli Scritti liturgici di mons. Magnani a offrire al lettore la griglia di lettura della stessa Costituzione Sacrosanctum Concilium, in onore della quale la pubblicazione del vescovo pavese vuole quasi intonare un polifonico coro di gratitudine. Restando su questa immagine musicale ci manca però di indicare la “chiave di violino” che consente alle diverse voci della polifonia di armonizzarsi in un unico canto. Tale chiave di lettura del magistero liturgico di mons. Magnani è proprio quella pastorale, che si ritrova anche nel titolo della raccolta. Così come Sacrosanctum Concilium si apriva con una frase che intendeva subito mettere a fuoco l’obiettivo di tutto il Concilio, cioè quello di «far crescere ogni giorno di più la vita cristiana dei fedeli» (SC 1), alla luce del quale trovava ragione e senso anche la riflessione e il rinnovamento della vita liturgica, così cinquant’anni dopo, la raccolta degli Scritti liturgici del vescovo Paolo vuole ribadire con chiarezza che l’interesse che ha guidato e nutrito la sua passione non è stata la liturgia fine a se stessa, quasi arrendendosi a un gusto per il “cerimoniale” avulso dalla storia, ma sempre e soprattutto l’uomo alla luce di Cristo, la sua vita tutta intera, la sua ansia di salvezza dentro le coordinate della storia; solo alla luce di questa chiave pastorale si possono fecondamente accogliere i tanti tesori offerti dall’autore in materia liturgica e si può anche benevolmente guardare perfino a quanto essi non riescono sempre a dire di esaustivo in merito alla liturgia per l’uomo d’oggi. Il più prezioso guadagno di questa intonazione pastorale offerta dalla raccolta degli scritti di mons. Magnani consiste proprio nel fatto che non si riduce a uno scivolamento su un livello ingenuamente “pratico” della pastorale, quasi in contrapposizione al “teorico”, ma concentra i diversi livelli della riflessione teorica, della poetica simbolica, della rigorosa scientificità e della praticità esecutiva attorno a quel cuore del buon Pastore che batte col suo inconfondibile ritmo di risurrezione nell’azione liturgica, e che proprio a partire da essa invia la Chiesa, radunata, purificata e nutrita, a essere nel mondo il fragile ma credibile sacramento del suo amore.
Tratto dalla rivista "Rivista Liturgica" n. 1 del 2014
(https://www.queriniana.it/parole-di-vita)
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