L'alleanza della lettura
-Questioni di poetica narrativa nella Bibbia ebraica
(Lectio)EAN 9788821571589
Professore di esegesi dell’Antico Testamento alla Pontificia Università Gregoriana, Sonnet è specializzato in teoria letteraria: è suo il capitolo sull’esegesi narrativa nel Manuale d’esegesi dell’Antico Testamento (EDB, Bologna 2010). Questo scritto completa proprio quel capitolo, di cui riproduce la sequenza delle sezioni. La differenza tra i due contributi sta proprio 58 nel loro diverso genere: mentre il manuale presenta in modo ordinato scolasticamente i fenomeni costitutivi della narrazione biblica, in quest’opera sono riuniti alcuni saggi pubblicati nell’arco degli ultimi vent’anni e rivisti per la presente raccolta.
La prima parte dell’opera, intitolata: Questioni di poetica narrativa, si apre con una sezione dedicata al modello narrativo della Bibbia ebraica, perché dentro tale cornice trovano il loro pieno valore tutti gli elementi del racconto. Sonnet inizia ponendosi la domanda: «C’è un narratore nella Bibbia?». E risponde esaminando alcuni passi importanti della Genesi, che gli permettono di precisare che tale narratore non è un individuo storico, dal momento che si può riconoscere nell’autorità della tradizione d’Israele, trasmessa di generazione in generazione (cf. Sal 78,3-4).
In un secondo capitolo viene instaurato un rapporto fra la narrazione biblica e il pensiero (post)moderno riguardo all’autorità del narratore e giunge a precisare un modello narrativo di tipo dinamico, che non urta l’uomo moderno, ma ha qualcosa da dirgli attraverso una rivoluzione teologica che dà origine a una nuova rappresentazione umana del personaggio, capace di parlare anche alla nostra epoca. Infine, il tema dell’alleanza della lettura è trattato nel terzo capitolo, mostrando come la Bibbia rifiuti l’esoterismo di codici segreti da iniziati, ma stabilisca piuttosto un’alleanza con il suo lettore, cioè un terreno di comprensione e d’intesa, in cui si riflette l’alleanza che in esso si narra. Infatti, l’alleanza si trasmette con il racconto che la narra e la definisce, integrando così i suoi nuovi contraenti. Seguendo poi i quattro elementi costituivi del dramma, indicati da Aristotele nella sua Poetica, Sonnet dedica un capitolo a ciascuno di essi: l’intreccio, i personaggi, il punto di vista e la ripetizione.
Per quanto concerne l’intreccio l’attenzione è rivolta soprattutto al «dramma» del riconoscimento, in quanto è uno dei meccanismi più potenti dell’azione narrata: un esempio importante è evidenziato nella vicenda del «libro trovato » in 2Re 22, di cui viene evidenziata la finalità narrativa; mentre l’esame di una macro-struttura prende in considerazione la coerenza narrativa del ciclo di Davide (1Sam 16-1Re 2). Quindi dopo una piccola fenomenologia dei personaggi biblici, l’attenzione si concentra sul personaggio di Dio come essere di parola, per passare quindi all’importanza della poesia lirica all’interno del racconto biblico. La sezione dedicata al punto di vista mette a fuoco un interessante incrocio di mondi, che coinvolge i personaggi umani, il personaggio divino e il lettore stesso, analizzando gli aspetti narrativi e teologici di tale fenomeno nella Bibbia ebraica.
nfine, per il tema della ripetizione, si affronta l’analogia tra personaggi e instaura una eloquente comparazione fra Adamo e Salomone. Nella seconda parte dell’opera vengono affrontate questioni di ermeneutica generale per passare dal racconto biblico alla teologia narrativa: tra universalismo poetico e particolarismo storico la questione riguarda il rapporto tra finzione e storiografia, offrendo come esemplificazione il racconto della destituzione di Saul in 1Sam 15, letto come «scacchiera della verità». Ritornando poi sulla questione della macro-struttura, si fa notare come la dimensione teologica della narrazione biblica sia solo «a lungo termine» e richieda una «lettura continua», praticata su lunghe unità. Infine, gli ultimi capitoli presentano due studi che evidenziano la continuità della lettura ebraica tra Midrash ed esegesi narrativa contemporanea, e l’importante influsso che ha avuto il racconto biblico sulla letteratura dell’Occidente. Destinato a un pubblico competente, il libro è ricco di informazioni, chiarimenti, provocazioni e suggerimenti.
Tratto dalla rivista "Parole di Vita" n. 2 del 2012
(https://www.queriniana.it/parole-di-vita)
Professore di esegesi di Antico Testamento nella Pontificia Università Gregoriana, Jean-Pierre Sonnet è autore di un interessante saggio in cui sono affrontate le principali questioni di poetica narrativa nella letteratura biblica anticotestamentaria. Si tratta, in realtà, di articoli e interventi pubblicati dallo studioso francese dal 1994 al 2009, con l’aggiunta di un saggio inedito. Nell’Introduzione (pp. 7-20), si delinea l’obiettivo del presente volume in questi termini: «Vorrei mostrare che l’alleanza non è soltanto un tema affrontato nella Bibbia ebraica o un evento narrato nel suo racconto; è anche un fenomeno connesso all’atto della sua lettura» (p. 8). È questa l’indiscussa originalità con la quale Sonnet rilegge le categorie della narratologia contemporanea: «I saggi raccolti in questo volume mostreranno, con approcci successivi e sotto diverse angolature, l’“operatività” del racconto biblico, che ne fa non soltanto un discorso della rappresentazione, ma anche un discorso dell’attuazione […]: l’alleanza rappresentata si ri-attua mediante il coinvolgimento del lettore» (p. 13). I saggi sono raccolti in tre sezioni: I. Questioni di poetica narrativa (pp. 25- 286); II. Racconto biblico e teologia narrativa (pp. 289-362); III. Prospettive storiche e letterarie (pp. 365-404). La prima sezione, senza dubbio la più cospicua e preziosa da un punto di vista della teoria letteraria, sviscera cinque argomenti legati alla poetica narrativa. Anzitutto, è offerta una riflessione euristica sul modello narrativo della Bibbia ebraica; i primi due articoli (C’è un narratore nella Bibbia? La Genesi e il modello narrativo della Bibbia ebraica; Narrazione biblica e postmodernità) riflettono sulla figura del narratore: «Anonimo e senza volto, questo narratore, che non si mette mai in scena né appare mai con la forma “io”, puntella con la sua autorità il racconto lungo il quale il lettore avanza» (p. 29).
L’autorità del narratore si rivela, in ultima istanza, nell’autorità della tradizione d’Israele, che trasmette il messaggio (il testo) di generazione in generazione, coinvolgendo espressamente i nuovi contraenti (i lettori). Posta in questi termini, l’alleanza della lettura rifiuta ogni codifica esoterica; il terzo capitolo (L’alleanza della lettura: quando la Bibbia rifiuta l’esoterismo) sottolinea, infatti, come il racconto biblico non cessi «di farsi capire da tutti nella sua trama di fondo e, quindi, di costruire “un’alleanza” con il suo lettore» (p. 66).
Rifacendosi alla teoria letteraria elaborata da Aristotele nella sua Poetica (6,1149b-1450b), il gesuita belga affronta quelli che sono gli elementi costitutivi del dramma (nel nostro caso specifico, del racconto), vale a dire: a) l’intreccio (“I loro occhi si aprirono e lo riconobbero”. Il “dramma” del riconoscimento; “Il libro ritrovato”: 2Re 22 e la sua finalità narrativa; “Fossi morto al posto tuo!”. La coerenza narrativa del ciclo di Davide [1Sam 16 - 1Re 2]); b) i personaggi (Piccola fenomenologia dei personaggi biblici; Il personaggio di Dio come essere di parola; “Sono io che, per Yhwh, sono io che voglio cantare” [Gdc 5,3]. La poesia lirica all’interno del racconto biblico); c) il punto di vista (All’incrocio di due mondi.
Aspetti narrativi e teologici del punto di vista nella Bibbia ebraica). In tutti e tre i casi, il profilo teorico è illustrato con esemplificazioni applicate a brani e sezioni dell’Antico Testamento, con il merito di consegnare al lettore, anche il meno esperto, le chiavi di lettura per una corretta interpretazione del testo biblico nella sua dinamica di interazione attiva, in cui lo stesso lettore è coinvolto a pieno titolo. Fenomeno letterario spesso trascurato o relegato a ruolo di conferma per l’esistenza di molteplici tradizioni, la ripetizione è approcciata da Sonnet non tanto da un punto di vista lessicale, quanto dell’analogia dei personaggi. Nell’articolo Salomone, l’Adamo regale, lo studioso propone di rileggere la figura del re Salomone alla luce dell’analogia con l’Adamo primordiale, asserendo che «spetta al lettore cogliere la figura arcaica e l’intreccio primordiale sotto la figura e l’intreccio “moderni”, intensificando la sua attenzione nei confronti del surplus e delle sorprese della storia» (p. 270).
Alla luce delle questioni ermeneutiche affrontate, la seconda sezione prova a elaborare un’articolata relazione tra racconto biblico e teologia narrativa. Il primo saggio, “C’era un uomo…”. Il racconto biblico tra universalismo poetico e particolarismo storico, prende «in considerazione la peculiare modalità del racconto biblico di ancorare le possibilità più estreme del destino umano al particolarismo della storia e di raccontare così l’inaudito di Dio» (p. 289). Ripensare la verità in termini narrativi è il tema affrontato nella lettura di 1Sam 15: Scacco al re (1Sam 15). Il racconto biblico come scacchiera della verità. Se è stato dimostrato che il narratore fa in modo che a tutti arrivi una verità minima del racconto, è altrettanto vero che «lo stesso narratore non cessa di condurre i suoi lettori da questa verità minima alla verità tutta (o più) intera, scommettendo sulla loro capacità di comprensione e sollecitando da parte loro delle letture sempre più sottili» (p. 329).
Se la narratologia si è concentrata maggiormente nell’analisi di singole pericopi e capitoli dei libri biblici, essa non può non esercitare il suo potenziale ermeneutico su più vasta scala; è questo l’oggetto dell’indagine del capitolo Un dramma a lungo termine. Le implicazioni della “lettura continua” nella Bibbia ebraica: «si tratterà di sottolineare la centralità della progressione nel testo, in altri termini di porre attenzione a ciò che spinge il lettore ad andare oltre (nell’episodio, e oltre l’episodio) » (p. 332). Il volume è completato da due studi, prevalentemente storici: Dal Midrash a Rashi e all’esegesi narrativa contemporanea: continuità della lettura ebraica, in cui si ripercorrono le principali tappe della storia dell’approccio narratologico evidenziandono i punti di contatto e di continuità con l’esegesi rabbinica; La Bibbia e la letteratura d’Occidente. Lingua madre, legge del Padre e discendenza letteraria, incentrato sulla fecondità che il Testo sacro ha esercitato sulla letteratura occidentale.
La proposta di Sonnet scandaglia il fondale della narrativa biblica ebraica alla luce del concetto-chiave dell’alleanza, evidenziando la dimensione di appello con la quale il testo (in particolare quello biblico) si consegna al lettore. Non v’è alcun pericolo di una deriva soggettivista o relativista nell’interpretazione dei testi; per dirla con il noto semiologo italiano, Umberto Eco, «l’iniziativa del lettore consiste nel fare una congettura sulla intentio operis. Questa congettura dev’essere approvata dal complesso del testo come tutto organico» (U. ECO, I limiti dell’interpretazione, Milano 42004, p. 34). Anche se non mancano pagine dedicate al rapporto tra storia narrata e storia narrante, tra verità storica e verità narrata, siamo del parere che la narratologia (considerata tra i “nuovi” metodi di analisi letteraria nel documento della Pontificia Commissione Biblica, L’interpretazione della Bibbia nella chiesa, 1993) debba sempre meglio integrarsi con le istanze diacroniche. È lo stesso esegeta belga ad affermare che «non c’è niente di più “diacronico” di un racconto, poiché una tale comunicazione racconta azioni che si sono svolte “attraverso il tempo” (dia-chronos) e questo con l’aiuto di un mezzo linguistico che si distende, esso stesso, in maniera sequenziale, vale a dire “attraverso il tempo”» (J.-P. SONNET, L’analisi narrativa dei racconti biblici, in M. BAUKS - C. NIHAN [edd.], Manuale di esegesi dell’Antico Testamento, Bologna 2010, p. 46).
Quest’annotazione non intende affatto sminuire il prezioso e notevole contributo che l’autore ha inteso offrire a quanti, desiderosi d’inoltrarsi nel bosco dell’ermeneutica biblica, intendono avvalersi di una strumentazione valida.
Tratto dalla rivista "Asprenas" n. 1-4/2012
(http://www.pftim.it)
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