Solzenicyn
(Tempi e figure)EAN 9788821568817
Aleksandr Solzenicyn (1918-2008) non è soltanto uno dei massimi scrittori russi (ma non solo russi) del XX secolo, bensì anche un simbolo di lotta per la libertà in nome della Tradizione. Quando, nel 1970, gli venne assegnato il premio Nobel per la Letteratura (un premio che gli fu impedito di ritirare – la consegna avvenne solo quattro anni dopo, quando egli fu espulso dall’Unione Sovietica), egli era al centro dell’attenzione per alcune opere che denunciavano, direttamente o più velatamente, la criminale repressione comunista: Una giornata di Ivan Denisovic, Padiglione Cancro e Il primo cerchio.
Va notato che solo la prima era stata pubblicata in URSS e sarebbe rimasta l’unica opera stampata in patria prima del ritorno dello scrittore, nel 1990: Kruscëv aveva personalmente approvato la pubblicazione, Bresnev volle invece censurare ogni voce dissenziente. Ma il capolavoro di Solzenicyn sarebbe stato l’ampio saggio romanzato Arcipelago Gulag, puntuale descrizione del sistema di repressione più agghiacciante mai concepito dalla mente umana – e che molti continuano a minimizzare, perché rovina l’immagine del “paradiso” sovietico a cui tanto tengono.
Esce ora, grazie alla casa editrice San Paolo, quella che è considerata la più completa biografia di Solzenicyn. Quasi 1500 pagine che ricostruiscono l’intera esistenza dello scrittore, iniziando dalle generazioni precedenti: il nonno dello scrittore, di origine contadina, seppe realizzare una fortuna attraverso il razionale sfruttamento dei terreni agricoli avuti in concessione. Ma la sua fu una ricchezza che il governo comunista non perdonò mai alla famiglia Solzenicyn, perseguitata perché aveva saputo dimostrare che dalla miseria si poteva uscire anche sotto gli Zar e grazie all’iniziativa privata.
Pur essendosi distinto durante la Seconda Guerra Mondiale (guadagnandosi due medaglie), Aleksandr venne condannato a ben otto anni di lavori forzati per aver criticato (in una lettera privata, non in pubblico) la politica di Stalin: dalla sua esperienza nei gulag nascerà prima Una giornata di Ivan Denisovic, e poi le altre opere di denunzia della repressione sovietica. Poiché nel periodo di reclusione Solzenicyn abbandonò le posizioni marxiste nelle quali si era formato e in cui credeva, approdando a una visione religiosa della vita, la sua opera venne paragonata a quella di un altro sommo scrittore russo, anch’egli condannato all’esilio in Siberia e anch’egli fortemente religioso: Dostoevskij, che con Memorie dalla casa dei morti aveva descritto la sua prigionia in Siberia.
Ma Solzenicyn non fu soltanto un testimone dell’oppressione staliniana: la sua opera – ma anche la sua stesa esistenza – fu una continua condanna delle rivoluzioni atee, fossero rappresentate dal totalitarismo sovietico (che descrisse nei suoi libri), dall’illusione di lottare per la libertà (negli USA condannò le manifestazioni pacifiste contro l’intervento in Vietnam), dalle stessa madre di tutte le rivoluzioni contemporanee, la Rivoluzione Francese (si recò in Vandea per ricordare la repressione dei moti controrivoluzionari).
La corposa e pressoché esaustiva biografia di Ljudmilla Saraskina, che rinuncia alle note per evitare di appesantire ulteriormente, curata da Adriano Dell’Asta è uno spaccato di storia della cultura del XX secolo, che si legge quasi come un romanzo e ci fa conoscere uno scrittore non solamente anticomunista e antitotalitario, ma soprattutto profondamente cristiano.
Tratto dalla rivista Radici Cristiane n. 62 - Febbraio/Marzo 2011
(http://www.radicicristiane.it)