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Religione, fede, speranza e carità virtù del cristiano
(Sofia. Lex vivendi. Ethica)EAN 9788821305320
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DETTAGLI DI «Religione, fede, speranza e carità virtù del cristiano»
Tipo
Libro
Titolo
Religione, fede, speranza e carità virtù del cristiano
Autore
Frattallone Raimondo
Editore
LAS Editrice
EAN
9788821305320
Pagine
432
Data
2003
Collana
Sofia. Lex vivendi. Ethica
COMMENTI DEI LETTORI A «Religione, fede, speranza e carità virtù del cristiano»
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Recensioni di riviste specialistiche su «Religione, fede, speranza e carità virtù del cristiano»
Recensione di Giuseppe Trentin della rivista Studia Patavina
A quarant’anni dal concilio Vaticano II non sono pochi i manuali e i sussidi per lo studio della teologia morale che per definire la loro posizione e quadro di riferimento si confrontano con le indicazioni conciliari. Il confronto, ovviamente, può essere positivo o negativo a seconda delle varie interpretazioni che si danno del concilio e conseguentemente del rinnovamento conciliare. In ogni caso è sempre utile per stabilire con maggiore chiarezza il punto di vista che si intende sviluppare. Su di un punto infatti tutti sono d’accordo e cioè sul fatto che il concilio ha segnato una svolta, un punto di arrivo, ma anche di partenza, assegnando alla chiesa l’arduo compito di rinnovare, fra l’altro, anche la teologia morale, chiamandola ad essere meno pratico-pratica e più scientifica, più argomentata, ma soprattutto più biblica, più cristiana, più attenta a illustrare la vocazione, le virtù, gli atteggiamenti, i dinamismi profondi della vita cristiana.
Sotto questo profilo la nuova pubblicazione di Raimondo Frattallone, docente di teologia morale allo Studio teologico di Messina e alla pontificia Università Salesiana di Roma, è una specie di autoritratto dell’autore, fine teologo ed educatore sempre attento, fin dai suoi primi lavori, a ripensare e riformulare la morale in prospettiva non solo teologica, ma anche pedagogica. Più che un manuale di teologia morale quest’ultimo lavoro di Raimondo Frattallone è un sussidio, un tentativo ben riuscito di fare delle tre virtù teologali, fede, speranza e carità, tre modi o stili di vita e di interpretazione della vita morale alla luce del messaggio cristiano, visto nella duplice prospettiva della memoria storica («auditus fidei») e della riflessione sistematica («intellectus fidei»). A queste due prospettive l’Autore ne aggiunge una terza che funge da premessa di ordine antropologico e filosofico nella quale egli formula la domanda: le virtù sono ancora attuali nella cultura contemporanea?
Frattallone risponde a questa domanda proponendo di uscire, anzitutto a livello antropologico e filosofico, dalla falsa dicotomia tra morale del dovere e morale della felicità, mentre a livello teologico e cristiano egli ripropone il tema classico, ma sempre attuale, della carità come forma delle virtù. Ciò comporta, in termini molto generali, riaffermare il rapporto tra fede e morale superando i rischi di separazione che attualmente lo minacciano: il fideismo, nella misura in cui porta a vivere e interpretare negativamente la morale; e il moralismo che al contrario porta a vivere e a interpretare negativamente la fede. Il nostro Autore evita molto prudentemente, ma anche intelligentemente, questi due rischi introducendo come ponte o collante nel rapporto tra fede e morale la virtù della religione, che da una parte sottrae le virtù teologali alla pura interiorità, dall’altra le ricolloca come anima e principio ispiratore all’interno della vita morale del cristiano. Ma l’Autore non si limita a questo, riafferma anche il carattere sempre e solo secondario della morale in rapporto alla fede. Sotto questo profilo, certamente più problematico, non esiste, almeno per il credente, una morale autonoma dalla fede; in un certo senso esiste solo una fede che si esprime storicamente attraverso la morale e una una serie di atteggiamenti o virtù teologali che a loro volta assumono e si concretizzano in una serie di virtù morali che che formano il tessuto connettivo della vita quotidiana del cristiano.
Tratto dalla rivista "Studia Patavina" 2005, nr. 1
(http://www.fttr.glauco.it/pls/fttr/V3_S2EW_CONSULTAZIONE.mostra_pagina?id_pagina=271)
Sotto questo profilo la nuova pubblicazione di Raimondo Frattallone, docente di teologia morale allo Studio teologico di Messina e alla pontificia Università Salesiana di Roma, è una specie di autoritratto dell’autore, fine teologo ed educatore sempre attento, fin dai suoi primi lavori, a ripensare e riformulare la morale in prospettiva non solo teologica, ma anche pedagogica. Più che un manuale di teologia morale quest’ultimo lavoro di Raimondo Frattallone è un sussidio, un tentativo ben riuscito di fare delle tre virtù teologali, fede, speranza e carità, tre modi o stili di vita e di interpretazione della vita morale alla luce del messaggio cristiano, visto nella duplice prospettiva della memoria storica («auditus fidei») e della riflessione sistematica («intellectus fidei»). A queste due prospettive l’Autore ne aggiunge una terza che funge da premessa di ordine antropologico e filosofico nella quale egli formula la domanda: le virtù sono ancora attuali nella cultura contemporanea?
Frattallone risponde a questa domanda proponendo di uscire, anzitutto a livello antropologico e filosofico, dalla falsa dicotomia tra morale del dovere e morale della felicità, mentre a livello teologico e cristiano egli ripropone il tema classico, ma sempre attuale, della carità come forma delle virtù. Ciò comporta, in termini molto generali, riaffermare il rapporto tra fede e morale superando i rischi di separazione che attualmente lo minacciano: il fideismo, nella misura in cui porta a vivere e interpretare negativamente la morale; e il moralismo che al contrario porta a vivere e a interpretare negativamente la fede. Il nostro Autore evita molto prudentemente, ma anche intelligentemente, questi due rischi introducendo come ponte o collante nel rapporto tra fede e morale la virtù della religione, che da una parte sottrae le virtù teologali alla pura interiorità, dall’altra le ricolloca come anima e principio ispiratore all’interno della vita morale del cristiano. Ma l’Autore non si limita a questo, riafferma anche il carattere sempre e solo secondario della morale in rapporto alla fede. Sotto questo profilo, certamente più problematico, non esiste, almeno per il credente, una morale autonoma dalla fede; in un certo senso esiste solo una fede che si esprime storicamente attraverso la morale e una una serie di atteggiamenti o virtù teologali che a loro volta assumono e si concretizzano in una serie di virtù morali che che formano il tessuto connettivo della vita quotidiana del cristiano.
Tratto dalla rivista "Studia Patavina" 2005, nr. 1
(http://www.fttr.glauco.it/pls/fttr/V3_S2EW_CONSULTAZIONE.mostra_pagina?id_pagina=271)
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