"Del simulacro perso nei sogni" è un romanzo d'amore. Ma con una
caratteristica singolare: se ne racconta il seguito, la sua continuazione,
dopo la morte dell'amata. La storia che si va intessendo sotto gli occhi del
lettore è un montaggio di avvenimenti "sottili", propri di un ordine delle
cose diverso, latente nella realtà.
E' un romanzo d'amore. Ma con alcune caratteristiche singolari: 1) si tratta di un amore coniugale; 2) di un amore che continua, e si rafforza, dopo la morte di lei. La storia è intessuta, principalmente, di episodi che paiono messaggi dal così detto "mondo sottile" e segnali di presenza dall'invisibile: fenomeni paranormali veri e propri, fenomeni sincronici (le famose coincidenze significative di mondo e psiche, di cui si occupò Jung), sogni che preannunciano fatti e vi si agganciano in un disegno casuale ma "intelligente", pieno di senso, che abolisce i confini tra psiche e realtà oggettiva materiale. L'opera attrae per la capacità di coinvolgere nel privato di un disperato diario dell'anima, rimanendo impavidamente sospesa su ipotesi metafisiche che dilatano il privato a meditazione universale sulla morte, fino ad accogliere testimonianze di una suggestiva sperimentazione sull'oltre, tentata di farsi parapsicologica e medianica. E’ questo uno dei punti di forza dell'opera, ed è l’aspetto che più incuriosisce il lettore. Infatti tale tipo di sensibilità, a tratti persino evocativa di Edgar Allan Poe, va incontro a un gusto diffuso sul rapporto fra i vivi e l'invisibile. Giuliano Gramigna, sul Corriere della Sera, chiudeva la recensione all’opera prima con queste parole: "scommetterei di buon grado sul futuro di narratore di Bargellini" e faceva riferimento a “patroni eccellenti”, come Gadda e Landolfi.
L'autore
Vince il Premio Bagutta anno 2000 nella sezione "Opera prima" con Mus utopicus (Editore I.M. Gallino).