Nella fede e nella carità riunisce gli interventi di Papa Francesco nel corso del suo viaggio apostolico in Turchia - che si è svolto dal 28 al 30 novembre scorsi, toccando Ankara e Istanbul -. Dal saluto ai giornalisti nel corso del volo Roma-Ankara, alla conferenza stampa durante il volo di ritorno, passando per l'incontro con le autorità turche, la visita al presidente degli affari religiosi, la Messa nella cattedrale cattolica dello Spirito Santo a Istanbul, la preghiera ecumenica nella chiesa patriarcale di San Giorgio, la preghiera ecumenica, la divina liturgia e la dichiarazione congiunta con il Patriarca ecumenico Bartolomeo.
ESTRATTO DALLA PRIMA PARTE
SALUTO AI GIORNALISTI DURANTE IL VOLO ROMA-ANKARA
Volo papale, 28 novembre 2014
Padre Lombardi
Santo Padre, grazie di venire a darci il suo saluto all'inizio di questo viaggio, per il quale Le facciamo i nostri auguri. Un viaggio che sappiamo impegnativo sia per l'area in cui ci rechiamo, sia per i rapporti ecumenici, i rapporti interreligiosi... Ecco, quindi è breve ma è molto intenso e importante. Noi La accompagniamo con la nostra preghiera, con la nostra attenzione e con il nostro sostegno, per quanto potremo fare, anche come informatori. Siamo un bel gruppetto, come vede: siamo sessantacinque in questo viaggio, rappresentanti di diversi Paesi, di diversi media, come al solito è un po' un mix che cerca di tenere conto sia dei media sia delle lingue, e così via. Molte sono persone che Lei già conosce, che seguono fedelmente questi viaggi. Abbiamo anche due signore turche che ci accompagnano in questo viaggio: la signora Esma Cakir, che La saluta con la mano, e la signora Yasemin Taskin, che La saluta con la mano, e che poi potranno farLe delle domande, anche durante il ritorno, naturalmente.
Poi abbiamo anche un'altra occasione di festa, questa mattina: c'è uno di noi, che è nascosto là in fondo, che compie sessantadue anni proprio oggi. E il suo compleanno: Jean-Louis de La Vaissière, e gli facciamo gli auguri insieme a Lei.E ora, naturalmente, Le do il microfono, se Lei vuole dirci qualche cosa:
Papa Francesco
Buon giorno. Vi do il benvenuto e vi ringrazio della vostra compagnia in questo viaggio, perché il vostro lavoro è un sostegno, un aiuto e anche un servizio al mondo: un servizio al mondo per far conoscere questa attività religiosa e umanitaria, perché la Turchia in questo momento è testimone e offre aiuto a tanti rifugiati delle zone in conflitto. Ringrazio per questo servizio. Ci ritroveremo al rientro per la conferenza stampa. Grazie tante e buon soggiorno.
Padre Lombardi
Grazie mille a Lei, Santo Padre. E buon viaggio. Noi La seguiremo con molta attenzione. Su un viaggio come questo, la presenza sul volo è molto importante, perché ci sono due tappe e quindi sono praticamente gli unici giornalisti che saranno presenti sia ad Ankara sia a Istanbul per seguire da vicino il Suo viaggio. Quindi avranno un ruolo molto importante nell'informazione, e Le vogliono assicurare che faranno del loro meglio per collaborare al Suo ministero. Grazie, Santo Padre, e buon viaggio.
INCONTRO CON LE AUTORITÀ
Ankara, 28 novembre 2014
Signor Presidente, Distinte Autorità, Signore e Signori,
sono lieto di visitare il vostro Paese, ricco di bellezze naturali e di storia, ricolmo di tracce di antiche civiltà e ponte naturale tra due continenti e tra differenti espressioni culturali. Questa terra è cara a ogni cristiano per aver dato i natali a san Paolo, che qui fondò diverse comunità cristiane; per aver ospitato i primi sette Concili della Chiesa e per la presenza, vicino a Efeso, di quella che una venerata tradizione considera la "casa di Maria", il luogo dove la Madre di Gesù visse per alcuni anni, meta della devozione di tanti pellegrini da ogni parte del mondo, non solo cristiani, ma anche musulmani.
Tuttavia, le ragioni della considerazione e dell'apprezzamento per la Turchia non sono da cercarsi unicamente nel suo passato, nei suoi antichi monumenti, ma si trovano nella vitalità del suo presente, nella laboriosità e generosità del suo popolo, nel suo ruolo nel concerto delle nazioni.
È per me motivo di gioia avere l'opportunità di proseguire con voi un dialogo di amicizia, di stima e di rispetto, nel solco dí quello intrapreso dai miei predecessori, il beato Paolo VI, san Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, dialogo preparato e favorito a sua volta dall'azione dell'allora Delegato Apostolico Mons. Angelo Giuseppe Roncalli, il futuro san Giovanni XXIII, e dal Concilio Vaticano II.
Abbiamo bisogno di un dialogo che approfondisca la conoscenza e valorizzi con discernimento le tante cose che ci accomunano, e al tempo stesso ci permetta di considerare con animo saggio e sereno le differenze, per poter anche da esse trarre insegnamento.
Occorre portare avanti con pazienza l'impegno di costruire una pace solida, fondata sul rispetto dei fondamentali diritti e doveri legati alla dignità dell'uomo. Per questa strada si possono superare i pregiudizi e i falsi timori. e si lascia invece spazio alla stima, all'incontro, allo sviluppo delle migliori energie a vantaggio di tutti.
A tal fine, è fondamentale che i cittadini musulmani, ebrei e cristiani — tanto nelle disposizioni di legge, quanto nella loro effettiva attuazione —, godano dei medesimi diritti e rispettino i medesimi doveri. Essi in tal modo più facilmente si riconosceranno come fratelli e compagni di strada, allontanando sempre più le incomprensioni e favorendo la collaborazione e l'intesa. La libertà religiosa e la libertà di espressione, efficacemente garantite a tutti, stimoleranno il fiorire dell'amicizia, diventando un eloquente segno di pace.
Il Medio Oriente, l'Europa, il mondo attendono questa fioritura. Il Medio Oriente, in particolare, è da troppi anni teatro di guerre fratricide, che sembrano nascere l'una dall'altra, come se l'unica risposta possibile alla guerra e alla violenza dovesse essere sempre nuova guerra e altra violenza.
Per quanto tempo dovrà soffrire ancora il Medio Oriente a causa della mancanza di pace? Non possiamo rassegnarci alla continuazione dei conflitti come se non fosse possibile un cambiamento in meglio della situazione! Con l'aiuto di Dio, possiamo e dobbiamo sempre rinnovare il coraggio della pace! Questo atteggiamento conduce a utilizzare con lealtà, pazienza e determinazione tutti i mezzi della trattativa, e a raggiungere così concreti obiettivi di pace e di sviluppo sostenibile.
Signor Presidente, per raggiungere una meta tanto alta e urgente, un contributo importante può venire dal dialogo interreligioso e interculturale, così da bandire ogni forma di fondamentalismo e di terrorismo, che umilia gravemente la dignità di tutti gli uomini e strumentalizza la religione.
Occorre contrapporre al fanatismo e al fondamentalismo, alle fobie irrazionali che incoraggiano incomprensioni e discriminazioni, la solidarietà di tutti i credenti, che abbia come pilastri il rispetto della vita umana, della libertà religiosa, che è libertà del culto e libertà di vivere secondo l'etica religiosa, lo sforzo di garantire a tutti il necessario per una vita dignitosa, e la cura dell'ambiente naturale. Di questo hanno bisogno, con speciale urgenza, i popoli e gli Stati del Medio Oriente, per poter finalmente "invertire la tendenza" e portare avanti con esito positivo un processo di pacificazione, mediante il ripudio della guerra e della violenza e il perseguimento del dialogo, del diritto, della giustizia.