Il presente volume raccoglie le omelie pronunciate da Papa Francesco nelle messe mattutine celebrate nella Domus Sanctae Marthae in Vaticano. Ovviamente, proprio per la natura del genere letterario dell'omiletica, i temi trattati sono molteplici e ricoprono tutta l'area della fede cristiana: la figura di Gesù Salvatore, la bellezza del perdono, il significato della Confessione, l'ipocrisia e le falsità dei cristiani, la Chiesa, il continuo richiamo alla Madonna. Si tratta di conversazioni familiari, con un linguaggio semplice, vivace e ricco di metafore, rivolte a tutti i fedeli, che non hanno avuto il privilegio di essere presenti a queste messe private, affinché possano gustare tutta la sostanza e la spiritualità della parole di Papa Francesco.
INTRODUZIONE
LE OMELIE DI PAPA FRANCESCO
Con la raccolta e la pubblicazione dei resoconti delle Omelie del mattino di Papa Francesco, apparsi via via ne L'Osservatore Romano, è ora possibile, anche a quanti non Ti erano presenti, leggerne ampi brani e così avvertirne e gustarne tutta la sostanza.
UNO STILE ORIGINALE
Conversazioni familiari
Si tratta esattamente di "omelie", ed è noto che l'omelia è un genere letterario tipicamente cristiano, che ebbe nei Padri i suoi modelli illustri, pensiamo, tra gli altri, a Basilio, a Giovanni Crisostomo, ad Ambrogio, ad Agostino Jean Leclercq la definisce «una conversazione familiare di un pastore d'anime con il suo popolo durante un atto liturgico su di un testo biblico suggerito dalla liturgia».
A importare è senza dubbio il sugoso contenuto d queste "conversazioni familiari" di papa Francesco, ma a risaltare subito e a impressionare è già l'originalità del loro stile, col suo linguaggio facile e insieme vivace, ricco di metafore, immagini plastiche, capace di coinvolgere quanti ascoltano, di interloquire con loro, di riportarli alle vicissitudini concrete e abituali della loro vita, che al papa preme di illustrare, nella varietà dei loro risvolti, alla luce del Vangelo. Quindi un linguaggio, che non indugia agli approfondimenti teoretici o speculativi delle verità di fede, che certo ne sono la sorgente, ma alla loro versione pratica. Potremmo parlare di dogma applicato, di mistero cristiano nel suo diffondersi quotidiano.
Un linguaggio incisivo. Immagini e metafore
Ho accennato al linguaggio di queste omelie, dove i concetti sono incisivamente rivestiti di immagini e di metafore. Così, dei discepoli di Emmaus, si dice che «cucinavano la lor vita nel succo delle loro lamentele» (3 aprile); dei cristiani che devono guardare in faccia la realtà, «pronti, come il portiere di una squadra di calcio, a parare il pallone da qualunque parte arrivi» (12 aprile); vi si parla del vero Dio della fede e del «dio diffuso, un dio-spray, che è un po' dappertutto ma non si sa cosa sia» (18 aprile); degli «intellettuali senza talento» e degli «eticisti senza bontà» (19 aprile); dell'« andare a confessarsi come andare in tintoria» (29 aprile); e, in riferimento al clero, della « simonia educata», che porta a pagare qualcuno per diventar qualcosa (21 maggio); del «sacramento del dogana pastorale» (25 maggio), che invece di aprire chiude le porte alla gente; della «scienza della carezza» (7 giugno); del « fare una macedonia». mettendo insieme «un po' di Spirito Santo e un po' dello spirito del mondo» (10 giugno); del «progressismo adolescente» (12 giugno); della « faccia da immaginetta(14 giugno) con cui si nasconde il proprio essere peccatori; della vendetta «pasto tanto buono quando si mangia freddo» (18 giugno); ricordando poi che dobbiamo lasciar qui i nostri tesori terreni, osserva; «Io non ho mai visto un camion di traslochi dietro un corteo funebre» (21 giugno).
Un '"Direttorio di vita spirituale"
Ma, di là da questo loro linguaggio, che sa dare una felice forma icastica al pensiero e sa attirare immediatamente l'attenzione, si avverte nelle omelie di papa Francesco una sagace «discrezione degli spiriti» — per usare una terminologia ignaziana —, ossia una rara perizia nella penetrazione interiore e nello sguardo psicologico da cui traspare un'abituale, prolungata, familiarità con le situazioni umane, una lucida convivenza con i problemi, le reazioni e i sentimenti delle comunità e della gente in generale. E, infatti, esse lasciano trapelare come in filigrana tutta un'esperienza e un coinvolgimento, talora espressamente e suggestivamente richiamati.
Ecco perché non esiteremmo a definirle un prezioso Direttorio di vita spirituale. In esso fedeli e clero, compresi i vescovi, possono largamente attingere e intimamente assorbire — grazie anche alla circolarità e alla ripresa dei temi fondamentali — sia una molteplicità di insegnamenti, tradizionali e insieme segnati da una nuova carica di freschezza, sia una quantità di ponderati consigli e di vigorosi orientamenti ascetici.
UNO SGUARDO AI CONTENUTI
Passando ai singoli contenuti: essi sono ovviamente molteplici, proprio per il genere letterario del discorso miletico. Ricoprono, si può dire, tutta l'area della viti cristiana, su cui irraggiano i misteri principali della fede.
La bellezza di essere perdonati. La carezza di Dio
1. Solo per fare qualche accenno. Mi sembra, in particolare, rilevante e ricorrente il tema del perdono divino, proposto in maniera nuova e originale, che non ha mancato di suscitare un'intensa e diffusa partecipazione. «Che bello — egli diceva — essere santi, ma anche quanto è bello essere perdonati». Il peccatore nella sua notte non deve perdere la speranza: egli «incontra di nuovo Gesù, il suo perdono, la "carezza del Signore" ». Il papa invita «ad aprire il cuore e a gustare la "dolcezza" di questo perdono», «espressa nello sguardo rivolto da Cristo a Pietro che lo aveva rinnegato (26 marzo).
Parlando del confessionale dirà: «Il confessionale non è una "tintoria", che smacchia i peccati, né una "seduta di tortura", dove si infliggono bastonate. La confessione è infatti l'incontro con Gesù e si tocca con mano la sua tenerezza»; «La confessione è un incontro con Gesù che ci aspetta come siamo». Ne proviamo vergogna, ma «vergognarsi è una virtù dell'umile». Si va dal Signore «con fiducia, anche con allegria, senza truccarci» (29 aprile): «L'essere peccatori non è un problema; lo è piuttosto non pentirsi di aver peccato», e il ricordo va ancora allo sguardo di Gesù a Pietro, «sguardo tanto bello, tanto bello!», che provoca il pianto: «una storia degli incontri» durante i quali Gesù plasma nell'amore l'anima dell'apostolo (17 maggio).
2. Papa Francesco ripeterà: «Il Signore ci ama con tenerezza. Il Signore sa quella bella scienza delle carezze. La tenerezza di Dio: non ci ama a parole, Lui si avvicina e nel suo starci vicino ci dà il suo amore con tutta la tenerezza possibile»; «Vicinanza e tenerezza sono le due maniere dell'amore del Signore, che si fa vicino e dà tutto il suo amore anche nelle cose più piccole con tenerezza », che, per altro, rivela «la forza dell'amore di Dio ». Ma, aggiunge il papa: «Può sembrare un'eresia ma è la verità più grande: più difficile che amare Dio, è lasciarsi amare da lui »; d'altronde, «È questo il modo per ridare a lui tanto amore »: «Lasciare che lui si faccia tenero, accarezzi»: «Signore — esclama allora il papa, in preghiera —, insegnami la difficile abitudine di lasciarmi amare da te, di sentirti vicino e di sentirti tenero» (7 giugno). Dirà in seguito: «La chiave di ogni preghiera: [è] sentirsi amati da un padre, un Padre vicinissimo, che ci abbraccia» (20 giugno), che «ti ha generato, ti ha dato la vita, a te, a me », che ci ha «chiamati al singolare», «per nome» (25 giugno), che «ci ha messo in cammino» (22 giugno); non un «Dio cosmico», ma che nel «mistero della [sua] pazienza», «cammina al nostro passo» (28 giugno).
Gesù Salvatore
1. Riguardo a Gesù papa Francesco sottolinea che lui « solo ci può salvare », nessun altro, e tanto meno il consulto dei maghi e « tarocchi» (5 aprile), con la precisazione che «Gesù Cristo non ci ha salvato con un'idea, con un programma intellettuale. Ci ha salvato con la carne, con la concretezza della carne. Si è abbassato, si è fatto uomo, si è fatto carne fino alla fine », offrendo così l'autentica immagine dell'umiltà cristiana, che porta al riconoscimento della nostra condizione di peccatori veri: «Bisogna riconoscersi peccatori concretamente», dei «vasi di creta», e non presentarsi con «una faccia da immaginetta» (14 giugno).
2. Il pontefice ama particolarmente l'immagine della "Porta" applicata a Gesù: «C'è una sola porta per entrare nel Regno di Dio. E quella porta è Gesù». «La vera porta, l'unica porta», «una porta bella, una porta d'amore », che non delude mai, lasciata aperta nella sua ascesa al Padre. Gli arrampicatori «rubano la gloria a Gesù», e questo accade «anche nelle nostre comunità cristiane. Ci sono questi arrampicatori, no? che cercano il loro », che « fanno finta di entrare, mentre vogliono la propria gloria» (22 aprile).
Com'è di quelli che seguono Gesù, e tra questi ci sono anche alcuni preti e vescovi, perché «così si può far carriera», dimenticando che non è possibile « togliere la croce dalla strada di Gesù» (28 maggio) e che «la cultura del benessere» ci impedisce «di avvicinare Gesù nella strada della vita».
3. Il papa torna con insistenza sul carrierismo, «che ha fatto e fa tanto male alla Chiesa» (26 luglio), così come sul trionfalismo mondano o « fantasie trionfalistiche» (12 aprile), che sono un «cristianesimo senza croce », « un cristianesimo a metà », o «a metà cammino (29 maggio).
E, ancora, ci porta a riflettere su l'« idolo della mondanità» (6 giugno), su l'amarezza, su l'invidia amata dal demonio e che «arrugginisce la comunità cristiana»; sulle «comunità chiacchierone », «chiuse», che «non sanno di carezze» (27 aprile), e sui «cristiani chiacchieroni»: «Quanto si chiacchiera nella Chiesa! — osserva papa Francesco —. Quanto chiacchieriamo noi cristiani! », il che significa « spellarsi, farsi male uno all'altro »; «Le chiacchiere sono distruttive nella Chiesa, sono distruttive. È un po' lo spirito di Caino: ammazzare il fratello, coli la lingua». E lo si fa «con maniere buone. Ma su questa strada diventiamo cristiani di buone maniere e di cattive abitudini! Cristiani educati, ma cattivi» (18 maggio).
2. Altri argomenti: l'ipocrisia, che è «la lingua dei corrotti», che «non amano la verità. Amano soltanto se stessi e così cercano di ingannare, di coinvolgere l'altro nella loro menzogna, nella loro bugia. Hanno il cuore bugiardo; non possono dire la verità»: è «lo stesso linguaggio che ha usato Satana dopo il digiuno nel deserto» (4 giugno). Il papa non esita a parlare dell'« ipocrisia nella Chiesa »: «Quanto male ci fa a tutti! », anche perché « tutti noi abbiamo la possibilità di diventare ipocriti» (19 giugno).
C'è poi l'invito a non «rinchiuderci nelle lamentele », che «ci fanno male al cuore» (3 aprile); a non aver paura di « fare i ponti », a essere pronti «ad ascoltare tutti », dal momento che «Gesù non ha escluso nessuno» (8 maggio); a essere pazienti, poiché la pazienza «rinnova la nostra giovinezza e ci fa più giovani» (7 maggio); a lasciarci prendere dalla « fretta del messaggio cristiano », che è «lo zelo apostolico», suscitato da «una cosa tanto meravigliosa», qual è «l'amore di Dio che ha consegnato suo Figlio alla morte per me », e che «non è un andare avanti per fare proseliti e fare statistiche », ma «l'annuncio della riconciliazione », che cioè «Cristo si è fatto peccato per me e i peccati sono là, nel suo corpo, nel suo animo»: «Questo è da pazzi, ma è bello: è la verità », esclama con incontenibile e traboccante ammirazione papa Francesco. Da qui la considerazione che «la pace cristiana è una pace inquieta, non è una pace tranquilla» (15 giugno).
3. Gesù è la porta, ma, salendo al Padre — nota il papa — oltre che se stesso come porta, ci ha insieme lasciato le sue piaghe — «Le piaghe di Gesù sono ancora presenti sulla terra», «piaghe sacerdotali, di intercessione» —, sulle quali con riuscito intreccio il papa fonda la teologia della preghiera e il senso cristologico della carità. La preghiera «è un esodo da noi stessi», che si compie «con l'intercessione proprio di Gesù, che davanti al Padre gli fa vedere le sue piaghe»: «Le sue piaghe sono precisamente la sua preghiera di intercessione». Devono, anzi, avvenire «due uscite da noi stessi»: «verso le piaghe di Gesù» e «verso le piaghe dei nostri fratelli e sorelle. E questa è la strada che Gesù vuole nella nostra preghiera» (11 maggio).
La Chiesa nel cuore del Padre
1. Parlando della Chiesa, Francesco richiama i diversi aspetti del suo mistero. Il suo inizio, anzitutto: «La Chiesa incomincia nel cuore del Padre », dando avvio a una «storia d'amore» non ancora finita. Essa è spinta avanti dallo Spirito Santo, che «ci dà fastidio », ci muove, ci fa camminare (16 aprile), e «non cresce con la forza umana», e per questo non deve vantarsi della sua "quantità"; diversamente «diventa un po' burocratica» «perde la sua principale sostanza e corre il pericolo di trasformarsi in una ong. E la Chiesa non è una ong. È una storia d'amore » (24 aprile).
Lo ripete il papa: «Quando troviamo apostoli che vogliono fare una Chiesa ricca, una Chiesa senza la gratuità della lode, essa invecchia, diventa una ong, non ha vita» (8 maggio). In realtà, «La Chiesa non è un'organizzazione di cultura, di religione, neanche sociale; non è ciò ». Essa è la confessione che « Gesù è il Figlio di Dio venuto nella carne» e condannato a morte. Questo è lo scandalo» e «il centro della persecuzione». L'origine del martirio è il fatto che non vogliamo essere «cristiani ragionevoli, cristiani sociali, di beneficenza soltanto », ma seguaci della croce (1° giugno).
Il che non genera tristezza; all'opposto: grazie allo Spirito Santo, «autore» e « creatore della gioia », i cristiani vincono la sfiducia e ricevono il dono della vera libertà: libertà e gioia, che ci fanno «uscire da noi stessi» per lodare Dio» e «perdere il tempo lodando» (31 maggio).
2. La Chiesa, che ha come « sua memoria la Passione del Signore» — per cui dobbiamo, a nostra volta, essere «memoriosi» (13 maggio) — è affidata a Gesù Cristo. «Si può custodire la Chiesa, si può curare la Chiesa, no?» si domanda il papa. E risponde: «Dobbiamo farlo col nostro lavoro. Ma il più importante è quello che fa il Signore: è l'unico che può guardare in faccia il maligno e vincerlo. "Viene il principe del mondo, contro di me non può nulla": se vogliamo che il principe di questo mondo non prenda la Chiesa nelle sue mani, dobbiamo affidarla all'unico che può vincere il principe di questo mondo » (30 aprile), «che non vuole che siamo salvati », che «ci odia e fa nascere la persecuzione» e con il quale «non si può dialogare» (4 maggio).
Oggi non è certo senza significato che il papa torni sul tema del demonio, praticamente scomparso dalla teologia e dalla predicazione.
3. E sempre a proposito della Chiesa: essa «è madre», e noi «una famiglia nella Chiesa che è nostra madre»; madre non «babysitter, che cura il bambino per farlo addormentare» (17 aprile). Essa deve poi guardarsi dall'ideologia. Questa « falsifica il Vangelo e insidia anche la Chiesa », e crea «i grandi ideologi », i «dottori che rispondono soltanto con la testa», che discutono sulla Parola di Dio da "scientifici", precludendosi così, per mancanza di umiltà, «la strada all'amore e anche alla bellezze» (19 aprile).
Abbiamo accennato alla Chiesa; ma c'è soprattutto un motivo, un filo d'oro, che lega queste omelie, ed è il richiamo alla Madonna: «La mamma che cura la Chiesa», che «copre con il suo manto il popolo di Dio» (15 aprile), che «porta la gioia nostra più grande, porta Gesù» (31 maggio), che sempre a lui ci conduce (5 aprile), e alla quale abitualmente è rivolta la preghiera.
ESTRATTO DAL PRIMO CAPITOLO
Le parole di Papa Francesco
OMELIE DEL MATTINO NELLA CAPPELLA DELLA DOMUS SANCTAE MARTHAE
Abbiamo voluto offrire qualche piccolo assaggio delle "conversazioni familiari" di Papa Francesco, come a farle pregustare. Resta ora da leggerle e gustarle per intero.
MESSA DEL PONTEFICE CON GIARDINIERI E NETTURBINI VATICANI
Venerdì, 22 marzo 2013
Quando il nostro cuore è di pietra, succede che prendiamo pietre vere in mano e lapidiamo Gesù Cristo nelle persone dei nostri fratelli, specialmente quelli più deboli. Perciò occorre aprire il cuore all'amore. Lo ha detto Papa Francesco, commentando le letture del giorno durante la messa celebrata venerdì mattina, 22 marzo, nella cappella della Domus Sanctae Marthae.
Una celebrazione semplice, alla quale il Pontefice ha invitato gli addetti del servizio giardini e nettezza urbana del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, improvvisando una breve omelia incentrata in particolare sul brano del vangelo di Giovanni che narra l'episodio dei giudei che volevano lapidare Gesù.
Hanno concelebrato il cardinale Raúl Eduardo Vela Chiriboga, arcivescovo emerito di Quito in Ecuador, l'arcivescovo Lorenzo Baldisseri, segretario del Collegio cardinalizio e della Congregazione per i Vescovi, i monsignori Alfred Xuereb e Battista Ricca, direttore della Domus.
Erano presenti anche suore di tre comunità religiose femminili che prestano il loro servizio in Vaticano: le Figlie della carità di san Vincenzo de' Paoli, del dispensario pediatrico Santa Marta; le Figlie dei sacri cuori di Gesù e Maria Istituto Ravasco, della Casa San Benedetto per nunzi in pensione; e le Suore della presentazione della Beata Vergine Maria al Tempio (di Cracovia), del magazzino privato del Santo Padre.
Qui trovi riportati i commenti degli utenti di LibreriadelSanto.it, con il nome dell'utente e il voto (espresso da 1 a 5 stelline) che ha dato al prodotto.
I commenti compaiono ordinati per data di inserimento dal meno recente (in alto) al più recente (in basso).
Lara Munari il 2 luglio 2019 alle 09:19 ha scritto:
Con stile conciso e al tempo stesso molto profondo, Papa Francesco offre spunti di meditazione inerenti al Vangelo del giorno, sapientemente ispirati e talvolta venati di un'ironia sottile che provoca il quieto vivere facendo anche sorridere, al fine di far riflettere e invitare all'amicizia con il Signore, sempre pronto ad accogliere chi Gli apre il cuore. Volume che consiglio a tutti di leggere, ottimo anche come idea regalo.