La chiesa visibile
-La realtà teologica del diritto ecclesiale
EAN 9788820984526
L’opera che presentiamo ripropone «ex integro e senza aggiunta alcuna, salvo qualche emenda tipografica» (Introduzione alla seconda edizione, 7), il volume pubblicato dal salesiano don Dario Composta nell’anno 1985, coi tipi della Poliglotta Vaticana. Curatore di questa nuova edizione è Mons. Giuseppe Sciacca, Prelato Uditore della Rota Romana. Il titolo del volume, ad un tempo descrittivo e didattico, enuncia con fedeltà il suo contenuto: La Chiesa visibile. La realtà teologica del diritto ecclesiale.
Lo stesso don Composta così descrive l’origine e il contesto nel quale elaborò la sua ricerca: «Il lavoro è stato varato sulla base di quasi tutti i saggi e articoli di teologia del diritto che vanno per filo logico dal 1967 al 1984: di qui il carattere sistematico dei singoli quindici capitoli di cui si compone questo volume». E più avanti, dopo aver ricordato che la “teologia del diritto” iniziava proprio in quegli anni il suo cammino, aggiunge: «La discussione teologica e il confronto con le varie opinioni cammina in generale entro l’attualità ossia nel momento in cui i singoli articoli furono scritti; ciò sia detto per avvertire il lettore che alcuni capitoli si muovono nel complesso entro un orizzonte teologico che non va oltre il 1970-1975; ma per altri si è cercato di tener conto anche di discussioni più vicine nel tempo» (Prefazione, 20). Tra i tanti autori citati, il prof. Composta si confronta principalmente con Barion, Heimerl, Aymans, Müller, Dombois, Corecco, Varela, Sobanski e ancora: Meyendorf, Congar, Schillebeeckx, Smulders, Lafont, Zanchini, Vitale, ecc.
L’opera si articola in quattro parti rigorosamente concatenate tra loro. Nella prima parte l’Autore, delineato il dibattito allora in corso sulla teologia del diritto ecclesiale (cap. I), compie un’indagine storica che mostra la relazione tra diritto e teologia (cap. II). Fondata la legittimità di una teologia del diritto (cap. III), il Composta ne delinea il metodo e l’oggetto (cap. IV). Nella seconda parte l’itinerario si snoda lungo la traiettoria dell’ecclesiologia giuridica, che può essere compendiata come studio della diversità degli stati e della varietà dei ministeri o funzioni, di cui i più importanti sono il governo, l’insegnamento e il culto (cap. V-XI). Nella parte terza, significativamente intitolata Nomologia giuridico-teologica, l’Autore tratta teologicamente della legge ecclesiale e canonica.
Il fondamento della legge, asserisce il Composta, è cristologico ed ecclesiologico, mentre il fine si muove entro due poli: il polo della trascendenza e il polo specifico della legalità (cap. XII-XIII). Nella parte quarta, dopo aver discusso sulla ecclesiologia giuridica e sulla nomologia teologica, l’Autore traccia le linee fondamentali dell’antropologia teologico-giuridica al fine di determinare la posizione sociale e la libertà del credente. I temi studiati sono la persona e la libertà del battezzato nella sua esistenza ecclesiale (cap. XIV-XV). Quanto al tema centrale della ricerca “la realtà teologica del diritto ecclesiale”, nel cercarne il fondamento il Composta non ritiene di aderire alle istanze della ecclesiologia sacramentaria, né a quelle dell’ecclesiologia comunionale, nella misura in cui esse non colgono appieno che Cristo stesso istituì – con atto giuridicamente rilevante – la Chiesa come società strutturata di organi, al fine di assicurarne la perpetua missione.
Tra le diverse ecclesiologie il nostro Autore aderisce alla prospettiva dell’ecclesiologia istituzionale. A suo avviso il diritto si identifica con la realtà ecclesiale: la Chiesa non solo ha in sé una realtà giuridica, ma è, nell’aspetto visibile, anche una realtà giuridica. Il Composta così formula la sua tesi: a) La Chiesa fondata da Gesù non è un evento, ma una unione stabile; b) La Chiesa è una unione stabile non solo liturgica, ma anche societaria e perciò giuridica; è dunque una istituzione; c) L’istituzionalità della Chiesa è un carattere teologico e non puramente canonistico (158). E conclude: «Tra le diverse ecclesiologie si dà una teologia giuridica della Chiesa, offerta in senso genetico dal concetto di “Patto”; in senso formale dal concetto di “istituzione”» (167).
L’impostazione del Composta è comune a diversi autori a lui contemporanei, anche se modulata, da ciascuno, con accentuazioni diverse. Già nella prima edizione, l’opera del Composta era impreziosita da una presentazione del Card. Joseph Ratzinger, allora Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede. In quella presentazione, riportata nella nuova edizione, il futuro pontefice così si esprimeva sulla fatica di don Composta: «Al professor Composta dell’Università Urbaniana va il merito di avere per primo elaborato una monografia cattolica completa su questo tema (la teologia del diritto canonico), che può ora presentarsi come un corrispondente al monumentale Recht der Gnade recentemente portato a termine dalla penna di Hans Dombois».
Più avanti, il Card. Ratzinger definisce “una grande opera” il ventennale lavoro del Composta e qualifica il libro come “importante”, augurando «molti lettori e l’influsso che gli spetta nell’insieme del lavoro teologico» (Presentazione, 16). Una così qualificata valutazione ha spinto Mons. Sciacca a riprendere in mano l’opera principale del prof. Composta e curarne una nuova edizione. Il curatore, nell’Introduzione alla seconda edizione – da leggere per inquadrare e accostare correttamente una pubblicazione lontana nel tempo e che non ha incontrato il favore né del pubblico né della critica – aggiunge altre ragioni che lo hanno spinto alla nuova edizione: loda “la maturità e la prudenza” dell’opera (“invero inusuale per gli anni in cui fu elaborata”), caratteristica che “ne addita l’attualità e ne consiglia oggi la ripubblicazione”.
Conclude Mons. Giuseppe Sciacca: «Stemperato il dibattito, ricomposte talune rotture dottrinali, riteniamo che sia tempo per ristampare questo lavoro, armonioso e possente, e offrirlo alla lettura di quanti, con pacatezza, genuino metodo scientifico, onestà intellettuale, hanno desiderio di conoscere l’ordinamento giuridico della Chiesa a partire dalle sue strutturanti ragioni» (13-14). La lettura del testo del Composta tornerà utile non solo a chi ha desiderio di conoscere l’ordinamento giuridico della Chiesa a partire dalle sue radici, ma anche a chi ha soltanto sentito parlare della “crisi” del diritto ecclesiale nei trent’anni successivi al concilio Vaticano II senza percepirne lo spessore.
Il confronto con una grande quantità di autori, le valutazioni schiette, a volte vivaci ma sempre stringenti del Composta sulle singole posizioni, aiutano a ricomporre un contesto ormai scomparso ma ricco di fermenti e bramoso, in quegli anni, di “aggiornamento”. Il metodo adottato dal Composta nella sua ricerca è efficace. Le molteplici fonti raccolte sono comparate analiticamente e criticamente poste a confronto, dimostrando la loro evoluzione, le difficoltà dottrinali sottese, gli elementi afferenti al dover essere della Chiesa, per giungere a conclusioni connotate a volte da novità scientifica, altre volte dalla riaffermazione convinta ed attualizzata di tesi della tradizione.
In breve: il Composta cerca di offrire una sorta di concordia discordantium opinionum, alla luce della tradizione, in prospettiva giuridica. Il curatore dell’opera, Mons. Giuseppe Sciacca, a conclusione della sua Introduzione si chiede se, a partire dalla ricerca del Composta, non sia giunto il tempo di rivisitare quello che in passato veniva definito il “diritto pubblico ecclesiastico” così da ricuperare l’identità ordinamentale e giuridica propria della Chiesa istituzione. La proposta è interessante, a condizione che si tenga conto, nello sviluppo del tema, di quanto affermato sia nei documenti del Vaticano II afferenti alla questione – Lumen gentium, Gaudium et spes, Dignitatis humanae – sia in altri documenti del magistero successivo al concilio Vaticano II.
Tratto dalla rivista Lateranum n.2/2012
(http://www.pul.it)
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