Lo studio dell’arte paleocristiana e bizantina vede ancora un problema non risolto: le origini e lo sviluppo dell’icona e il suo uso religioso. Thomas Mathews apre una strada di ricerca finora inesplorata con l’individuazione di un corpus di dipinti su tavola provenienti dall’Egitto precristiano i cui soggetti e tecniche anticipano con evidenza le icone. L’autore rilegge inoltre una serie di documenti (dal II secolo d.C. alle dichiarazioni del secondo Concilio di Nicea nell’VIII secolo) che descrivono la venerazione delle icone cristiane e il loro uso cultuale all’interno della chiesa e delle pratiche rituali. Il collegamento tra i dipinti su tavola e lo studio dei documenti di natura teologica rivela le possibili radici dell’arte cristiana dell’icona nella pratica religiosa greca e romana, che era solita produrre dipinti su tavola quali offerte votive o immagini per il culto domestico. L’Egitto ellenizzato fondeva il suo pantheon con gli dèi greci, in una singolare operazione di sincretismo (Arpocrate come Dioniso) e realizzava una produzione di tavole (icone) dedicate a varie divinità; in parallelo, le prime immagini cristiane si formavano in analogia con la tradizione pagana (Iside come Maria). Dalla ricostruzione di Mathews appare naturale per i cristiani l’uso di iconografi e pagane per rappresentare figure della Rivelazione. Le icone erano poi trasportabili, e questo ha facilitato enormemente la diffusione di formule iconografi che divenute popolari nel Medioevo e nel Rinascimento europeo (il Cristo benedicente, la Madonna del latte); si conserva anche il medium, la tempera, utilizzata secoli dopo da pittori come Cimabue, come dimostra l’analisi tecnica di Muller al termine del volume. THOMAS F. MATHEWS, laureato in teologia e in Storia dell’arte, si dedica da sempre all’interpretazione dell’arte religiosa del cristianesimo delle origini e del Medioevo. In campo teologico ha studiato la storia della liturgia sotto Edward Kilmartin e il gesuita Robert F. Taft, mentre alla New York University i suoi maestri sono stati Richard Krautheimer e Hugo Buchthal. Con il saggio The Early Churches of Constantinople:mArchitecture and Liturgy ha plasmato la metodologia critica del campo, mettendo a confronto la disposizione degli spazi architettonici con i riti e le loro mutevoli esigenze. Il suo testo più famoso è il controverso Scontro di dei: una reinterpretazione dell’arte paleocristiana (Jaca Book, 2005), che ha messo in discussione la tradizionale interpretazione romano- imperiale dell’iconografi a cristiana. Destinatario di numerose onorificenze e fellowship, Mathews ha insegnato per trent’anni all’Institute of Fine Arts della N.Y.U. e nel 2010 è stato Leverhulme visiting professor presso l’Oriental Institute della Oxford University. NORMAN E. MULLER, conservatore della sezione dipinti al Princeton University Museum of Art, ha studiato presso il Conservation Center dell’Institute of Fine Arts, N.Y.U.; specializzato nello studio dei dipinti su tavola del Rinascimento italiano, vanta numerose pubblicazioni.