L'architettura come estro e come servizio
Claudio Lucchin, nato a Bolzano nel 1959, e attivo professionalmente con un proprio Studio dal 1987 è un progettista della generazione di mezzo della seconda metà del Novecento, già però matura per età ed esperienza operativa. Laureato nel 1984, esordisce nel 1991 con il Palazzo del Ghiaccio per Bolzano (1992-93), proseguendo poi in una lunga carriera –- ormai ventennale - con una produzione architettonica di considerevole consistenza, ideativa ed esecutiva, comprendente diverse notevoli opere. Nel corso del suo lavoro propositivo, Lucchin ha attraversato i vari episodi delle vicende architettoniche del Secondo XX Secolo, assumendoli con disinvolta partecipazione ed autorevole personalizzazione senza scordarsi delle matrici originarie della modernità novecentesca in un continuo processo di compattezza squadrata e deformazione sghemba, di chiusure impenetrabili (la solidità della materia geologica) ed aperture luminose (la trasparenza e il riflesso del cristallo). Cominciando con un soggettivo riferimento ad una tecnicità costruttiva di evidenza formale esteriore che non ha mai abbandonato per la propria intrinseca consistenza edilizia di criterio struttural-compositivo, l’architetto si è cautelatamente accostato ad un minimalismo stereometricamente contenuto oppure variamente composito, elaborando anche una variegata decostruzione, e sondando perfino nuove possibilità operative con audaci proposte di Land-Architecture, addentrandosi perfino in soluzioni sperimentali e piuttosto inconsuete. Un particolare segno edilizio inoltre si inserisce prepotentemente (e spesso ritorna come elemento di connotazione architettonica personale) nelle opere lucchiniane: è il muro rosso di intensa apparenza sgargiante, quale segnaletica immagine di vitalità espressiva ed emblema del piacere di fare architettura. Inoltre, oltre all’indubbia inventiva stilistico-formale, nell’attività di Lucchin è la forza di un concetto alto dell’architettura e insieme della consapevolezza del suo essere al servizio di una comunità e di un territorio. Lucchin confrontandosi soprattutto con committenze pubbliche (scuole, infrastrutture sportive, poli tecnologici...), ha sviluppato un’inventiva progettuale capace di intrecciare un dialogo fecondo con il contesto -fisico, culturale e funzionale- in cui deve inserirsi un nuovo edificio. È questo, più di ogni altro, il segno della grande architettura.