Neuro-mania. Il cervello non spiega chi siamo
(Voci)Legrenzi Paolo, Umiltà Carlo
EAN 9788815130716
Neuroeconomia, neuromarketing, neuroestetica, neuroteologia...: si affacciano oggi sulla scena nuove e sempre più fantasiose discipline frutto del cortocircuito tra saperi antichi e scoperte recenti sul funzionamento del cervello. Sui media proliferano articoli divulgativi, corredati da foto a colori del cervello, che ci mostrano il luogo preciso dove si sviluppa un certo pensiero o una certa emozione, facendoci credere che sia possibile vedere direttamente, senza mediazioni, il cervello al lavoro. Ma le cose stanno veramente così? Questo volume, scritto da due studiosi di psicologia e neuropsicologia, discute alcuni luoghi comuni associati alla relazione mente-corpo, cervello-psiche, natura-cultura, mettendoci in guardia dalle ricadute culturali che un uso distorto delle possibilità aperte dalle nuove e potenti tecnologie di neuroimmagine può comportare.
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Giuseppe Davide Mirabella, giusemira@gmail.com il 29 ottobre 2010 alle 18:07 ha scritto:
Neuro-mania è un libro per tutti, ovvero un testo per l’uomo che si pone domande circa la pervasività delle discipline «neuro» nei media (tg, giornali, web), un’introduzione al posticcio e malriuscito quanto gettonato «scavalcare» la mente, oggetto di studio (proprio) della psicologia – posto che non si escludono l’anima e la coscienza, indagate per secoli dalla religione e dalla filosofia; infine un libro per specialisti della mente (psicologi, psichiatri) che, già addentro al problema dell’uso delle neuroimmagini, vogliono tenere tra le mani e leggere un pamphlet neanche tanto polemico ma decisamente infarcito di buon senso. Inoltre esso è un ragguardevole e pionieristico guanto di sfida lanciato a neuroeconomisti, neuroteologi, e via discorrendo.
L’opera consta di una premessa critica alla questione dell’uso strumentale che fa certa stampa divulgativa della tecnologia di neuroimmagine (diciamo delle TAC sofisticate) per mostrare che, ad esempio, l’innamoramento è «biologicamente determinato». Altro problema sollevato consiste nel pensare al cervello come al tutto con ricadute culturali e politiche dovute ad un sotteso “antropocentrismo cerebrale”, se così si può dire, a dispetto di un passato recente che vedeva «nei fatti del mondo l’esito di un processo di costruzione» della realtà.
Alla premessa segue il primo capitolo che cerca di elencare rapidamente le varie concezioni di studio del funzionamento del cervello, a partire dalla scoperta nel 1861 del neurologo francese Paul Broca della scomponibilità in aree della corteccia cerebrale e dell’indipendenza tra esse, al ridimensionamento teorico con l’approccio olistico della Gestalt in cui il cervello non è più organizzato in moduli indipendenti ma è «equipotenziale» per poi ritornare all’approccio modulare delle tecniche di neuroimmagine fino alla scoperta dei neuroni specchio.
Il secondo capitolo mette in guardia da un indiscriminato e non scientifico utilizzo delle neuroimmagini, che parrebbe di moda, ma che in realtà cela un biologismo riduzionista, «un fascino pericoloso delle spiegazioni neuroscientifiche», le quali non tengono conto di altri fattori, sociali, economici, culturali, politici, finanche teologici, che diventano, in un circuito vizioso, neurosociali, neuroeconomici, insomma la soluzione diventa il problema.
La conclusione, tutt’altro che scontata, manifesta alcune preoccupazioni dei due autori, Paolo Legrenzi, docente di Psicologia cognitiva presso l’Università di Venezia e Carlo Umiltà, docente di Neuropsicologia a Padova: la «visibilità» del passaggio neurone-psiche è, purtroppo, usata per «imbastire» seducenti racconti, come l’innamoramento biodeterminato, che sarebbe pericoloso liquidare come una moda passeggera; aggiungere il prefisso «neuro» alle più disparate discipline non è sinonimo di scientificità ma un modo per convincere gli inesperti; questa “operazione neuro”, chiamiamola così, non è altro che una parte di un tutto che caratterizza la contemporaneità post-moderna e post-ideologica e che nel caso specifico chiameremo “organicista” in quanto vi è uno spostarsi verso un anticomportamentismo individualista deciso dall’alto e inscritto in un disegno più ampio, che inverte i passi sulla strada che va dalla mente al cervello e quindi al corpo, trascurando gli aspetti culturali e se preferite «socialmente costruiti».
Tutto ciò è l’avanguardia di una innaturale definizione di che cosa sia il nostro corpo e di come esso funziona, definizioni dipendenti dalle preferenze di un’autorità (Chiesa, Stato, Scienza). L’“operazione neuro” è per i due autori un semplice contrabbando sotto queste nuove etichette neuroscientifiche di conoscenze già cumulate da una scienza consolidata (e non provvisoria) quale è la psicologia. I quesiti non finiscono con la lettura di Neuro-mania, piuttosto aumentano e interpellano le coscienze (e le menti) di tutti. E poi, credo, ci si innamora – anche – col “cuore”.