Citazione spirituale

Se tu conoscessi il dono di Dio

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Imparare a ricevere

 
di

Jacques Philippe


Copertina di 'Se tu conoscessi il dono di Dio'
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EAN 9788810513590

Esaurito
Descrizione
Tipo Libro Titolo Se tu conoscessi il dono di Dio - Imparare a ricevere Autore Editore Edizioni Dehoniane Bologna EAN 9788810513590 Pagine 176 Data luglio 2017 Peso 224 grammi Altezza 21 cm Larghezza 14 cm Profondità 0,9 cm Collana Itinerari
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il 17 settembre 2017 alle 00:59 ha scritto:

Un libro inaspettato, fuori dal comune. Il libro giusto al momento giusto, che ti aiuta a riflettere e ad aprirti al mistero di Cristo. Infonde positività, è stata una lettura piacevole che mi ha dato molti spunti.

il 16 ottobre 2017 alle 19:20 ha scritto:

Invito tutti di leggere questo libro fantastico, un dono! Se tu conoscessi il dono di Dio! Questa frase mi ha messo soqquadro, mi ha invitata a rivedere concretamente la fede, vivendola concretamente nella vita di tutti i giorni. Se tu conoscessi chi ti chiede da bere!

il 22 ottobre 2017 alle 20:43 ha scritto:

Lettura scorrevole e il contenuto profondo. Lo inizi e non lo lasceresti più. Significativi i continui riferimenti alla Parola di Dio e attraverso un linguaggio semplice e comprensibile a tutti l'autore ti porta a riflessioni molto sottili e a conoscenze nuove. Imparare a ricevere e non solo a dare, come spesso noi siamo stati educati a fare. Siamo degni di ricevere l'amore di Dio, siamo amati dal nostro Creatore così come siamo. In queste pagine troviamo una nuova forza e serenità profonde!

il 10 novembre 2017 alle 09:23 ha scritto:

L'autore che conosco bene non si smentisce!
Con la sua dolcezza e puntualità aiuta a mettere in luce aspetti nascosti del nostro vivere la fede. Assolutamente da leggere!

il 22 settembre 2018 alle 11:19 ha scritto:

La frase di Gv 4,10 è citata dall’autore, membro della Comunità delle Beatitudini, nella penultima delle 14 meditazioni e riflessioni - alcune già pubblicate in riviste di spiritualità -, dedicata a santa Teresa d’Avila e al suo Castello interiore. Dio abita nell’anima, un castello con molte stanze, da scoprire con gioia. Il sottotitolo del libro fa capire come l’autore ci tenga a far notare che nella vita spirituale è necessario la recettività, oltre che il dono generoso di sé. La recettività spirituale è al centro del primo capitolo (pp. 7-26), e si basa sulla perseveranza nella preghiera, sulla fiducia e l’umiltà, sull’obbedienza e sulla pratica della pace interiore, unite al distacco e alla gratitudine. “Del mio Dio lo sguardo e il sorriso che rapisce, ecco il mio cielo” (Santa Teresa di Gesù Bambino, Lettera 127 a Celina, 426). La frase folgorante di Teresa è al centro dello splendido secondo capitolo del libro, “Sotto lo sguardo di Dio con Teresa di Lisieux” (pp. 27-46). Lo sguardo di Dio dona la vita, distingue per eleggere, riveste di bellezza, imprime la somiglianza con Gesù. È uno sguardo che segue, accompagna, dona vita e fecondità; uno sguardo che purifica, perché ringiovanisce donando la santità con uno sguardo di speranza. Gesù guarda la nostra bellezza profonda, il figlio di Dio che è in noi, la gloria e lo splendore che sono già nostri. “Dio ci vede già nella gloria e gioisce della nostra futura bellezza, che per lui è presente. Come può il buon Dio che ci ama così tanto sopportare di vederci soffrire qui in terra, si chiedeva un giorno Teresa. E rispondeva: perché ‘ci vede già nella gloria’ “(p. 36). Per l’anima è necessario vivere sotto lo sguardo di Gesù, anche quando velato dalla sua sofferenza. Il terzo capitolo (pp. 47-64) è dedicato al paradosso paolino della forza presente nella debolezza. Non ci si deve spaventare della propria debolezza, perché lo Spirito Santo vuole una Chiesa dei poveri e nella fede posso aprire la mia debolezza alla potenza di Dio. La debolezza non è un ostacolo, ma una via. Col quarto capitolo (pp. 65-86) Philippe si confronta a lungo col tema della libertà, “smontando” le concezioni attuali di libertà come onnipotenza, completa autodeterminazione, indipendenza, facoltà di scegliere e spontaneità. La libertà può solo essere collegata all’amore, e basarsi sulla fede e sulla speranza. La felicità dell’anima sta nella sua libertà di amare.
Altri capitoli, più brevi, si soffermano sulla pace interiore, la ricerca della propria identità e sull’eucaristia. Questa meditazione è strutturata in tre parti, riflettendo sul rapporto tra eucaristia e fede, speranza e carità. Affascinante il capitoletto sul toccare Dio nella preghiera. Il tatto, il primo dei sensi a formarsi, ha il vantaggio assente negli altri: la reciprocità. Si tocca venendo toccati. Nella preghiera segnata dalla fede possiamo “toccare” Dio. È ciò che hanno sperimentato Santa Teresa d’Avila e Hetty Hillesum, vivendo nella pace e nell’abbandono, nell’accoglienza piena della realtà e nell’“aiutare Dio” quando lui sembra non si faccia sentire. Portare amore ovunque ci si trova, vincendo il male con il bene. Con una tale spiritualità, maturata negli anni, si può arrivare perfino ad amare anche i nazisti che ti sterminano insieme a tutta la tua famiglia.
Volume che rasserena e apre i polmoni a una spiritualità serena, equilibrata, fondata sull’amore intriso dalle virtù teologale, sull’esempio di grandi santi della spiritualità carmelitana. Il linguaggio semplice, con frasi concise e profonde, rende l’opera piacevole da leggere e da assimilare.

Roberto Mela

il 10 aprile 2019 alle 11:27 ha scritto:

Devo dire che sono un ammiratore di Jacques Philippe e forse non imparziale ma trovo anche questo libro eccellente, profondo e originale nei contenuti, accessibile come linguaggio a ogni lettore, con una prosa immediata e coinvolgente. Ampie citazioni della Parola e riferimenti al Magistero; da leggere e meditare.