«"Ho un papà famoso". Questo pensiero si è fatto strada a poco a poco nella mia coscienza, nel corso della vita. Quando passeggiavamo per strada, quante persone lo salutavano, quante telefonate cominciavano a disturbare i rari momenti in cui rimanevamo soli; i viaggi all'estero sempre più frequenti, i contatti con persone "importanti", i bagni di folla cui si sottoponeva volentieri mio padre, sempre così carico di umanità verso tutti; i discorsi pubblici, i riconoscimenti ufficiali della sua attività! Ma che significato dare a tutto ciò, che valore attribuirgli?». La risposta era evidentemente da ricercarsi nell'attività svolta dal professore a favore dei sofferenti di tumore, affinché questi potessero vivere i momenti più difficili della malattia e gli istanti più significativi della vita adeguatamente assistiti e circondati dall'affetto dei propri cari in un ambiente familiare.Franco Pannuti (1932) e l'ANT costituiscono un binomio inseparabile: primario della Divisione di Oncologia dell'ospedale Malpighi di Bologna, nel 1978 egli fonda con altri dodici amici l'«Associazione Nazionale per la Cura e lo Studio dei Tumori solidi», diventata poi, più brevemente, «Associazione Nazionale Tumori» (ANT). Trasformata nel 2002 in Fondazione ANT Italia Onlus, l'associazione si configura più chiaramente dandosi il Progetto Eubiosia (Progetto Vita buona). Finora l'ANT è riuscita ad assistere fino all'ultimo giorno più di 75.000 sofferenti di tumore e per circa 100 giorni ognuno; l'80% dei malati deceduti è morto in casa, con un decorso a misura d'uomo per paziente e familiari. È presente in 9 regioni italiane: Emilia-Romagna, Puglia, Campania, Marche, Toscana, Lazio, Basilicata, Lombardia, Veneto.«In occasione della commemorazione del trentesimo anniversario della fondazione dell'ANT ebbi la possibilità di vedere con i miei occhi, attraverso gli applausi scroscianti e sincerissimi di tanta gente in risposta alle parole di affetto di mio padre, rivolte ad un vasto uditorio, la riconoscenza di tante persone a motivo del suo impegno. In seguito ad altre vicende dolorose, sentii il desiderio forte, l'esigenza di dare a mio padre la possibilità di "raccontarsi", affinché la sua figura, ormai inesorabilmente diventata pubblica, potesse rimanere nel ricordo di tante persone che gli vogliono bene e che lo ammirano, così come egli si vede» (dall'Introduzione).Il testo è arricchito da 4 pagine di fotografie a colori che ripropongono alcuni momenti significativi della storia dell'associazione.