Tu sei qui: Libri › Cristianesimo › Ortodossia › La Penitenza nelle Chiese ortodosse. Aspetti storici e sacramentali
La Penitenza nelle Chiese ortodosse. Aspetti storici e sacramentali
(Nuovi saggi teologici)EAN 9788810405741
Normalmente disponibile in 20/21 giorni lavorativi
CHI HA ACQUISTATO QUESTO PRODOTTO HA SCELTO ANCHE
DETTAGLI DI «La Penitenza nelle Chiese ortodosse. Aspetti storici e sacramentali»
Tipo
Libro
Titolo
La Penitenza nelle Chiese ortodosse. Aspetti storici e sacramentali
Autore
Petrà Basilio
Editore
Edizioni Dehoniane Bologna
EAN
9788810405741
Pagine
144
Data
marzo 2005
Peso
212 grammi
Altezza
21,5 cm
Larghezza
14 cm
Profondità
0,9 cm
Collana
Nuovi saggi teologici
COMMENTI DEI LETTORI A «La Penitenza nelle Chiese ortodosse. Aspetti storici e sacramentali»
Non ci sono commenti per questo volume.
Lascia un tuo commento sui libri e gli altri prodotti in vendita e guadagna!
Recensioni di riviste specialistiche su «La Penitenza nelle Chiese ortodosse. Aspetti storici e sacramentali»
Recensione di Ermanno Roberto Tura della rivista Studia Patavina
Tre parti, una conclusione generale (riportata anche in quarta di copertina), un appendice abbastanza vario e una buona bibliografia finale scandiscono le quasi 150 pagine del bel volume firmato dal teologo toscano di origine greca. Senza eccessive pretese ma con puntuale chiarezza il «saggio teologico» lascia intuire al lettore italiano la sensibilità religiosa con cui il fedele ortodosso greco e russo affronta e vive il momento sacramentale penitenziale.
La prima parte prospetta la prassi penitenziale nelle Chiese ortodosse come prassi che viene da lontano con probabili radici ebraiche ed è vissuta oggi come una celebrazione comunitaria di preghiera. L’a. traduce il rituale greco e il rituale russo; pur riconoscendo la distanza tra rituale e realtà concretamente vissuta, evidenzia una prima differenza dalla spiritualità latina: nella struttura ortodossa da una parte c’è il Signore presente nell’icona e dall’altra c’è il sacerdote insieme al penitente, ambedue segnati dalla condizione umana peccatrice in un sacramento accentuatamente terapeutico medicinale.
La seconda parte precisa alcuni presupposti teologici. Il primo riguarda l’uomo peccatore, il cui atto peccaminoso è azione libera ma erronea e contro ragione, ingiuria e hybris contro Dio e contro la sua immagine; il peccato è oggettiva rovina di chi agisce in una caduta che è malattia e morte dell’anima, estraniazione da Dio e da se stessi, caduta nella non-esistenza. A supporto della tradizione patristica B. Petrà studia il peccato nella prospettiva di alcuni teologi moderni, in particolare nel russo Pavel A. Florenskij e nel greco Cristos Yannaras. In un successivo capitolo viene evidenziato l’ulteriore presupposto teologico riguardante il cammino della guarigione: vi si prevede uno spirito contrito, il dono delle lacrime e il puntare verso la vita nuova: Cristo come buon samaritano e medico soccorritore dell’uomo offre nella Chiesa la continuazione della sua opera sanante per mezzo dei sacramenti. Nella penitenza l’amore del Padre si rivela in particolare attraverso la pazienza e l’accoglienza del confessore che diventa paternità di discernimento. La satisfactio latina, che ha valore anche punitivo-riparatorio nei confronti della lesione della giustizia ferita dal peccato, non trova riscontro nella dimensione terapeutica del sacramento ortodosso che non ritiene indispensabile le opere penitenziali se non in ordine alla guarigione spirituale del penitente.
La terza parte affronta alcune questioni particolari: la diversa gravità dei peccati, l’integrità della confessione, la possibilità di confessioni e assoluzioni collettive (interessanti le pp. 92-98 che descrivono realtà sotto i regimi comunisti e riportano normative pastorali attuali nella diaspora ortodossa americana). La conclusione generale mette in luce le tre cose che connotano la peculiarità ortodossa del sacramento della penitenza: il carattere liturgico celebrativo e comunitario, il fondamentale significato terapeutico, la qualità decisamente cristologica del sacramento che implica l’orientamento dello sguardo celebrativo verso l’icona del Salvatore.
L’appendice affronta l’applicazione dell’economia nell’ambito della prassi penitenziale e il ruolo svolto dai sacri Canoni che il confessore deve conoscere: l’economia è «la limitazione filantropica del rigore e del tempo delle penitenze» (A. Nissiotis). Lucas Papanastasiou segnala le penitenze particolari imposte ad alcuni peccati e lo stesso B. Petrà precisa il senso dei sacri canoni dell’Ortodossia e la loro autorità. Sette pagine conclusive di bibliografia offrono spunti per approfondimenti ulteriori.
Il lettore cattolico latino che affronta il volume di B. Petrà alla ricerca di interessanti novità in ordine al superamento della crisi attuale del sacramento della penitenza può restare alla fine deluso: la crisi ci accomuna, cattolici e ortodossi. Tuttavia è utile mettere a confronto spiritualità e ritualità diverse, per arricchire la comprensione di questo sacramento e affrontare con maggior sapienza evangelica il momento di oscuramento attuale. Anche da comunità tenacemente radicate nella tradizione patristica possono venire spunti di innovazione come i suggerimenti di p. A. Schmemann (cf. pp. 94-96) diventati normativi nel Santo Sinodo dell’America per chiese che vivono in ambienti profondamente secolarizzati.
Tratto dalla rivista "Studia Patavina" 2005, nr. 3
(http://www.fttr.glauco.it/pls/fttr/V3_S2EW_CONSULTAZIONE.mostra_pagina?id_pagina=271)
La prima parte prospetta la prassi penitenziale nelle Chiese ortodosse come prassi che viene da lontano con probabili radici ebraiche ed è vissuta oggi come una celebrazione comunitaria di preghiera. L’a. traduce il rituale greco e il rituale russo; pur riconoscendo la distanza tra rituale e realtà concretamente vissuta, evidenzia una prima differenza dalla spiritualità latina: nella struttura ortodossa da una parte c’è il Signore presente nell’icona e dall’altra c’è il sacerdote insieme al penitente, ambedue segnati dalla condizione umana peccatrice in un sacramento accentuatamente terapeutico medicinale.
La seconda parte precisa alcuni presupposti teologici. Il primo riguarda l’uomo peccatore, il cui atto peccaminoso è azione libera ma erronea e contro ragione, ingiuria e hybris contro Dio e contro la sua immagine; il peccato è oggettiva rovina di chi agisce in una caduta che è malattia e morte dell’anima, estraniazione da Dio e da se stessi, caduta nella non-esistenza. A supporto della tradizione patristica B. Petrà studia il peccato nella prospettiva di alcuni teologi moderni, in particolare nel russo Pavel A. Florenskij e nel greco Cristos Yannaras. In un successivo capitolo viene evidenziato l’ulteriore presupposto teologico riguardante il cammino della guarigione: vi si prevede uno spirito contrito, il dono delle lacrime e il puntare verso la vita nuova: Cristo come buon samaritano e medico soccorritore dell’uomo offre nella Chiesa la continuazione della sua opera sanante per mezzo dei sacramenti. Nella penitenza l’amore del Padre si rivela in particolare attraverso la pazienza e l’accoglienza del confessore che diventa paternità di discernimento. La satisfactio latina, che ha valore anche punitivo-riparatorio nei confronti della lesione della giustizia ferita dal peccato, non trova riscontro nella dimensione terapeutica del sacramento ortodosso che non ritiene indispensabile le opere penitenziali se non in ordine alla guarigione spirituale del penitente.
La terza parte affronta alcune questioni particolari: la diversa gravità dei peccati, l’integrità della confessione, la possibilità di confessioni e assoluzioni collettive (interessanti le pp. 92-98 che descrivono realtà sotto i regimi comunisti e riportano normative pastorali attuali nella diaspora ortodossa americana). La conclusione generale mette in luce le tre cose che connotano la peculiarità ortodossa del sacramento della penitenza: il carattere liturgico celebrativo e comunitario, il fondamentale significato terapeutico, la qualità decisamente cristologica del sacramento che implica l’orientamento dello sguardo celebrativo verso l’icona del Salvatore.
L’appendice affronta l’applicazione dell’economia nell’ambito della prassi penitenziale e il ruolo svolto dai sacri Canoni che il confessore deve conoscere: l’economia è «la limitazione filantropica del rigore e del tempo delle penitenze» (A. Nissiotis). Lucas Papanastasiou segnala le penitenze particolari imposte ad alcuni peccati e lo stesso B. Petrà precisa il senso dei sacri canoni dell’Ortodossia e la loro autorità. Sette pagine conclusive di bibliografia offrono spunti per approfondimenti ulteriori.
Il lettore cattolico latino che affronta il volume di B. Petrà alla ricerca di interessanti novità in ordine al superamento della crisi attuale del sacramento della penitenza può restare alla fine deluso: la crisi ci accomuna, cattolici e ortodossi. Tuttavia è utile mettere a confronto spiritualità e ritualità diverse, per arricchire la comprensione di questo sacramento e affrontare con maggior sapienza evangelica il momento di oscuramento attuale. Anche da comunità tenacemente radicate nella tradizione patristica possono venire spunti di innovazione come i suggerimenti di p. A. Schmemann (cf. pp. 94-96) diventati normativi nel Santo Sinodo dell’America per chiese che vivono in ambienti profondamente secolarizzati.
Tratto dalla rivista "Studia Patavina" 2005, nr. 3
(http://www.fttr.glauco.it/pls/fttr/V3_S2EW_CONSULTAZIONE.mostra_pagina?id_pagina=271)
LIBRI AFFINI A «La Penitenza nelle Chiese ortodosse. Aspetti storici e sacramentali»
LIBRI AFFINI DISPONIBILI USATI
TAGS DI «La Penitenza nelle Chiese ortodosse. Aspetti storici e sacramentali»
REPARTI IN CUI È CONTENUTO «La Penitenza nelle Chiese ortodosse. Aspetti storici e sacramentali»