Non di solo pane... Violenza e alleanza nella Bibbia

Con un linguaggio brillante il prof. di Lovanio, ispirandosi alla teologia biblica di P. Bauchamp: «libro non di esegesi, ma di un esegeta», da «l’Un et l’Autre Testament: I, 9», e soprattutto utilizzando il suo metodo di attraversare Antico e Nuovo Testamento in una visione canonica della Bibbia come libro unitario (p. 13-16), egli affronta in un saggio (non esaurendo perciò il tema, ma affrontandolo in modo fenomenologico-ermeneutico) il tema interessante del «mangiare e bere» sullo sfondo di una problematica attualissima qual è quella della violenza e della mitezza. Il saggio spazia dunque dall’Antico al NT, in tre ondate successive: 1/ I cibi proibiti ove si confronta il tema in Gen 1-9 (in modo più particolare in Gn 1-3) con lo stesso tema nell’Ap 19-22 e uno sguardo finale all’Eucaristia, ove il cupido «prendere e mangiare» è opposto all’oblativo «prendere e spezzare e donare», il condividere di Gesú; suggestivo è l’accostamento del «si aprirono i loro occhi» dei discepoli di Emmaus come conseguenza dello spezzare il pane (Lc 24,31) e Gn 3,7 «si aprirono i loro occhi e si trovarono nudi» dopo aver colto ed essersi appropriato del frutto proibito. 2/ La parte seconda Il pastore e il pane. Figure bibliche di personaggi dell’AT a partire da Caino e Abele fino al Messia guerriero vengono confrontate con Gesú e ne risultano di lui tre figure dell’umano a immagine di Dio: il pastore in luogo del cacciatore, il re/servo in luogo del guerriero/tiranno e l’agnello in luogo delle belve con uno sguardo finale all’Eucaristia come quella che riassume i tre volti di Gesú. Suggestivo ho trovato qui il commento a Gv 6, 51-58 (pp. 155-158) con il passaggio dalla violenza subita volontariamente da Gesú (carne e sangue) al dono del pane e del vino che proclama la speranza di un’alleanza di pace. 3/ La terza ondata si concentra su I pasti e la storia che attraversa il percorso dell’Esodo, dal pasto frugale di inizio, nell’uscita dall’Egitto, a quello dell’alleanza e alla manna senza tralasciare la prova del deserto e la necessità del digiuno come distanza dal cibo materiale per dare spazio alla parola che comunica con l’altro. È qui che trova ragione il titolo dato «Non di solo pane…». Nella conclusione la riflessione è perciò sulla fenomenologia della parola, che proviene pure dalla bocca e che è mezzo di comunicazione con l’altro. La parola di Dio è dolce come il miele. In una rapsodia di testi sapienziali sulla parola di Dio e la sapienza e su un’ardita interpretazione dell’episodio di Sansone nella soluzione dell’enigma che rimanda alla dolcezza del miele e alla forza del leone (Gd 14, 14.18) si conclude questa bellissima galoppata attraverso la Bibbia con lo sguardo volto ai problemi che travagliano l’uomo di oggi mediante una intelligente rivitazione della fenomenologia del mangiare e del bere.

Tratto dalla rivista "Studia Patavina" 2006, nr. 1
(http://www.fttr.glauco.it/pls/fttr/V3_S2EW_CONSULTAZIONE.mostra_pagina?id_pagina=271)