e settanta voci nelle quali si articola questo lessico tentano, per la prima volta, una ricognizione complessiva delle linee di sviluppo del simbolismo nella letteratura giudaica, lungo un arco cronologico di quasi tre millenni. Prendendo l'avvio da una ricognizione degli usi biblici di ogni lemma, dei suoi sviluppi narrativi e di quell'intensa trama di allusioni e di echi che caratterizza la prosa della Scrittura, il percorso critico segue poi il farsi della tradizione giudaica, a partire dalle monumentali raccolte legali d'età tardoantica, dalle leggende e dai coinmenti della letteratura midrasica. Dopo i viaggi oltremondani dei mistici di Terra d'Israele e di Babilonia, e le azzardate teosofie della qabbalah d'età medievale e moderna, l'indagine giunge sino ai fermenti Qasidici del Sette e dell'Ottocento. L'opera espone dunque la lezione simbolica del giudaismo come fedeltà a un nucleo circoscritto di centri espressivi, attorno ai quali il pensiero degli esegeti misurò, nel corso dei secoli, sia la persistenza del passato sia l'esplorazione del nuovo. I maestri ebrei scelsero infatti il simbolo poiché esso permetteva loro di rendere attuale l'insegnamento della tradizione senza che, tra passato e presente, si mostrasse alcuna frattura insanabile ma piuttosto i nuovi significati si depositassero sugli antichi, in una tenace ricerca del vero.
L'antologia delle fonti, che compone la seconda parte del volume, offre inoltre settecento passi, quasi tutti inediti in italiano, e spesso presentati nella prima traduzione assoluta, che permettono di apprezzare il valore letterario dei testi originali e il concreto realizzarsi delle strategie conoscitive e dell'utopia empirica che costituisce il messaggio profondo del giudaismo.