Lettere di San Paolo vol. 3
-Lettere ai Colossesi, agli Efesini, a Timoteo, a Tito, a Filemone
(Percorsi e traguardi biblici) [Libro in brossura]EAN 9788801050073
Questo nuovo e sintetico commentario a tutto l’epistolario paolino è nato direttamente nell’ambito dell’insegnamento accademico e ha un fine propriamente didattico: con esso l’autore, professore presso la Facoltà di Teologia dell’Università Pontificia Salesiana (Sezione di Torino) e già presidente dell’Associazione biblica italiana, nonché redattore di «Parole di vita», intende aiutare gli studenti di Teologia o di Scienze religiose a leggere in modo autorevole e critico gli scritti di san Paolo, evitando però l’eccessiva lunghezza, il peso dell’erudizione e i troppi problemi sorti nella storia dell’interpretazione. Il primo volume comprende una previa introduzione al personaggio storico di Paolo e alle caratteristiche generali del suo epistolario. Quindi, nella presentazione dei singoli testi, non viene seguito l’ordine canonico, bensì la successione storica secondo la più accreditata ricostruzione. Si parte, perciò, dalla prima Lettera ai Tessalonicesi e così via, come i sottotitoli di ciascun volume indicano con chiarezza.
Ogni lettera viene presentata anzitutto, delineando brevemente le circostanze che ne hanno determinato la composizione all’interno del ministero paolino e indicando poi le principali problematiche affrontate, che permettono di evidenziarne il messaggio teologico. Viene quindi riportato tutto il testo della lettera, ma a brani distinti secondo un criterio di pericopi omogenee: viene adoperata la recente traduzione della CEI (2008), con il saggio intento di aiutare lo studente a familiarizzarsi con il testo biblico nella forma che la Chiesa italiana ha ufficialmente adottato per la liturgia e la catechesi. A ogni pericope di testo fanno seguito alcune note filologiche, che spesso riportano il testo in greco (scritto con caratteri originali e non traslitterati) e poi offrono una traduzione letterale per far notare il tenore originario del dettato apostolico, soprattutto laddove la traduzione italiana è costretta a interpretare. Segue, quindi, l’analisi esegetica del brano che costituisce il momento più importante: con la sapienza nata dalla lunga esperienza di docente Mosetto propone in genere una spiegazione lineare e volutamente succinta, seguendo da vicino il testo e facendo sempre riferimento ai versetti trattati, con l’intenzione di dare risalto alla logica interna del testo e far notare il movimento di pensiero seguito dall’Apostolo e la densità del significato testuale.
È importante al riguardo l’impegno a spiegare accuratamente il linguaggio paolino, evidenziando il valore semantico dei termini adoperati e rimandando con frequenza ai passi paralleli, sia in altre lettere di Paolo, sia in altri testi biblici. Tale analisi mira, infine, a mettere in rilievo la dimensione teologica delle lettere, facendo emergere il pensiero teologico di Paolo, in quanto «penetrante riflessione sull’opera di Dio in Cristo, stimolata dagli interrogativi e dalle esperienze concrete delle comunità». Penso che molti studenti saranno grati a questo esperto docente, che offre loro un valido e accessibile strumento esegetico, col desiderio che la figura e l’insegnamento dell’apostolo Paolo continui ad affascinare anche le nuove generazioni.
Tratto dalla rivista "Parole di Vita" n. 1 del 2013
(https://www.queriniana.it/parole-di-vita)
Con questi tre volumi l’Autore, già Presidente dell’Associazione Biblica Italiana, si propone uno scopo di tutto rispetto, come scrive egli stesso nella Prefazione al primo volume: «aiutare il lettore – studente di Teologia, oppure di Scienze religiose, o comunque persona culturalmente preparata – ad accostare l’epistolario paolino in modo serio e intelligente, senza tuttavia le pesantezze dell’erudizione e senza problematizzare all’eccesso il pur necessario studio critico». Ebbene, bisogna riconoscere che l’intento è pienamente riuscito.
Se c’è almeno un elemento che differenzia questa impresa da altre analoghe precedenti (come i tre volumi di G. Barbaglio - R. Fabris, Borla, Roma 19902; il volume di S. Zedda, Paideia, Brescia 19735; e il volume curato da B. Maggioni - F. Manzi, Cittadella, Assisi 2005, con cui l’Editrice sostituiva il benemerito commento di S. Cipriani del 1962, 19998) è che qui il testo italiano delle lettere paoline corrisponde a quello della più recente traduzione della CEI, pubblicata nel 2008. E, com’è noto, questa nuova traduzione si distacca apprezzabilmente dal testo precedente soprattutto su alcuni punti non secondari, com’è il caso, per esempio, di Rm 3,25, di 2Cor 5,14, e di Col 1,24. Di suo, poi, l’Autore dopo il riporto dei singoli brani da commentare (in neretto) aggiunge alcune brevi puntualizzazioni (in tondo e con caratteri minori) sulla versione letterale di alcune locuzioni del testo greco (citate nell’originale). Prima di passare al testo epistolare e al suo commento, Mosetto premette una introduzione generale alla figura di Paolo e al suo epistolario (I, 11-40), in cui opportunamente egli precisa, sia i tratti biografici e culturali-spirituali dell’Apostolo, sia la distinzione tra le lettere autentiche e quelle cosiddette deutero-paoline (o pseudepigrafiche), con in più alcuni cenni alla sua sfaccettata eredità storica. Come si vede dalla enumerazione dei tre volumi, riportata sopra, le lettere vengono presentate secondo una successione che non segue, né il criterio della elencazione canonica (secondo la quale si va dalla più lunga, cioè Rm, alla più corta, cioè Filem), né il criterio dell’autenticità (dato che ancora Filem, sicuramente autentico, viene posposta alle lettere disputate).
Piuttosto si segue un criterio sostanzialmente cronologico, anche se il biglietto a Filemone viene collocato per ultimo, nonostante sia storicamente da datare prima delle Pastorali e anzi da accostare probabilmente alla lettera ai Filippesi. La spiegazione del testo epistolare fatta da Mosetto è di tipo assai scorrevole e insieme molto pertinente, tale da far risaltare i concetti principali del testo, senza perdere di vista le sfumature proprie del linguaggio e del pensiero dell’Apostolo. Rendere conto in questa sede del commento alle singole lettere (ciascuna delle quali peraltro è giustamente introdotta da annotazioni generali di tipo letterario e situazionale ed è poi strutturata secondo le sue specifiche unità argomentative) non è possibile. Ma è importante e può essere significativo cogliere almeno alcune sue caratteristiche interessanti.
Così il noto brano di 1Tes 4,13-18 sulla sorte dei defunti è commentato con dovizia di riferimenti biblici che ne chiariscono i termini. Il commento al testo di 1Cor 1,10-4,21 sulle divisioni interne alla chiesa punta giustamente sulla centralità di Cristo nella vita comunitaria, tanto che la chiesa in 12,27 è definita «corpo di Cristo»: una definizione che indica non soltanto una appartenenza ma soprattutto una comunione vitale con lui. Il concetto di «nuova alleanza» in 2Cor 3 viene ben spiegato sullo sfondo veterotestamentario, tenuto conto che in 3,14 è attestato per la prima volta il costrutto «antico testamento». Benché a proposito di Fil 2,6 Mosetto ritenga che il testo non si riferisca necessariamente alla pre-esistenza di Cristo, tuttavia egli sottolinea bene la tipica dialettica tra umiliazione e glorificazione che connota la composizione innica di 2,6-11. A proposito di Gal, viene posto bene in luce il concetto paolino di “verità del vangelo” consistente nella portata decisiva della libertà fondata sulla fede; ad essa sono contrapposte le opere della Legge sulla base del ricorso paolino ad Abramo, il cui discendente è Cristo (ben oltre Isacco), che garantisce l’unità di tutti i credenti in lui senza differenze e nel solo vincolo dell’agàpe/amore come frutto essenziale dello Spirito. Ottimo è il commento a Rm (benché nella strutturazione del testo il cap. 5 venga unito a ciò che segue invece che a ciò che precede); sono chiarificati come si deve, oltre alle figura di Abramo e di Adamo, i concetti che scandiscono l’intera argomentazione paolina: vangelo, giustizia di Dio, fede, opere, peccato, grazia, vita, oltre alla funzione storico-salvifica di Israele, e alle conclusive esortazioni morali incentrate sulle esigenze dell’amore agapico. Su Col si evidenzia bene la centralità dell’argomento cristologico in polemica con il culto di esseri celesti che vanno a scapito della preminenza personale e soteriologica di Cristo.
Anche nel commento a Ef spicca il tema ecclesiologico della unificazione tra Giudei e Gentili, corrispondente al “mistero” del beneplacito divino realizzato in Cristo: in lui prende forma l’“uomo nuovo” e il suo amore si combina addirittura con quello coniugale degli sposi. Sulle Lettere Pastorali, dopo una conveniente discussione circa la loro situazione ecclesiale e la loro autenticità, vengono ben evidenziate, non solo le figure di Timoteo e di Tito, ma soprattutto la triplice funzione dell’epìscopo, del presbitero e del diacono, che sono proprie dell’ecclesiologia di quelle lettere. E infine, commentando la breve lettera a Filemone, si sottolinea adeguatamente il superamento cristiano della schiavitù. Nell’insieme, dunque, si deve ammettere che l’impresa di Mosetto è ben riuscita.
I suoi tre volumi su Paolo possono servire come un eccellente strumento non solo scolastico ma anche catechetico nel senso più alto del termine. Il fatto è che Paolo e le sue lettere sono mediamente ignorate, se non misconosciute, e l’opera qui recensita può contribuire ottimamente ad estrarre Paolo dall’ombra che ancora lo circonda e a farne risaltare provvidenzialmente il pensiero in termini accessibili a tutti.
Infatti, come si esprimeva icasticamente già san Giovani Crisostomo nel suo Panegirico di Paolo, richiamando la figura di Noé, Paolo «non assemblò delle assi e non costruì un’arca, ma compose delle lettere e con esse strappò dai flutti, non due o tre o cinque membri della sua famiglia, ma l’universo intero che era sul punto di naufragare»! Vale quindi la pena di conoscere e assimilare questi scritti, per i quali l’opera di Mosetto può valere come un provvidenziale vademecum.
Tratto dalla rivista Lateranum n. 3/2012
(http://www.pul.it)
L’Autore, già presidente dell’Associazione Biblica Italiana, è docente di materie bibliche presso la Facoltà di Teologia dell’Università Pontificia Salesiana, sezione di Torino. Come egli stesso precisa, l’opera ha carattere fondamentalmente didattico: nasce nel contesto dell’insegnamento e si rivolge anzitutto a un “uditorio” di studenti. Lo scopo è quello di «aiutare il lettore – studente di Teologia, oppure di Scienze religiose, o comunque persona culturalmente preparata – ad accostare l’epistolario paolino in modo serio e intelligente, senza tuttavia le pesantezze dell’erudizione e senza problematizzare all’eccesso il pur necessario studio critico» (p. 9, vol. I). Non dunque un lavoro “scientifico” in senso stretto né un’opera di divulgazione, ma un percorso ragionato e sistematico attraverso la complessità della figura e dell’attività di Paolo. Per gli approfondimenti, il lettore è rinviato ai commentari e agli studi che l’Autore segnala nella bibliografia generale, posta all’inizio del primo volume, o nella bibliografia speciale, riportata per ognuna delle singole lettere.
Alcune scelte metodologiche caratterizzano il lavoro di F. Mosetto. In primo luogo, la rinuncia a proporre una propria traduzione dei testi e la preferenza per la nuova versione CEI 2008. Ogniqualvolta lo ritenga necessario, però, l’Autore interviene, aggiungendo ai brani in esame note alla traduzione che richiamano l’originale greco del dettato paolino. Un altro tratto caratteristico riguarda l’analisi esegetica che riflette anch’essa il carattere didattico dell’opera. Lo studio orienta su ciò che è essenziale, con «una spiegazione del testo lineare e volutamente succinta» (p. 9, vol. I), guarda al «valore semantico dei vocaboli e indica con frequenza i paralleli, sia interni alle lettere stesse di Paolo, sia quelli più pertinenti dell’Antico e del Nuovo Testamento» (pp. 9-10, vol. I).
Oltre a ciò, particolare rilievo è attribuito allo studio del pensiero dell’Apostolo che emerge dallo studio dell’epistolario, riflesso teologico e letterario del vissuto e delle problematiche delle comunità, cui Paolo indirizza le proprie lettere. Ne scaturisce un quadro complesso che l’Autore organizza in una teologica biblica, «base insostituibile della teologia sistematica» (p. 10, vol. I).
L’opera è articolata in tre volumi che condividono la stessa impostazione. Le lettere sono considerate singolarmente, mentre lo studio di ognuna di esse è organizzato in due paragrafi: (1) Introduzione; (2) Testo e commento. Nell’introduzione alle singole lettere, l’Autore si sofferma sulle c.d. “questioni introduttive”: informazioni sulla comunità o sul destinatario cui Paolo indirizza il suo scritto, questioni di carattere letterario (unità e peculiarità della lettera in esame), schema, messaggio, temi teologici di particolare rilievo, bibliografia. Nel secondo paragrafo, l’Autore propone invece la lectio cursiva della lettera, suddivisa in pericopi. Si tratta della sezione esegetica che è anche la parte più corposa dell’opera, quella cui l’Autore dedica la maggior attenzione. Da segnalare le note di traduzione, tanto per la precisione che per la chiarezza con cui affrontano il testo paolino, non sempre di immediata comprensione. Anche la parte più discorsiva del commento riflette lo stile generale dell’opera: focalizzazione su ciò che è essenziale per cogliere il messaggio della pericope, da comprendere sullo sfondo del contesto più ampio costituito dalla lettera e più in generale dell’intero epistolario. L’esposizione è lineare, l’argomentazione rigorosa, ma priva di tecnicismi, mentre l’approfondimento delle singole questioni non distoglie mai il lettore dallo sguardo al quadro complessivo. Dal punto di vista contenutistico, però, può essere mosso un rilievo: non aver preso in sufficiente considerazione l’apporto dei nuovi approcci allo studio dei testi paolini, in particolare il contributo offerto dall’analisi retorica che in diversi casi ha fornito soluzioni convincenti a questioni sulle quali gli studiosi per lungo tempo avevano dibattuto, senza però giungere a esiti persuasivi.
In conclusione, lo studio di F. Mosetto può considerarsi un lavoro “riuscito”, soprattutto in rapporto allo scopo che l’Autore si era prefisso: guidare il lettore/lo studente alla comprensione della figura, dell’opera e del pensiero di Paolo, almeno nei suoi tratti più caratterizzanti. Si trattava di un’impresa tutt’altro che semplice, una sfida che l’Autore ha raccolto, mettendo a disposizione dei lettori un’opera solida, affidabile, dalla quale partire per un ulteriore e mai concluso percorso di conoscenza dell’apostolo Paolo, uno tra i più autorevoli testimoni del Vangelo di Cristo.
Tratto dalla rivista "Miscellanea Francescana" n. I-II/2014
(http://www.seraphicum.com)
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