Liturgia. La dimensione storica e teologica del culto cristiano e le sfide del domani (gdt 326)
(Giornale di teologia)EAN 2483100001456
Ogni celebrazione liturgica è sempre una celebrazione che non può non esprimersi secondo segni e simboli di una tradizione ecclesiale culturalmente contestuata. Ne va della sua comprensibilità e della sua significanza, e quindi ex parte hominis della sua efficacia. Tuttavia, una liturgia è da ritenersi veramente inculturata nel momento in cui i processi rituali e le strutture simboliche sono espressione anche di un'assemblea di credenti che ha recepito o sta recependo nella propria cultura la fede cristiana. Quindi ogni azione liturgica che si progetta senza comprendere il grado di pregnanza della fede nel contesto culturale in cui si va a celebrare è destinata a restare chiusa in se stessa, autoreferenziale e quindi - volutamente o meno, non importa - autocelebrativa. Sarà pure eseguita con precisione e rispetto delle rubriche, ma sarà lontana dalla storia viva dell'assemblea celebrante. Potrà soddisfare l'ancestrale sentimento religioso dell'uomo e placare qualsivoglia bisogno spirituale, ma inevitabilmente non potrà essere la compiuta e completa memoria viva e contemporanea del mistero salvifico di Gesù Cristo.
Il rapporto tra culto e cultura, ci va spiegando K.F. Pecklers in questo suo avvincente manuale, è importante e centrale tanto quanto il fondamentale rapporto tra Parola e sacramento, annuncio e celebrazione, evangelizzazione e liturgia. Finora la teologia ha tematizzato con un certo interesse, ad esempio, quest'ultimo rapporto, con esiti più o meno sbilanciati ora su uno ora sull'altro versante; non altrettanto si può affermare del rapporto tra liturgia e cultura, che trova i suoi primi abbozzi di riflessione soltanto all'inizio degli anni '70 del secolo scorso, anche se non è difficile rinvenirne la radice all'interno di tutti i principali documenti del Vaticano II. Non tutto è pacifico ancora, anzi. Nonostante il positivo sdoganamento del tema dell'inculturazione liturgica - termine con il quale si è andato via via definendo - da parte di papa Giovanni Paolo II, sono ancora forti i contrasti tra le diverse posizioni con ricadute a volte «polemiche» soprattutto su questioni periferiche facilmente strumentalizzabili sui mass media com'è stato per il recente «caso» della pubblicazione del motu proprio di Benedetto XVI che autorizza la celebrazione della messa usando il Messale di Pio V. Che alla radice del problema a cui risponde il papa ci sia l'irrisolta, inesausta discussione sul difficile rapporto tra liturgia e cultura è palese e quasi ovvio; che la risposta data nel caso specifico citato sollevi non poche perplessità è altrettanto evidente (cf. M. Sodi, Il Messale di Pio V. Perché la messa in latino nel terzo millennio?, EMP, Padova 2007), come lo è la strumentale polemica tutta giocata intorno alla lingua della messa. Alla fine del suo saggio Pecklers, riferendosi alle situazioni problematiche a volte sollevate altre volte sofferte dalla liturgia nei suoi diversi ambiti, afferma che «rimane una tremenda quantità di lavoro... nell'area della catechesi liturgica» (p. 267), ben riassumendo la necessità e l'urgenza di una profonda e strutturale formazione liturgica certamente dei laici, ma principalmente e prioritariamente del clero.
Il libro di Pecklers non si attarda a tematizzare in maniera sistematica e organica il rapporto della liturgia con la cultura, nemmeno nel capitolo che vi riserva, ma lo recepisce come un dato ovvio ancorché cruciale per lo sviluppo delle sue riflessioni. E così avviene anche per molti altri argomenti. In questo senso il saggio è veramente interessante e utilissimo per il lettore italiano, che viene guidato a rileggere - come dice il sottotitolo - la dimensione storica e teologica del culto cristiano e le sfide del domani da una prospettiva culturale diversa e con animo sereno e pieno di speranza. Infatti, l'autore è gesuita statunitense docente presso la Pontificia Università Gregoriana e il Pontificio Istituto Liturgico «Sant'Anselmo» di Roma, con una vasta e internazionale esperienza di conferenziere brillante e ricercato, con all'attivo una nutrita bibliografia e una valida esperienza di pubblicista e opinionista nel mondo dei media soprattutto nordamericani.
Il saggio cerca di rispondere a una domanda: che cosa accade esattamente quando ci si riunisce insieme per la preghiera comunitaria? Dopo un'essenziale e chiarificatrice Introduzione (pp. 5-8), segue un primo capitolo fondamentale nel quale Pecklers delinea le coordinate per definire il concetto di liturgia significativamente intitolato: Liturgia e rito (pp. 9-45). Quindi segue una sezione (pp. 46-148) propriamente storica formata dai capitoli 2 (Sviluppo e declino della liturgia), 3 (Liturgia in crisi, liturgia in discussione) e 4 (Una liturgia che cambia). L'autore vi traccia un quadro essenziale ma completo che illustra i diversi itinerari attraverso i quali la liturgia cristiana è arrivata fino ai nostri giorni. Si tratta di una mappa dei percorsi, spesso intricati e controversi, che attraversano, non sempre in modo facilmente districabile, storia e teologia, cultura e fede, riti e società. Pecklers ha modo qui di dimostrare tutta la sua esperienza e maestria sapendosi concentrare su temi ed eventi capitali e nel saperli presentare con chiarezza, precisione e semplicità. Narrazione storica e riflessione teologica s'intrecciano rendendo la lettura agile e avvincente interessando anche il lettore meno preparato.
Con lo stesso stile Pecklers, nella seconda sezione del saggio, apre un confronto serrato, ma per nulla pesante, tra la liturgia e alcune aree di riflessione che oggi maggiormente interessano i cristiani in dialogo col mondo. Nel capitolo 5 evidenzia l'importanza e l'ineludibilità del rapporto tra liturgia e cultura (pp. 149-174); nel capitolo 6 affronta il nodo caldo del rapporto tra liturgia e religiosità popolare (pp. 175-202); nel capitolo 7 l'autore esplora la relazione tra culto cristiano e vita nel più ampio contesto della società umana (Liturgia e società, pp. 203-239). È a questo punto che il lettore si pone una domanda: come celebrare in futuro, se l'oggi è così problematico e la liturgia deve ancora recepire completamente la riforma conciliare? Non ci resta così che leggere l'ultimo capitolo: La liturgia e il futuro del cristianesimo (pp. 240-263) dove l'autore mette in dialogo la liturgia e il culto cristiano con la tipologia, le caratteristiche e le ricadute socio-culturali di questa nostra epoca postmoderna.
Anche qui necessariamente in sintesi, Pecklers espone i nodi, le questioni che la comunità cristiana dovrà affrontare in un futuro, che in alcuni continenti è già prossimo. Alla radice di tutto l'autore evidenzia l'ineludibile, problematico rapporto tra liturgia e cultura. È la storia che insegna come sia «impossibile per la chiesa rendere culto a Dio fuori o lontano dal suo contesto culturale, e la chiesa postmoderna non è un'eccezione, siccome la cultura contemporanea attraversa la sua metamorfosi» (p. 244). E non serve «attaccare» la cultura o «chiudersi» dentro le sacrestie. Pecklers individua quindi la sfida principale nella questione della presidenza dell'eucaristia. Presiedere non è saper intrattenere; è un'arte che si apprende e che non viene infusa con l'ordinazione sacerdotale o episcopale: è espressione di un servizio totale che si impara fuori (come diaconia dei poveri) e dentro la liturgia. La formazione liturgica nei seminari è l'opzione fondamentale nell'immediato, afferma l'autore. E non v'è chi non condivida questa preoccupazione e urgenza, anche perché su questo parametro si misura il grado di importanza, la centralità e la priorità che, al di là delle dichiarazioni, una concreta comunità cristiana sa dare all'eucaristia. Un altro nodo a questo strettamente correlato è costituito, afferma Pecklers, dalle questioni sollevate dalle liturgie in assenza di presbitero; ma ci dispensiamo dal renderne conto.
Le altre sfide illustrate dall'autore discendono dai contesti celebrativi nuovi delle nostre assemblee. Ne possiamo dare purtroppo solo una sommaria elencazione: l'ospitalità nell'assemblea liturgica per i cristiani «marginali»; le celebrazioni inevitabilmente «ecumeniche» per coppie e comunità «miste»; i ruoli in trasformazione per i laici, maschi e femmine; la sfida dell'islam e il dialogo interreligioso. «Come navigare in queste acque?» (p. 261), si chiede Pecklers; e come lui, anche noi, invece di affrettarci in una scontata e sterile risposta, invitiamo il lettore prima, durante e dopo la celebrazione a porsi in ascolto della vita e della «verità» di chi nell'assemblea e nella comunità ci vive e celebra accanto.
Il saggio è corredato da un prezioso apparato che facilita la lettura e aiuta a rintracciare gli argomenti: un indice delle fonti, dei documenti e delle citazioni bibliche, e un indice analitico e dei nomi. L'apparato critico del testo è ridotto all'essenziale; in compenso è dalla bibliografia finale che apprendiamo i testi a cui fa riferimento l'autore e che sono utili per coloro che intendessero procedere in un, a volte auspicabile, approfondimento.
Il manuale è alla portata di tutti, anche di coloro che non sono adusi al linguaggio e alle problematiche teologiche. Anzi, volentieri lo suggeriamo alla lettura di quanti, sacerdoti e laici, teologi e giornalisti, studenti, giovani e anziani si trovano in difficoltà nella comprensione della liturgia di oggi con le sue celebrazioni, i suoi riti e cercano con ansia lumi e chiarimenti nel passato della chiesa. Pecklers, da storico vero, rifugge dalle ideologie e dagli slogan facili - più o meno progressisti - che gli argomenti trattati indubbiamente favorirebbero. È invece fortemente preoccupato per l'oggi e il futuro della liturgia; e le ragioni non sono poche o secondarie, come abbiamo esemplificato all'inizio.
La lettura potrà risultare interessante anche per l'esperto di liturgia in ragione dell'area «anglo-americana» dentro cui è calato il saggio. Non è facile, infatti, nella pubblicistica italiana corrente trovare strumenti che illustrano l'itinerario percorso e i fermenti vivi del movimento liturgico del continente americano. Non solo, è pregevole anche il modo con cui l'autore ha saputo gestire l'interesse «ecumenico»: non sviluppando un solito capitolo dedicato al rapporto tra liturgia ed ecumenismo, ma rivolgendosi lungo tutto il testo, dall'inizio alla fine, a un uditorio costantemente e «intenzionalmente» inteso come ecumenico.
Non il solito manuale, quindi, ma un avvincente percorso che aiuterà di certo a prendere sul serio la liturgia e la fede celebrata.
D. P.
(RL 2007)
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