EAN 9788825032109
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Rossella Notarfrancesco il 18 aprile 2013 alle 11:10 ha scritto:
Queste meditazioni sotto molti aspetti mi hanno riportato con la memoria alla “Maestà” di Simone Martini. E’ una considerazione personalissima!
Si tratta di un’analogia che deriva da una serie di simboli che sembrano convergere. Innanzitutto le figure della composizione del Martini si stagliano su un cielo che evoca “la notte di veglia”, una delle prime tematiche che l’autrice affronta nel testo e che ci fa capire che la veglia di Dio sull’umanità ha carattere paterno e quindi sempiterno. Un invito alla vigilanza che si estende quindi alla Chiesa e ad ogni cristiano. Qui ritorna ancora un’ analogia con il Martini che nella sua composizione sceglie di estendere questa vigilanza anche ad una serie di figure in cui si riconosce la collettività religiosa.
Il secondo elemento comune è quello di una luce diffusa sull’umanità; una luce che rimanda ad una gioia trascendente che l’artista toscano mescola sapientemente ad una nobile malinconia, presagio del momento della Croce. Quasi una maniera per dire che Gesù porta una gioia che ha un parametro nuovo – l’amore- e vive in stretta relazione con il sacrificio; da questo si arriva al senso del sacrificarsi con gioia.
Un altro simbolo che l’autrice analizza è quello della tenda che diventa un preludio all’incontro con un Dio che ha pensato ad un’umanità pellegrina. Il sontuoso baldacchino del Martini rende pienamente quest’idea di una dignità che affonda le sue radici in una patria lontana e per questo diventa inalienabile.
Altro simbolo evidenziato è quello della cella concepita anche come luogo del silenzio e dell’intimità con Dio. Anche questo elemento converge con la composizione di Martini perché benché le figure siano tante vengono concepite nella loro orante individualità: ciascuno vive del suo raccoglimento e la solitudine diventa un nuovo modo per incontrare l’altro.
Poi mi ha colpito il discorso sul velo e quindi le citazioni che vanno dal Cantico dei cantici fino ad una splendida poesia di David Maria Turoldo.
Ovviamente si tratta di uno di quei testi che vanno digeriti perché è molto breve e le letture che si concludono in una sera rischiano di essere interpretate con molta superficialità. E’ denso di riferimenti biblici e ci sono citazioni molto davvero interessanti che aprono ad una nuova estetica.
Quindi vi consiglio di leggerlo!