Stola avorio in raso con frangia nella parte finale e ricamo a macchina su ambedue le bande rappresentante un lungo ramo d'ulivo. Su uno solo dei due lembi c'è un cerchio dorato al cui interno è ricamata la scritta IHS. Sul collo è presente una piccola croce dorata ricamata.
IHS è un nomen sacrum che fin dal Medioevo ha un uso amplissimo nell'arte figurativa della Chiesa cattolica come Cristogramma.
La sigla IHS si configura come una trascrizione latina delle prime tre lettere che in greco compongono il nome di Gesù - Yesous (ΙΗΣΟΥΣ). Il fatto che la lettera eta assomigliasse ad una H ha dato avvio all'errata interpretazione che portò poi San Bernardino a vedere nelle tre lettere l'acronimo di Jesus Hominum Salvator.
La sigla, nella forma latina, compare per la prima volta nel III secolo fra le abbreviazioni utilizzate nei manoscritti greci del Nuovo Testamento, abbreviazioni chiamate oggi Nomina sacra. Oggi compare sempre associata alla croce e a raggi di luce. Molto spesso è rappresentata nelle ostie sacre o attribuita alle specie eucaristiche.
Nel Nuovo Testamento ci sono molti episodi legati all'olivo. Gesù fu ricevuto calorosamente dalla folla che agitava foglie di palma e ramoscelli d'ulivo. Nell'Orto degli Ulivi passò le ultime ore prima della Passione. Nella festa cristiana delle Palme, celebrata una settimana prima della Pasqua, l’ulivo rappresentare Cristo stesso che, con il suo sacrificio, diventa strumento di riconciliazione e di pace per l’umanità. C'è un altro motivo per cui l'ulivo è una pianta sacra. Dal suo frutto, le olive, viene ricavato l'olio. L'olio d'oliva è il Crisma, usato nelle liturgie cristiane dal battesimo all'estrema unzione, dalla cresima alla consacrazione dei nuovi sacerdoti. Infine, il nome Cristo significa “unto”.
L' ulivo deve alle sacre scritture il suo significato di pace, benessere e benedizione.
È presente anche in numerosi passi dell'Antico Testamento, tra cui sicuramente il più famoso è quello in cui Mosè riceve sull'arca un ramoscello d'ulivo da una colomba bianca, segno di riconciliazione inviato da Dio. Si trova spesso poi nei Salmi come simbolo di fede gioiosa e sicura.
Il fatto che stiamo all’altare, vestiti con i paramenti liturgici, deve rendere chiaramente visibile ai presenti e a noi stessi che stiamo lì "in persona di un Altro". (PAPA BENEDETTO XVI)
La stola è l'elemento distintivo proprio del ministro ordinato. Secondo la disciplina attuale il suo uso da parte dei presbiteri e dei vescovi è obbligatorio nella Messa, nei sacramenti e nei sacramentali e ogni volta che c'è un contatto con l'Eucarestia.
Essa va indossata sotto la casula, con cui deve concordare per colore, che varia in base al tempo liturgico, o sotto il piviale. Va infilata attorno al collo, e scende dritta dalle spalle sino alle gambe.
La stola è simbolo dell'autorità sacerdotale, della dignità dell'uomo prima del peccato originale, del giogo dolce di Nostro Signore (gli obblighi sacerdotali).
Ricorda il Buon Pastore, poiché si porta sulle spalle come la pecorella smarrita, e le corde di Cristo trascinato al Calvario. Fa inoltre riferimento all'abito della festa che il Padre ha riservato al figliol prodigo una volta tornato a casa pentito.
Il BIANCO è uno dei colori più utilizzati nei paramenti liturgici e simboleggia risurrezione, gioia e purezza. Viene usato nel tempo di Natale, nel tempo di Pasqua, nelle celebrazioni del Signore, nelle celebrazioni della Vergine Maria e nelle celebrazioni dei santi non martiri.
"La differenza dei colori nelle vesti liturgiche ha lo scopo di esprimere, anche con mezzi esterni, la caratteristica particolare dei misteri della fede che vengono celebrati, e il senso della vita cristiana in cammino lungo il corso dell'anno liturgico." (Messale Romano - Introduzione - n. 37)