EAN 9788882724207
Il titolo esprime l’oggetto della riflessione (il pastore, la pastorale, il popolo fedele), ma la lettura andrebbe avviata con l’ultimo c. dedicato alla memoria dei primi cinquant’anni di vita del seminario di Venegono (fino al magistero di C.M. Martini). La nostalgia di quella formazione raccolta attorno alle indicazioni vincolanti della neoscolastica, di quei gruppi di giovani sequestrati e addestrati in un clima severo e cordiale, di quell’isolamento che formava all’esercizio dell’autorità del presbitero, di quella spiritualità più legata alla devotio che alla Scrittura rende al meglio la comprensione delle pagine del vol. La I parte è dedicata alle riflessioni fondamentali (Gesù, il buon pastore, i dodici, Pietro, le pecore, l’annuncio ecc.). La II parte riguarda elementi più specifici (la castità, il ministero, la spiritualità, la formazione ecc.).
Tratto dalla Rivista Il Regno 2009 n. 10
(http://www.ilregno.it)
L'arcivescovo emerito di Bologna, tanto apprezzato dai lettori del Timone, continua a offrirei importanti catechesi. Quest'ultima riguarda il mistero della Chiesa osservato attraverso la figura del "gregge" e si divide in due parti. Nella prima, si riflette sulle cose fondamentali (Buon Pastore, ministero petrino, annuncio, evangelizzazione, azione pastorale, riconciliazione), mentre nel secondo si affrontano temi complementari (sacerdozio, castità, formazione teologica). Le riflessioni sono state spesso ispirate da interventi del Magistero di Giovanni Paolo Il. Stile vivace e godibilissimo, tipico del Cardo Biffi.
Tratto da Il Timone n. 80 - anno 2009
(http://www.iltimone.org)
Un libro del card. Biffi è anzitutto un piacere letterario, per la sapidità manzoniana del suo scrivere, dove pensiero, esperienza e giudizio si intrecciano istruendo il lettore tramite una via serena, arguta, concreta, semplice, lineare, chiara. E solida, per i riferimenti, come nel caso nostro, alla sorgente del vangelo. L’A., arcivescovo a Bologna ora a riposo, intende parlare di pastoralità, e dunque di pastori e pecore, riferendosi al clero e alla gente di Bologna, con stile amoroso, schietto, concreto, incoraggiante.
La sua esposizione procede in due parti. La prima, chiamata “riflessioni fondamentali”, delinea in 12 capitoletti l’identità del pastore oggi, puntando l’attenzione su Gesù buon pastore, la Chiesa come piccolo gregge, la relazione tra pastori e pecore, il compito della verità, dell’annuncio e catechesi, l’impegno per la riconciliazione. La parte seconda contiene cinque “riflessioni complementari” dedicate ai sacerdoti per mettere in rilievo aspetti della loro vita: dall’essere ordinati preti, alla pratica della castità, al servizio sacramentale, sfociando sui due temi forti della spiritualità del prete e della sua formazione permanente e seminaristica. Chiude un’appendice nostalgica sul seminario di Venegono (sede dei seminari milanesi), sulla sua “lezione” di grandissimo valore, purtroppo oggi disattesa, a parere dell’A. Indubbiamente si può vedere nel testo prese di posizione definibili tradizionali (non vi è un cenno sulla pratica della Scrittura nell’ambito della spiritualità sacerdotale), ma quanto viene scritto è saggio, dice cose vere, in maniera equilibrata, con schiettezza («In ventisette anni è stata la sola volta che ho esposto con agio ai vescovi italiani qualche mio pensiero», a proposito di una sua relazione all’Assemblea CEI nel 1992, p. 213). Considero questo libro di memorie vive, che certamente i preti bolognesi riceveranno con gioia, come il vecchio, resistente ceppo su cui impiantare il nuovo.
Tratto dalla rivista "Salesianum" 72 (2010) 3, 596-597
(http://las.unisal.it)
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