EAN 9788820984588
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Un’intervista sui “temi caldi” nei primi cinque anni da papa del già professore di teologia Joseph Ratzinger (intervistato già due volte, nel 1996 e nel 2000, dal medesimo Seewald), chiamato al pontificato il 19 aprile 2005. Un testo con evidenti imprecisioni nella traduzione – ad esempio, si parla di “visitazione apostolica”, ovvero di visita, alle pp. 56 e 65; e anche qualche svarione: quà con l’accento di troppo a p. 91; passine, anziché passione, a p. 121; una certo punto a p. 135; è significative, con una congiunzione trasformata indebitamente in verbo a p. 210 – che è stato, comunque, autorizzato da Benedetto XVI, il quale «non ha modificato la parola pronunciata ma apportato solo piccole correzioni» (pp. 11-12). Certo, non è un atto di magistero quest’accorata intervista, ma è comunque una ricognizione franca e puntuale, a tratti anche intima, su alcuni aspetti rilevanti della vita della chiesa e del papato nel mondo contemporaneo, peraltro in un «tempo segnato dagli scandali» (p. 241).
Una delle parole ripetute nel corso dell’intervista è quella di shock. Si parla, ad esempio, di shock enorme per due volte, in riferimento all’inaspettata e non prevista elezione di Ratzinger al soglio pontificio (cf. pp. 17; 105), ma altresì in riferimento alle dimensioni degli abusi sessuali di pedofilia da parte di alcuni membri del clero secolare e religioso di varie parti del mondo europeo e intercontinentale (cf. p. 45). In merito a questo secondo drammatico caso, precisa il papa, senza esserne stato colto di sorpresa, avendone già egli trattato all’epoca della prefettura alla Congregazione per la dottrina della fede (cf. p. 44), e comunque senz’aver mai ipotizzato, neppure a seguito dell’emergere pubblico degli scandali, una propria dimissione dal servizio petrino poiché «quando il pericolo è grande non si può scappare. Ecco perché questo sicuramente non è il momento di dimettersi» (p. 53); anche se egli dichiara di esser stato scioccato e scosso nell’intimo (cf. p. 46), «colpito al cuore» (p. 57).
Un punto molto delicato, anche teoreticamente, che ritorna in diverse parti del volume, è quello relativo ai rapporti tra chiesa e modernità, tema che rappresenta quasi un commento e una precisazione di quanto già scritto nella Spe salvi. La modernità è, prevalentemente, quella del mondo occidentale, laddove c’è una certa avversione, anzi ostilità, per la chiesa (cf. p. 183) e, in alcune nazioni (come la Germania), per la persona stessa del papa. Quella modernità che «ha cercato la propria strada guidata dall’idea di progresso e da quella di libertà» (p. 70), senza tener però conto della deriva che intende questo rilevante dinamismo umano «come libertà di poter fare tutto» (p. 72), nonché del rischio che il progresso potrebbe essere anche distruttivo allorché utilizzasse il potere della conoscenza senza tener presente la sua rilevanza etica (cf. p. 71) e procedesse «privo di fondamenta morali» (p. 72). Una modernità, quella con cui i cristiani hanno comunque a che fare, giustamente caratterizzata dalla scienza e dalla tecnica, ma che talvolta fa assistere ad un vero e proprio «avvelenamento del pensiero» (p. 77), per cui le cose non si guardano dal punto di vista dell’amore per il prossimo, anzi ci si spinge a vivere nel consumismo ad oltranza e nell’individualismo esasperato, «a spese delle generazioni future» (p. 76). Tra il «far proprie le forme e le immagini della modernità» (p. 88) e l’opporre resistenza a essa, si va sviluppando, nella visione di papa Ratzinger, una vera lotta, anzi uno scontro tra cristianesimo e ri-emersione del paganesimo (cf. p. 91), tra fede e secolarismo, anzi «secolarismo radicale» (p. 146). Lotta che diviene addirittura, secondo il papa, il «grande compito dell’era presente» (p. 89), nel corso della quale il cristianesimo, come in parte già sta facendo, è chiamato anzi a sviluppare «una creatività del tutto nuova» (p. 89) proprio in questo suo «rapporto della chiesa con la modernità» (p. 99), alla ricerca di un bilanciamento tra difesa dei valori tradizionali e giusta collocazione nella modernità: «da un lato la difesa di grandi valori religiosi […] e dall’altro la necessità di trovare la giusta collocazione nella modernità» (p. 145).
Il papa, almeno due volte, lamenta significativamente, sul piano teologico-pastorale, degli errori di comunicazione da parte della Chiesa cattolica, per esempio nel corso del caso della revoca della scomunica a quattro vescovi della Fraternità san Pio X nel gennaio del 2009. Non sempre, del resto, egli riconosce, la chiesa riesce in quel necessario processo di traduzione adeguata «delle grandi parole nei termini e modi di pensare del nostro tempo» (p. 98).
Particolarmente in campo morale: «è giusto che in questo campo molte cose debbano essere ripensate ed espresse in modo nuovo» (p. 204), senza far prevalere la statistica sulla verità morale, ovvero non domandandosi tanto come aumentare il consenso, bensì cosa sia giusto fare (cf. p. 205). D’altra parte, su questo delicato punto della comunicazione dell’inculturazione della fede, lo stesso Vaticano II «è stato recepito dal mondo tramite l’interpretazione dei mass media e non attraverso i suoi testi, che quasi nessuno legge» (p. 99). Uno dei momenti con riconosciuti errori di comunicazione è stato, sempre a proposito di revoca di scomuniche, il caso Williamson, l’anglicano passato ai tradizionalisti di Lefebvre, per il quale è stata revocata la scomunica senza preventivamente guardare in Internet e scoprire il suo negazionismo anti-ebraico, ovvero commettendo l’errore di «non studiare e non esaminare a sufficienza la questione» (p. 177). Così francamente il papa: «Da parte nostra purtroppo non abbiamo svolto un buon lavoro di informazione dell’opinione pubblica» (p. 174). Una chiesa, quella che nel complesso emerge dall’intervista, rivolta al futuro piuttosto che al passato (cf. p. 96ss). Una chiesa che non è un centro di produzione, non è un’impresa finalizzata al profitto (cf. p. 110), bensì «una comunità persone che vive nella fede. Il nostro compito non è creare un prodotto o avere successo nelle vendite» (pp. 110-111). Ma che vive anche «in un mondo che minaccia se stesso e nel quale il progresso diviene un pericolo» (p. 113), sia sul piano ecologico che su quello dei consumi, sia sul piano dei rapporti tra le nazioni che tra fedi e religioni. Si tratta, suggerisce più volte il papa, di ricominciare con coraggio da Dio, cioè porre Dio al primo posto. Il che richiede vescovi che ridiventino gli uomini del coraggio, in grado di «non piegarsi al diktat delle opinioni dominanti» (p. 126); presbiteri ben formati e sereni in tutte le dimensioni della persona, a partire dalla dimensione genitale e sessuale e relativi orientamenti e inclinazioni; laiche e laici, soprattutto nei paesi occidentali, giustamente collocati nella modernità (cf. p. 145), disponibili a tradurre nell’operatività la catechesi ricevuta, in grado di dialogare con il protestantesimo mondiale e l’ortodossia multiforme (cf. p. 129), con gli ebrei (a proposito dei quali, ribadisce il papa, la nostra fede è «che Cristo è salvezza per tutti. Che non esistono due vie di salvezza e che dunque Cristo è anche il Salvatore degli ebrei»: p. 155); soprattutto in grado di far re-innamorare di Cristo il mondo intero, convinti e commossi per il «fatto che egli non abbandona» (p. 241) il suo strumento ecclesiale e, di conseguenza, c’è ancora bellezza del mondo e bellezza della vita, nonostante tutto (cf. p. 243). Infine, qualche ulteriore e conclusiva parola sul tema che è stato maggiormente ripreso dai mass media, quello relativo alla morale sessuale e, in particolare, all’eventuale ricorso al profilattico in caso di pericolo di contagio di malattie gravi. Il discorso globale proposto dal papa sulla genitalità e la sessualità, di cui si diceva, risulta inserito nel quadro dell’antropologia cristiana e della morale matrimoniale, in un orizzonte gioioso, libero e responsabile, che ha superato la stagione dei rigorismi e della «tendenza alla negativizzazione, creatasi nella gnosi» e «penetrata anche nella chiesa» (p. 150).
Più o meno a metà libro, il giornalista evoca il viaggio di Benedetto XVI in Africa del marzo 2009, che ha riproposto appunto il tema controverso della politica vaticana di fronte alla diffusione dell’Aids. Benedetto XVI articola la sua precisa riposta nei seguenti passaggi. In primo luogo, egli non ha gradito l’accusa che, di fronte all’Aids, la chiesa abbia assunto una posizione irrealistica e inefficace opponendosi all’uso del profilattico, che sarebbe, invece, l’unico modo efficace per arrestare la diffusione della malattia. La chiesa, viene puntualizzato, è veramente vicina alle persone, aiuta in concreto, costruisce strutture: «la chiesa fa più degli altri perché non parla solo dai giornali, ma aiuta i fratelli e le sorelle sul luogo» (p. 170). Nel contesto di questo discorso generale sulla diffusione del contagio, continua il papa, egli ha pro- nunciato la sua controversa frase: «Non si può risolvere il problema con la distribuzione di profilattici. Bisogna fare molto di più» (ivi). I profilattici sono a disposizione, si trovano, chi li vuole li utilizza. Anzi la cosiddetta teoria ABC (Abistinence-Be Faithful-Condom), che il papa riferisce, finisce a volte per fare del profilattico soltanto una scappatoia quando non siano possibili astinenza sessuale e fedeltà di coppia. E siamo, così, al secondo, più delicato, orizzonte della risposta pontificia: la sessualità non va, in ogni caso e circostanza, banalizzata, non è una specie di droga che ognuno si somministra da sé, non è la sfera in cui tutto è permesso e in cui ognuno può fare ciò che vuole. Nell’ottica cattolica, essa è una dimensione positiva dell’essere umano nella sua totalità, mediante la quale ognuno può esprimere il proprio amore integrale, dunque anche fisico, per l’altro/altra. Nella prospettiva auspicata di una moralizzazione generale della sessualità umana integrale, anzi di un’umanizzazione della sessualità (che è il vero obiettivo dell’intera riflessione pontificia in merito), il papa parla, tuttavia, di un «primo passo» e di «singoli casi giustificati», nei quali l’uso di un contraccettivo («come quando una prostituta utilizza un profilattico»: p. 171) potrebbe essere «il primo atto di responsabilità per sviluppare di nuovo», e più profondamente, «la consapevolezza del fatto che non tutto è permesso» (ivi). Il giornalista, e noi con lui, chiede se questo modo di argomentare significhi che la chiesa non sia più fondamentalmente contraria all’uso dei profilattici. Benedetto XVI, perciò, precisa: «Naturalmente la chiesa non considera i profilattici come la soluzione autentica e morale. Nell’uno o nell’altro caso, con l’intenzione di diminuire il pericolo di contagio, può rappresentare tuttavia il primo passo» sulla strada dell’umanizzazione della sessualità (ivi). Soluzione non morale, dunque, quella di ricorrere al profilattico. Ma se esso serve a diminuire il pericolo di contagio di patologie gravi come l’Aids, è comunque da ritenere un primo passo verso un più articolato percorso di moralizzazione dell’esercizio della sessualità umana integrale.
Tratto dalla rivista "Aprenas" n. 1-2/2011
(http://www.pftim.it)
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Fede Treccani il 25 novembre 2010 alle 10:27 ha scritto:
Finalmente non vedevo l'ora di leggerlo !!!!!!!!!!!!!!!!
Don Giovanni Natoli il 25 novembre 2010 alle 14:41 ha scritto:
Molto bello e facile nella comprensione...
annalia spadaccini il 30 novembre 2010 alle 08:46 ha scritto:
La luce di Cristo risplende nei nostri cuori. in questo tempo di avvento la luce di Papa Benedetto risplende tra le pagine avvincenti e commoventi di questo libro che si legge tutto d'un fiato.
Credo che la lettura di questo testo scritto con il cuore in mano, porti luce su questo pontificato e ogni uomo possa rendersi conto di che grande Papa abbiamo. Benedetto XVI, un semplice e umile lavoratore nella vigna del Signore che non fugge davanti ai lupi.
annalia spadaccini il 30 novembre 2010 alle 11:24 ha scritto:
Grande Benedetto. questo libro si legge con gli occhi, con la mente e con il cuore, viene fuori la figura di un Papa umanissimo, semplice lavoratore della Vigna del Signore, che ci apre il suo cuore. Finalmente! io sono commossa e ammirata nel vedere tanta umiltà.
Claudia P. il 1 dicembre 2010 alle 11:53 ha scritto:
Il Santo Padre ci ha regalato un grandissimo aiuto, ne sono soddisfattissima e voglio farne regali natalizi.
Stefano il 8 dicembre 2010 alle 21:24 ha scritto:
Eccellente, come naturale per un'intellettuale finissimo come é il Papa, veramente Benedetto.
Piú facile di altri scritti, riservati agli intellettuali "intellettualmente" onesti. In un tempo che vede ritornare le idee naziste, un Papa tedesco era proprio quello che ci voleva per smascherare i novelli epigoni di Goebbels... Capisco il perché del dogma dell'infallibilitá dei Papa.
liros11 il 13 dicembre 2010 alle 14:14 ha scritto:
dove la confusione regna sovrana, c'era bisogno di chiarezza "vissuta, pregata e pagata" che trasmette il dono della vita per Cristo, la sua Chiesa, l'uomo. Nonchè una tenerezza palpabile e senza "colori". Grazie, Santità
Almerigo il 22 dicembre 2010 alle 17:45 ha scritto:
Una lunga ed approfondita "intervista" a Papa Benedetto XVI racchiusa in un libro stilisticamente raffinato e profondamente riflessivo. La lettura è un vero e proprio elevarsi verso ideali e valori a testimonianza della libertà, dignità e sacralità della vita umana. Dialogo interreligioso, sacralità della vita, ecumenismo e difesa della specificità cristiana e cattolica, testimonianza diretta di un grande Teologo e Papa, futuro dell'umanità, interrogativi posti dal progresso scientifico e tecnologico nell'ottica di una permanenete salvaguardia della vita intesa come dono, sono questi alcuni dei temi affrontati nel libro. La lettura è piacevole, profonda e stimola continue riflessioni e considerazioni culturali, personali, religiose, morali e quotidiane ma, soprattutto, ci invita a ripensare il nostro essere uomini e donne liberi e il nostro quotidiano stare al mondo in quanto tali.
Manuel Salvatore Martone il 29 dicembre 2010 alle 18:18 ha scritto:
Testo fantastico, lo consiglio a tutti , trovo il fatto che il Santo Padre abbia avuto tale coraggio un grande atto di amore verso tutti i Cristiani
Studente Giorgio Fedeli il 31 gennaio 2011 alle 18:16 ha scritto:
Libro molto interessante, a chiunque voglia approfondire temi divertenti ma anche temi un pochino più impegnativi attraverso l'intervista rivolta al Santo Padre si può conoscere diverse tematiche e pensieri diretti del Papa.
Barbara Romboni il 11 febbraio 2011 alle 22:40 ha scritto:
Bellissimo libro!!! Consigliato a tutti coloro che vogliono conoscere meglio il Santo Padre. Una graditissima sopresa!!!
Don Gian Piero Casadei il 15 marzo 2011 alle 10:43 ha scritto:
Un testo innovativo nel metodo (per la prima volta un Papa rispode ad un'intervista senza conoscere in precedenza le domande) attraverso il quale il Pontefice apre "le porte di casa" al lettore, rivelando il volto profondamente familiare di questo uomo di Dio, la cui fede, cultura e umanità stupiscono di continuo. Ogni lettore potrà sentire così il Pontefice vicino a sé, quasi familiare; ma potrà scoprire una familiarità inaspettata anche col Mistero di Dio, fatto uomo in Gesù Cristo. E quindi incontrabile nella vita quotidiana. Ancora una volta Benedetto XVI ci aiuta a scoprire la ragionevolezza della fede. Un libro davvero alla portata di tutti, che dà risposta a molti interrogativi.
Emanuele Spagnulo il 25 aprile 2012 alle 15:47 ha scritto:
Un libro da leggere per riflettere e capire le dinamiche della Chiesa e del mondo di oggi, delle sue ombre e anche delle sue possibilità, viste dal sapiente ed alto osservatorio del Papa. Una lettura obbligata per chi vuole vivere la fede con semplicità, realismo e fiducia in Dio.
Dott. Manuel Sant il 7 gennaio 2015 alle 22:08 ha scritto:
Un libro davvero importante. Le domande del giornalista sono precise, mai scontate, estremamente circostanziate e poste con una professionalità giornalistica sconosciuta dalle nostre parti. Ciascuna risposta poi, dimostra tutta la grandezza e l'umiltà del Papa Emerito. Da regalare a tutti i parenti, amici, conoscenti, colleghi per i quali "la Chieda dovrebbe.... la Chiesa non può...." e via sentenziando: in questo libro potrebbero trovare tutte le risposte che mancano loro.
Francesca Paola Telaretti Savarese il 9 maggio 2018 alle 00:04 ha scritto:
Conversazione interessantissima tra Benedetto XVI e Seewald Peter. Offre spunti di riflessione interessanti su temi di attualità e prospettive future. Tutto meravigliosamente cristocentrico.