La promessa immaginata
-Proposte per una teologia fondamentale
(Scienze religiose)EAN 9788810415252
Lo spirito conciliare e cooperativo legato alla città e al territorio trentino continua a suscitare esperienze significative, all’interno delle quali la Fondazione Bruno Kessler rappresenta una espressione notevole dello sforzo di collegare molte anime di ricerca, dalla tecnologia alle scienze religiose. In continuità con un progetto di indagine sui temi dell’estetica avviato dalla stessa Fondazione nel 2007-2008 – di cui il libro Riflessi di bellezza. Arte e religioni, estetica e teologie, a cura di Davide Zordan, EDB, Bologna 2007, costituiva il «primo atto» – il corposo volume che stiamo considerando rappresenta un ampio «secondo atto» di ripresa e rilancio.
I due intenti maggiori dei curatori del progetto e del testo sono stati da una parte, la scelta di istruire il dibattito attorno al tavolo comune della teologia fondamentale, dall’altra l’estensione dell’invito a interlocutori significativi e variegati sulla scena europea, statunitense e di respiro ecumenico, per un contributo articolato e interdisciplinare. La prospettiva di ricerca non è dunque vaga, ma ben collocata in una regione e disciplina teologica precisa e in dialogo con molti apporti. «Una teologia fondamentale che non sia un mero aggiornamento delle istanze dell’apologetica [...] implica un’estetica. Estetica si deve intendere qui nella duplice accezione di una teoria dell’arte e di una teoria del sentire» (p. 7-8). Questa è la dichiarazione di intenti espressa dai curatori nella breve e densa Introduzione al volume (pp. 7-14), suddiviso in quattro parti con ben 19 contributi complessivi. Il percorso inizia con le Aperture (pp. 15-69) attraverso tre saggi di Gerhard Larcher, Pierangelo Sequeri e Marcello Neri che offrono degli affondi teologico-fondamentali di spessore a partire dal kairòs contemporaneo, dove l’estetica rappresenta un campo di battaglia dal quale non ci si può sottrarre per un cristianesimo all’altezza del nostro tempo.
La seconda parte, la piú ampia, Sensi (pp. 70-215), esplora alcuni intrecci nevralgici a partire dall’esperienza della soggettività credente. I contributi si collocano soprattutto nell’ambito di un’antropologia fondamentale da rivisitare in chiave estetica, alla ricerca di una teoria del sentire: soggettività e arte (Alexander D. Ornella e William Dyrness); il sentimento e i sensi (Raffaele Maiolini, Stefanie Knauss) e la corporeità (Pierluigi Lia, Stella Morra). Le prospettive sono diverse: la filosofia, la fenomenologia religiosa, l’arte.
La terza parte, Sguardi (pp. 217-312), considera maggiormente l’esperienza artistica, verso una teoria dell’arte, con la scommessa di affacciarsi piú sulle espressioni recenti che su quelle antiche. Passando dallo statuto dell’immagine nel cristianesimo (Eckhard Nordhofen), alle nuove ermeneutiche di artisti come Kandinsky (Davide Zordan) e Mirò (Charles Pickestone), fino alle esperienze contemporanee di Turrell (Jeffrey L. Kosky) e Verdin (Diane Apostolos- Cappadona), viene cosí offerto un incontro riflettuto e ardito con il sapere dell’arte.
Infine la quarta parte, Pratiche (pp. 314-400), rileva e approfondisce alcuni luoghi nei quali potrebbe inverarsi una prassi dell’estetico: la creazione, la fruizione e l’ermeneutica dell’opera d’arte (Andrea De Santis), l’atto della lettura biblica (Jérôme Cottin), la liturgia (François Boespflug, Andrea Grillo) e la prassi di giustizia e promozione umana (Roberto S. Goizueta). Il volume nel suo insieme può essere giustamente considerato un significativo passaggio da alcune incursioni e indagini pioneristiche a un tentativo globale di discussione e soprattutto di esecuzione e messa in atto che, assumendo le acquisizioni degli ultimi decenni, le rilancia con energia verso approdi che oggi appaiono meno lontani di qualche tempo fa. Ogni parte potrebbe anche essere considerata quasi una «rivisitazione estetica» del manuale di teologia fondamentale, cosí come si è imposto nella didattica degli ultimi anni: l’auditus temporis/Aperture, la rivelazione-fede/ Sensi-Sguardi e la chiesa/Prassi.
È da sottolineare lo spessore globale del volume e dei singoli contributi a firma sia di pionieri e veterani del settore, sia di nuovi promettenti ricercatori. La scelta dell’interdisciplinarietà e del dialogo diretto con autori, opere d’arte e pratiche è segno di un’esecuzione coraggiosa del progetto, oltre una certa retorica e un’inerzia a volte legata a questi percorsi, soprattutto nei confronti della contemporaneità. Un altro merito da ascrivere al volume è quello di rendere accessibile al lettore italiano contributi di autori altrimenti appannaggio degli addetti ai lavori. Impreziosiscono l’opera, seppur non a colori, diverse illustrazioni che accompagnano l’interpretazione di opere d’arte. Una tavola degli autori, l’indice dei nomi e un indice generale piú articolato rispetto allo scarno sommario iniziale sarebbero stati graditi. Le referenze iconografiche avrebbero potuto essere piú uniformi nei contributi che le implicavano, come quello su Mirò.
Nonostante l’introduzione rappresenti un’ottima cornice del materiale offerto, un contributo finale dei curatori, con una retrospettiva e una proposta, magari in chiave didattica o programmatica, avrebbe potuto offrire una riconfigurazione globale dei tanti contributi, i quali non hanno altro legame tra loro che l’invito al medesimo tavolo di ricerca (forse il modo un po’ brusco con cui si conclude il volume è motivato da ragioni editoriali piú che dall’indisponibilità dei curatori). La qualifica del sottotitolo come «proposte» corrisponde al contenuto del volume, ma il suggestivo titolo poteva fornire lo spunto per una ripresa globale, con il rilancio di alcune categorie originali, come quella della «sensorializzazione» della teologia (p. 145). Il dialogo con l’arte, nella terza sezione, ha considerato soprattutto l’espressione pittorica, ma quando si tratta di «sensibilità» non vanno dimenticati gli ascolti e gli assaggi, insieme agli sguardi.
In ogni caso il volume, di gustosa lettura, rappresenta un contributo che dovrebbe essere preso in seria considerazione per una discussione ragionata e anche come esempio di realizzazione su come fare teologia oggi.
Tratto dalla rivista "Studia Patavina" n. 2/2012
(http://www.fttr.it/web/studiapatavina)
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