Dopo
Abramo e Isacco, Giacobbe è il terzo grande patriarca della Bibbia. Dalla sua discendenza hanno origine le dodici stirpi del popolo d'
Israele.
Fratello gemello di Esaù, Giacobbe nasce subito dopo di lui tenendo con una mano il suo calcagno, a testimonianza che in futuro lo avrebbe soppiantato. I due fratelli sarebbero diventati capostipiti di due popoli ostili: Israele e gli edomiti. Dapprima Giacobbe acquista dal fratello la primogenitura per un piatto di lenticchie e poi riceve, mediante l'inganno progettato dalla madre Rebecca, la benedizione del padre Isacco. Quindi si mette in viaggio alla volta della terra di Carran alla ricerca di una moglie e lì sposa prima Lia e poi Rachele, le due figlie di Labano. Giacobbe genera dodici figli, tutti nati nella terra di Carran, tranne il minore Beniamino, alla nascita del quale egli perde l'amata Rachele. A Carran diviene ricco e riceve da Dio, sulle rive del fiume Iabbok, la promessa che il patto sarebbe stato mantenuto anche con lui. In quel momento gli viene dato il nome di Israele. Dopo essersi riconciliato con Esaù, va a Sichem, dove i suoi figli vendono il fratello Giuseppe come schiavo. Dopo aver inviato per una carestia i figli in
Egitto, Giacobbe ritrova Giuseppe he ha acquisito il ruolo di ministro per gli approvvigionamenti e, grazie a lui, si stabilisce a Gosen, dove termina la sua vita. Anticamente la Chiesa considerava Giacobbe una prefigurazione di
Cristo. Isacco e Rebecca per lungo tempo non riescono ad avere figli. Quando poi Rebecca rimane incinta, ha una gravidanza difficile, al termine della quale il Signore le dice: Due clan nel tuo ventre e due popoli dalle tue viscere si separeranno. Un popolo prevarrà sull'altro e il maggiore servirà il minore". Giacobbe ed Esaù nascono da un parto gemellare, ma Esaù, rossiccio come un mantello peloso, è il primo a uscire e per questo acquisisce il diritto alla primogenitura. I due bambini crescono ed Esaù diventa un cacciatore nomade, mentre Giacobbe un pastore sedentario che "dimorava sotto le tende". Il padre Isacco, che ama la cacciagione, preferisce Esaù, mentre la madre Rebecca predilige il tranquillo Giacobbe. Un giorno il secondogenito prepara una "minestra rossa", ed Esaù, il quale torna stravolto dalla caccia, ne chiede un piatto al fratello. Giacobbe in cambio gli domanda di vendergli subito la primogenitura. Esaù, affaticato e affamato gli risponde: "Eccomi sul punto di morire, e a che cosa mi vale una primogenitura!". Dopo averlo fatto subito giurare, Giacobbe serve al fratello la minestra di lenticchie con del pane, in cambio del diritto alla primogenitura. Esaù beve e mangia e poi va via. "Tanto poco stimava Esaù la primogenitura!, commenta il testo biblico. Su suggerimento della madre, Giacobbe tende un inganno al padre Isacco per ottenere la benedizione che sarebbe stata destinata a Esaù.
Un giorno Isacco, diventato vecchio e quasi cieco, chiama il figlio maggiore e prediletto Esaù e lo manda a cacciare della selvaggina e a cucinarla per lui. In questo modo egli, dopo averla mangiata, avrebbe potuto dargli la sua benedizione. Rebecca, udite le sue parole, chiama il figlio da lei preferito, il secondogenito Giacobbe, e lo invita ad anticipare il fratello in modo da ricevere la benedizione al posto suo. Giacobbe, impaurito, teme di essere riconosciuto da Isacco a causa della sua pelle liscia, diversa da quella pelosa di Esaù, ma la madre lo convince a ubbidirgli. Presi due capretti dal gregge, Giacobbe li porta a Rebecca, la quale prepara il pasto amato da Isacco. Vestito Giacobbe con gli abiti da festa di Esaù, Rebecca avvolge le braccia e il collo del figlio con le pelli dei capretti e lo manda con il piatto di carne e del pane dal padre. Isacco, dopo aver toccato Giacobbe e annusato la sua veste, è ingannato da questi espedienti e lo benedice credendolo Esaù. Mentre Giacobbe sta uscendo dalla tenda del padre, Esaù torna dalla caccia, prepara la carne e la porta anch'egli al padre. Accortosi dell'inganno, Isacco spiega a Esaù che la benedizione, una volta data, non può essere ritratta. Il primogenito scoppia a piangere promettendo che, dopo la morte del padre, avrebbe ucciso il fratello. Dopo l'inganno teso a Isacco per assicurarsi la benedizione destinata al primogenito Esaù, Giacobbe, su consiglio di Rebecca, fugge a Carran, in Mesopotamia, presso suo zio Labano. In questo modo egli si allontana da Esaù, intenzionato a ucciderlo non appena il padre muoia. Sulla strada verso Carran, una notte Giacobbe si ferma a dormire appoggiando il capo a una pietra come fosse un cuscino e fa un sogno: vede una rampa che da terra porta in cielo, percorsa in entrambi i sensi da due schiere di angeli. Alla sommità della scala si trova il Signore che parla a Giacobbe promettendogli che la terra sulla quale giace apparterrà un giorno ai suoi discendenti, il popolo di Israele.
"Veramente c'è il Signore in questo luogo e io non lo sapevo!" dice Giacobbe quando si sveglia e, riconoscendo che si tratta della casa di Dio e della porta del cielo, prova paura. Al mattino, alzatosi, prende la pietra sulla quale ha appoggiato il capo e la pone in piedi come una stele sacra. Versa sulla sua sommità dell'olio e chiama quel luogo Betel, "casa di Dio".
Nel viaggio di ritorno verso la terra di Canaan, il paese dei suoi antenati, Giacobbe, temendo la vendetta del fratello Esaù, invia dei messaggeri in avanscoperta. Essi tornano annunciando che il fratello è in marcia contro di lui con quattrocento uomini. Giacobbe, allora, decide di inviare a Esaù i migliori capi del suo gregge per ingraziarselo e di andargli incontro, dopo di questi, lui stesso con la famiglia.
Così i servi con ciascuna parte del gregge si dirigono verso Esaù, mentre Giacobbe trascorre la notte nell'accampamento. Dovendo attraversare il fiume Iabbok, nel cuore della notte egli prende le mogli, le serve e gli undici figli e passa attraverso un guado sull'altra sponda. Poi Giacobbe rimane solo e gli va incontro un uomo che lotta con lui fino allo spuntare dell'aurora. Quando l'uomo vede che non riesce a vincere Giacobbe, gli sloga l'articolazione del femore e gli dice: "Lasciami andare, che spunta l'aurora". Giacobbe risponde: "Non ti lascerò partire se non mi avrai benedetto". L'uomo allora riprende: "Non più Giacobbe sarà il tuo nome, ma Israele, perché hai combattuto con Dio e con gli uomini e hai vinto". Quindi lo benedice. Giacobbe chiama quel luogo Penuel, perché vi ha visto Dio in faccia, ma è rimasto vivo.