Un clero sposato?
EAN 9788899725990
Dario Rezza
Un clero sposato '
PALUMBI
Premessa
P er quanto attiene il clero uxorato, di fatto esi-
stente nelle chiese orientali cattoliche, due giu-
dizi recenti, uno di prassi l'altro di merito, sintetiz-
zano la posizione ufficiale della Chiesa.
'Il celibato sacerdotale è un dono inestimabile
di Dio alla Sua Chiesa, che occorre accogliere con
riconoscenza, tanto in Oriente quanto in Occiden-
te, poiché rappresenta un segno profetico sempre
attuale' (Benedetto XVI nella Esortazione apostolica post-sinodale 'Ecclesia
in Medio Oriente' del 14 settembre 2012).
La Congregazione per la Dottrina della Fede,
nella Sessione Ordinaria del 2008, ha riesaminato
l'intera questione, addivenendo alla seguente deci-
sione: 'Si mantenga la norma vigente, che vincola i
Sacerdoti Orientali in servizio pastorale presso i fe-
deli in diaspora all'obbligo del Celibato, similmente
ai Sacerdoti latini'.
Senza alcun intento di scalfire normative giuri-
diche e valutazioni spirituali nei riguardi del celi-
bato ecclesiastico, sembra opportuno riflettere sulla
sua portata umana, cioè su quanto esso incida di fat-
to sulla personalità e la vita concreta del sacerdote,
e sulla comunità a lui affidata.
La presente riflessione di un sacerdote anziano,
ormai giunto al termine del proprio ministero at-
tivo, nel quale si viene a contatto con molteplici
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forme di aberrazioni umane ed elevazioni spirituali,
propone una riflessione, per quanto è possibile, su
un piano generale di valutazione.
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Il celibato
S ul valore e le prerogative del celibato è oppor-
tuno scindere la teoria dalla prassi. La regola del
celibato del clero è attualmente disciplinata nel Co-
dice di diritto canonico del 1917 (canone 987, 2° paragrafo),
dove si stabilisce che le persone sposate 'sono impe-
dite' di ricevere la sacra ordinazione. E nel Concilio
Vaticano II (Presbiterorum ordinis, 16) si ribadisce: 'Tutti
i ministri ordinati dalla Chiesa latina, ad eccezione dei
diaconi permanenti, sono normalmente scelti tra gli uo-
mini credenti che vivono da celibi e intendono conservare
il celibato per il Regno dei cieli' (Mt 19,12).
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A tal proposito papa Francesco ha affermato che
'il celibato non è un dogma di fede, è una regola di vita,
che io apprezzo tanto e credo sia un dono per la Chiesa.
Non essendo un dogma di fede, c'è sempre una porta
aperta'. È da precisare se tale 'porta' riguardi una
dispensa personale o una disposizione generale di
scelta preventiva.
È da precisare che nel Concilio Lateranense II
(1139) e in quello di Trento (1563), dichiarando l'im-
possibilità per un uomo già ordinato sacerdote di
contrarre matrimonio, si lasciava spazio (a determi-
nate condizioni) ad un percorso di persone sposate
verso l'ordinazione sacerdotale, anzi anche episcopa-
le. Come esplicitamente previsto già nella Scrittura
sacra 'Bisogna che il vescovo sia irreprensibile, marito
di una sola moglie, sobrio, prudente, dignitoso, ospitale,
capace di insegnare, non dedito al vino né violento, né
avido di illeciti guadagni, ma sia mite, non litigioso, non
attaccato al denaro, che governi bene la propria famiglia
e tenga i figli sottomessi e pienamente rispettosi (perché
se uno non sa governare la propria famiglia, come potrà
avere cura della chiesa di Dio')' (1 Tim. 3,1-5).
Nelle Chiese Orientali è da secoli in vigore una
disciplina diversa: mentre i vescovi vengono scelti
unicamente tra sacerdoti che vivono nel celibato,
possono essere ordinati diaconi e presbiteri anche
uomini sposati. Il celibato dei presbiteri è comunque
tenuto in grande onore.
Al di là dell'aspetto giuridico, per vivere nel ce-
libato è necessario un impegno ascetico. Esso però
non va considerato come una privazione del piacere,
ma ha un valore escatologico: 'quelli che hanno moglie
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vivano come se non l'avessero... perché passa la scena di
questo mondo' (1 Cor. 7,29,31); con una valenza asceti-
ca: se 'per le vedove vale la continenza perfetta in vista
del Regno' (1 Tim. 5,11), tanto più vale per un ministro
ordinato, ma non tutti lo capiscono (cfr. Mt. 19,11-12).
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